PA DIGITALE

Banche dati pubbliche, 5 use case per i Comuni italiani

Il Dipartimento per la trasformazione digitale pubblica un documento per aiutare le pubbliche amministrazioni a usare al meglio la Piattaforma nazionale Pdnd e a spingere l’interoperabilità. Prorogata al 19 maggio la scadenza della Misura 1.3.1 del Pnrr

Pubblicato il 14 Feb 2023

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Valorizzare i dati in possesso delle pubbliche amministrazioni attraverso l’interoperabilità per creare servizi ai cittadini in modo semplice. È questo l’obiettivo della Piattaforma digitale nazionale dati (o Pdnd), una piattaforma unica con cui le Pa italiane possono gestire la moltiplicazione delle banche dati e avere un accesso unico alle informazioni che servono per fornire servizi. Con quali casi d’uso? Il Dipartimento della trasformazione digitale ha racchiuso in un documento (SCARICA QUI IL DOCUMENTO COMPLETO) 5 proposte di utilizzo per i Comuni italiani che intendono pubblicare Api sulla Piattaforma, usufruendo dei fondi messi a disposizione dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).

Il Dipartimento ha anche deciso di prorogare al 19 maggio la scadenza delle candidature all’Avviso della Misura 1.3.1 del Pnrr “Piattaforma digitale nazionale dati” con cui le amministrazioni comunali possono richiedere, in base alla loro popolazione, un contributo per pubblicare sulla Pdnd un numero minimo predefinito di Api. L’Avviso ha una dotazione complessiva pari a 110 milioni di euro.

Parola d’ordine interoperabilità

“La fruizione di un servizio pubblico comporta spesso una serie di azioni ripetitive e manuali, per fornire informazioni che spesso altri enti già possiedono, e che saranno controllate manualmente dagli operatori della Pa: un oneroso impiego di tempo e risorse”, si legge nel documento. La Pdnd, come piattaforma unica e interoperabile, permette di creare servizi pubblici semplici in base al principio once only, quello per cui ogni persona dovrebbe poter fornire una sola volta i propri dati alla Pubblica amministrazione. Secondo le stime della Commissione europea, questo metodo permette di risparmiare 5 miliardi di euro l’anno nei paesi membri che lo applicano.

La parola chiave di questo sistema è interoperabilità, la capacità di scambiare dati e informazioni digitali tra gli enti. Uno scambio facilitato, in maniera semplice e sicura, dalla Pdnd, lo strumento realizzato e gestito da pagoPA per conto del Dipartimento per la trasformazione digitale che ha l’obiettivo di valorizzare il capitale informativo della Pa, riducendo la richiesta di dati al cittadino e, allo stesso tempo, creando nuove opportunità di sviluppo per le imprese, nel rispetto della privacy.

Il ruolo delle Api, le interfacce digitali

Da un punto di vista tecnico la Pdnd funziona tramite interfacce digitali chiamate Api (Application programming interface), dei “punti di accesso” che permettono di interagire con le banche dati delle amministrazioni. La pubblicazione di Api uniformi massimizza l’interoperabilità (l’obiettivo al 2026 è di averne circa mille) ed è per questo motivo che, dopo un confronto con Anci, il Dipartimento della funzione pubblica ha preparato, sotto forma di casi d’uso, una serie di suggerimenti utili ai Comuni che intendono pubblicare Api sulla Piattaforma, usufruendo dei fondi messi a disposizione dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Prima della pubblicazione le specifiche devono comunque essere validate con l’apposito strumento online nel rispetto delle Linee guida sull’interoperabilità tecnica.

I casi d’uso: Welfare e servizi sociali

Il primo esempio di casi d’uso riguarda il welfare e i servizi sociali. In Italia esistono numerosi strumenti assistenziali, erogati da una pluralità di attori a livello locale e nazionale. Per migliorare la gestione coordinata di questi interventi, Inps raccoglie tutti i dati utili nel Sistema informativo unitario dei servizi sociali (Siuss). Il trasferimento dei flussi dati per il Siuss avverrà tramite la fruizione da parte di Inps di un’Api erogata dai Comuni su Pdnd, di cui sono già definite le specifiche tecniche. Le amministrazioni comunali potranno poi beneficiare, sempre attraverso Pdnd, dell’accesso ai dati del Siuss.

I casi d’uso: Scambio di documenti protocollati

Oltre ad essere una prassi consolidata per le comunicazioni tra gli enti, la protocollazione è obbligatoria per i documenti ricevuti o spediti. Inviare atti protocollati tramite interfacce interoperabili permettere di scambiare file anche di grandi dimensioni, inserirli all’interno dei sistemi di gestione documentale dell’ente, restituire numeri di protocollo e confermare la presa in carico dei documenti. In questo caso, la specifica delle Api da pubblicare in Piattaforma è prevista nell’Allegato 6 delle Linee guida Agid su formazione, gestione e conservazione dei documenti informatici (Pdf), di cui Agid sta pubblicando una versione in modalità Rest.

I casi d’uso: Api per dati geografici

Le Api per dati geografici permettono di consultare archivi di elementi (feature) che hanno una componente geografica e che abilitano, ad esempio, la condivisione in tempo reale di informazioni utili alla programmazione territoriale, alla protezione civile, all’ottimizzazione dei trasporti, dei percorsi dei mezzi di servizio e degli accessi alle Ztl. Le Api geografiche hanno avuto una standardizzazione in seguito alle direttive europee Inspire e al lavoro dell’Open geospatial consortium.

I casi d’uso: Albo pretorio

Tutti gli enti pubblici sono obbligati per legge a dare pubblicità dei propri atti, passaggio necessario perché diventino efficaci. La pubblicazione degli atti all’Albo pretorio attraverso Api supporta sia la trasparenza sia la possibilità di aggregazione dati da parte di soggetti che, ad esempio, si interessano a particolari eventi, come concorsi e bandi, o che vogliono verificare l’avvenuta pubblicazione di un affidamento. Per queste Api è già presente un’ontologia (un modello di rappresentazione formale) che può essere usata come base, includendola nel Catalogo nazionale dati.

I casi d’uso: Dati della trasparenza

Struttura e contenuti della sezione Amministrazione trasparente, obbligatoria per i siti di tutti i Comuni, sono definiti dal decreto legislativo 33/2013. Le informazioni già oggetto di pubblicazione verso banche dati centrali, come i dati di bilancio (Bdap) e quelli sui pagamenti (Siope), possono essere pubblicate anche tramite Api. Esiste un’ontologia di primo livello per questa tipologia di informazioni, da estendere sul Catalogo nazionale dati.

Le risorse del Pnrr

Le amministrazioni comunali hanno tempo fino al 19 maggio 2023 per candidarsi all’Avviso della Misura 1.3.1 “Piattaforma digitale nazionale dati” e richiedere, in base alla popolazione del Comune, un contributo per pubblicare sulla Pdnd un numero minimo predefinito di Api, rispettando le modalità tecniche previste dalla documentazione.

L’Avviso ha una dotazione complessiva pari a 110 milioni di euro. Le risorse a disposizione degli enti, suddivisi in sette fasce, vanno dagli oltre 10mila euro per la pubblicazione di una Api nel caso di Comuni sotto i 2.500 abitanti, fino ai 474mila euro per sei Api nel caso delle amministrazioni più grandi. Per richiedere i fondi è sufficiente accedere alla propria area riservata su Pa digitale 2026 e seguire il percorso guidato che permette di configurare la propria candidatura.

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