Riflettori puntati sul Cda di Telecom Italia, in programma domani, durante il quale Franco Bernabè informerà i consiglieri del progetto di integrazione con 3 Italia. Oggi è invece stata la volta del board di Telco. I consiglieri della holding, che detiene il 22,4% di Telecom Italia, si sono riuniti per definire una posizione comune di voto in vista dell’assemblea di Telecom del prossimo 17 aprile. Finora non sono filtrare indiscrezioni, ma sembra che non siano attese delibere: sembra infatti troppo presto perché possano anche confrontarsi sul dossier 3 Italia sul quale saranno, invece, messi al corrente dopo il cda di Telecom. E proprio sulla possibile integrazione Telecom-3 Italia, Telco ha precisato su richiesta di Consob, di non aver avuto “alcun contatto, neppure informale, con il gruppo Hutchison Whampoa o con Telecom Italia e che non sono stati ricevuti o scambiati documenti sul tema in oggetto”.
Secondo alcune indiscrezioni, alcuni dei consiglieri di Telecom (tra i quali l’indipendente Tarak Ben Ammar) sarebbero favorevoli a prendere in esame la proposta. Tuttavia sarebbe meno chiara l’intenzione degli amministratori espressione dei grandi soci racchiusi in Telco (Mediobanca con Renato Pagliaro, Generali con Gabriele Galateri, Intesa Sanpaolo con Gaetano Miccichè e Telefonica con Cesar Alierta). Fra questi ultimi fino ad ora soltanto Intesa Sanpaolo avrebbe espresso un’opinione (anche se solo in parte) positiva.
Intanto si scalda il dibattito sulla valore che l’operazione potrebbe generare. Secondo Marco Fossati, azionsita di Telecom, l’eventuale integrazione con Hutchison Whampoa, non appare ”un’operazione strategica, non ha valenza internazionale, è un’operazione ‘tattica’ sul mercato domestico della telefonia mobile”. In un’intervista al Sole 24 Ore, Fossati afferma di non esser stato contattato direttamente o indirettamente sulla vicenda. ”Non conosco i dettagli, ma da quello che leggo circolano multipli irrealistici”, aggiunge. ”Non dico che l’ipotesi non debba essere considerata, anzi è doveroso che Telecom la valuti. Ma prima di tutto deve esserci la base di convenienza economico-industriale per la società”, afferma poi Fossati invitando a non confondere i piani tra azionariato e gestione.
”Ho sollecitato una riflessione su un rinnovamento del management e un ripensamento del modello di business – dice poi Fossati tornando sulla mozione presentata al consiglio, che esclude di riproporre in assemblea – Ho chiesto di considerare una modifica dello statuto” sui quattro quinti dei posti del Cda alla maggioranza relativa e sulla golden share. ”La rete è uno degli asset principali del gruppo – afferma tra l’altro – Bisogna verificare le condizioni, ma non si può svendere. Ma perché la Cdp non considera di entrare direttamente in Telecom? Forse potrebbe andare bene a tutti?”. Acquistata a 1,9 euro per azione e già svalutata a 1,5 euro, nell’ultimo bilancio, anticipa Fossati, la partecipazione del 5% di Telecom in mano a Findim è stata ulteriormente rettificata a 1,2 euro per azione.
Hutchison Whampoa vuole la maggioranza relativa di Telecom Italia, nell’ambito del progetto di integrazione fra Telecom e 3 Italia. Nella proposta di memorandum of understanding inviata da Li Ka Shing, patron del colosso asiatico, al presidente Franco Bernabé, si suggerisce un’operazione più complessa che porti al conferimento di 3 Italia in Telecom ad un valore da definire, ma anche il passaggio della maggioranza relativa di Telecom stessa ad Hutchison Whampoa. Tramite gli advisor finanziari di Goldman Sachs, Li Ka Shing avrebbe fatto sapere che Hutchison Whampoa sarebbe disponibile a comprare per cassa un quantitativo di azioni per salire fino al 29,9% del capitale del gruppo, appena sotto la soglia dell’Opa.
In chiusura in Borsa il titolo di Telecom vira in rialzo (+1,01%) dopo una prima parte di seduta in calo.