I rappresentanti dei 27 hanno trovato, due anni dopo la presentazione della proposta di revisione delle direttiva (che risale al 2003) della Commissione, l’accordo per liberalizzare lo sfruttamento commerciale dei cosiddetti dei dati aperti, non personali in possesso delle pubbliche amministrazioni. Lo ha annunciato la vicepresidente della Commissione europea, responsabile per l’innovazione digitale, Neelie Kroes. Secondo Bruxelles la svolta può generare attività economiche “per decine di miliardi di euro ogni anno”.
Il commissario Ue Neelie Kroes, esprimendo soddisfazione per questo “cambiamento culturale”, ha sottolineato che l’apertura dei dati pubblici “vuol dire aprire nuove opportunità di business, creare occupazione e realizzare comunità”. Più volte la Kroes ha ribadito che i dati possono essere considerati come “il petrolio dell’era digitale”: renderli pubblici “non è solo un bene per la trasparenza, ma stimola anche la creazione grandi contenuti web e fornisce il carburante per la futura economia”.
La maggior parte dei dati sarà messa a disposizione a titolo gratuito, o pressoché gratuito, salvo in casi debitamente giustificati: gli enti pubblici non potranno infatti addebitare costi superiori a quelli necessari per soddisfare una singola richiesta di dati.
Al momento della presentazione della revisione della legislazione europea sulla gestione dei dati in possesso delle pubbliche amministrazioni, nel dicembre 2011, la Commissione proponeva di consentire il riutilizzo delle informazioni per dare impulso al settore che si occupa della trasformazione di dati grezzi in materiale da cui dipendono centinaia di utilizzatori delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione: ad esempio applicazioni per gli smartphones, quali mappe, informazioni in tempo reale sul traffico e le condizioni meteo, strumenti di comparazione dei prezzi. I dati, in linea di principio, dovranno essere messi a disposizione gratuitamente se non tutelati da diritto d’autore. Tra i dati sono inclusi quelli di biblioteche, musei e archivi nazionali.
Tra i sostenitori del movimento a favore degli open data c’è l’Open Data Institute britannico, creato dall’inventore del web Tim Berners-Lee e dal professore di informatica Nigel Shadbolt.