HORIZON EU

5G e salute, stop alle fake news: via al progetto SeaWave

Obiettivo del programma triennale l’analisi dell’eventuale impatto dell’esposizione ai campi elettromagnetici. In campo 7 milioni di euro. L’Enea fra i 16 partner di ricerca. Intanto le associazioni dei consumatori presentano un’indagine sul livello di conoscenza della tecnologia fra gli italiani: il 70% la ritiene utile o importante

Pubblicato il 23 Feb 2023

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Valutare l’eventuale impatto sulla salute dell’esposizione ai campi elettromagnetici generati dalla tecnologia di telefonia mobile 5G. È questo l’obiettivo del progetto Ue SeaWave, finanziato nell’ambito di Horizon Europe con un budget di oltre 7 milioni di euro e condotto da un consorzio di 16 partner di ricerca, tra cui Enea. Intanto le associazioni dei consumatori presentano i risultati di un’indagine sul livello di conoscenza degli italiani della tecnologia mobile.

Gli obiettivi del progetto

Coordinato dall’Università Aristotele di Salonicco (Grecia), il progetto punterà, nei tre anni di attività, a identificare le differenze nei modelli di esposizione tra le reti 2G, 3G e 4G rispetto al 5G per l’intera popolazione, compresi i bambini e i lavoratori. Inoltre, fornirà gli strumenti tecnologici necessari per una valutazione affidabile dell’esposizione e per contribuire alla conoscenza scientifica sul rischio per la salute umana da esposizione alle onde millimetriche.

“In questo progetto contribuiremo a sviluppare nuovi sistemi hi-tech che ci consentiranno esposizioni controllate e riproducibili alle emissioni elettromagnetiche della rete 5G. In questo modo, saremo in grado di testare i potenziali rischi correlati a un’esposizione cronica alla nuova banda di frequenza per i tessuti bersaglio, in particolare quello cutaneo” spiega Mariateresa Mancuso, responsabile del Laboratorio Enea Tecnologie biomediche e coordinatrice del progetto per l’Agenzia.

2G, 3G e 4G: nessuna evidenza scientifica

“Nei nostri laboratori – spiega ancora Mancuso – sono stati già condotti in passato studi sugli effetti biologici dei campi elettromagnetici associati alle precedenti tecnologie di telefonia mobile 2G, 3G e 4G; in particolare, la ricerca Eneae si è concentrata sul sistema immunitario, nervoso, ematopoietico, uditivo e nella cancerogenesi. Ma in tutti i casi, non sono stati evidenziati risultati significativamente diversi rispetto ai gruppi sperimentali non esposti”.

5G, le tre bande di frequenze

L’utilizzo dello spettro di frequenza del 5G è suddiviso in tre bande di frequenza: la prima è quella compresa tra i 694 e i 790 MHz (banda 700 MHz) che garantisce la migliore efficacia nella penetrazione del segnale all’interno degli edifici; la seconda è la banda intermedia tra i 3,6 e i 3,8 GHz (definita Banda 3,7 GHz), mentre la terza è quella compresa tra i 26,5 e i 27,5 GHz (denominata banda 26 GHz). Quest’ultima rientra nella definizione delle cosiddette onde millimetriche che consentiranno il trasferimento rapido ed efficiente di grandi quantità di dati ma avranno necessità di una rete più diffusa, soprattutto nei luoghi dove è previsto un grande utilizzo come aeroporti, stazioni e centri commerciali.

La corretta valutazione del rischio sulla salute

La tecnologia 5G, oltre all’impiego nell’ambito della telefonia mobile, consente l’utilizzo di nuove e rivoluzionarie applicazioni, come per esempio l’Internet delle cose e i droni, ma anche quelle critiche come la guida autonoma e la telechirurgia. Inoltre, sarà tra i principali fattori abilitanti di tutte le nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale, il cloud computing e la realtà virtuale.

“I vantaggi offerti da questa nuova tecnologia basata sulle onde millimetriche e l’impatto sull’economia mondiale sono ormai indiscussi – conclude Mancuso -. Bisogna considerare, però, che è la prima volta che le frequenze nella banda del 5G vengono impiegate per la connessione di dispositivi palmari, utilizzabili in prossimità del corpo o addirittura indossabili. Quindi, risulta quanto mai necessaria una corretta valutazione del rischio sulla salute – basata completamente sull’evidenza scientifica – per verificare eventuali rischi per l’uomo”.

L’indagine delle associazioni di consumatori

Il 5G apre a nuove prospettive e opportunità, ma genera ancora alcune perplessità da parte dei cittadini. È quanto emerge da un’indagine sul livello di conoscenza che gli italiani hanno della connessione 5G, realizzata dalle associazioni dei consumatori (Adiconsum, Adoc, Altroconsumo, Cittadinanzattiva, Federconsumatori e Udicon) con il sostegno non condizionante di Windtre.

Solo il 21,4% dei rispondenti utilizza al momento una connessione mobile 5G.
Il 32,5% che non lo usa dichiara di non essere intenzionato a passare al nuovo sistema, mentre il 49,5% afferma che lo farà nel lungo periodo, con l’obiettivo di acquisire maggiori informazioni e verificare gli sviluppi futuri della tecnologia. Il 44,6% di chi attualmente non utilizza il 5G non sa se tale tecnologia sia disponibile o meno nella propria città. In particolare, la percentuale più elevata di risposte negative è registrata al Sud (24%).

Oltre la metà (56%) dei cittadini ha una conoscenza minima o nulla del 5G. La principale fonte di informazione è rappresentata dagli articoli di approfondimento (42%) e canali social (32,5%). L’82,5% dei rispondenti evidenzia la necessità di ricevere informazioni più concrete soprattutto in relazione a salute, cybersecurity e privacy. Il 60% ritiene che tali informazioni dovrebbero provenire dalle associazioni dei consumatori.

I vantaggi riconosciuti del 5G

Il 70% dei rispondenti ritiene la diffusione del 5G utile o importante, in misura maggiore per chi ha un titolo di studio più alto e per chi abita al Sud e nelle Isole. Miglioramento delle performance delle comunicazioni telefoniche e delle connessioni internet (79,6%) e sviluppo di innovazioni tecnologiche (50,9%) tra i vantaggi riconosciuti mentre per il 58% dei rispondenti lo sviluppo del 5G e dei servizi associati rappresenta un’opportunità in termini di riduzione delle disuguaglianze sociali.

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