EDITORIA

Rcs, avanti tutta sul digitale

Il Cda ha dato il via libera al piano di rilancio a firma dall’Ad Pietro Scott Jovane: “Con l’innovazione più profittabilità, ma non abbandoneremo la carta”. Ora la palla passa all’assemblea prevista per il 28 aprile

Pubblicato il 15 Apr 2013

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Via libera al piano di rilancio di Rcs Mediagroup messo a punto dall’amministratore delegato Pietro Scott Jovane. Il consiglio di amministrazione del gruppo si è riunito nel pomeriggio di ieri e dopo una riunione di oltre 5 ore ha approvato il nuovo piano finanziario che prevede l’aumento di capitale da 400 milioni di euro (più altri 200 facoltativi da realizzare entro il 2015) e il piano di rifinanziamento del debito per 575 milioni. Presentando agli analisti il piano, Scott Jovane ha evidenziato l’intenzione di spingere sul digitale. “Focalizzarsi sul digitale non significa abbandonare la carta stampata, che continua a rappresentare il nostro campo principale – ha sottolineato in conference call – Crediamo che le tendenze digitali, che vengono tradizionalmente considerate come delle minacce per il nostro mercato, sono una delle migliori opportunità che Rcs ha per poter allargare la propria influenza, raggiungere nuovi mercati pubblicitari e diventare più profittevole”.

“Noi nel cda, i manager e gli azionisti, crediamo fortemente nel piano – ha proseguito l’Ad – che porterà Rcs fuori da questo momento difficile. E’ il risultato di un grande lavoro e tutto il management del gruppo si è focalizzato nei mesi scorsi sui suoi punti rilevanti”. Rcs, secondo Jovane, deve diventare capace di “muoversi rapidamente in diverse direzioni” per fronteggiare la crisi del settore e l’obiettivo è trasformare il gruppo editoriale “in un nuovo player, più agile e pronto a competere in un mondo in continuo cambiamento”.

Il piano di rilancio si è reso necessario per un gruppo che ha archiviato il 2012 facendo registrare perdite nette per 509,3 milioni (un rosso peggiore rispetto ai -322 milioni del 2011). Ma non tutti i soci sono d’accordo: Paolo Merloni si è dimesso dall’incarico in aperta polemica con le linee guida di un piano di rilancio a suo giudizio troppo favorevole per le banche (sul fronte della rinegoziazione del debito) e troppo punitivo per gli azionisti (sul fronte della ricapitalizzazione). E ai lavori del consiglio di amministrazione non hanno partecipato neppure il vice presidente Giuseppe Rotelli, primo socio con il 16,5% del capitale fuori dal patto, e Carlo Pesenti, espressione di Italmobiliare con una quota del 7,4% conferita al patto si sindacato. Andrea Bonomi ha invece abbandonato i lavori per conflitto di interessi dovuto al suo ruolo di presidente di Bpm, una delle banche creditrici di Rcs, in un consiglio dedicato, tra l’altro, alla questione della rinegoziazione del debito. L’aumento di capitale dovrebbe essere sottoscritto da sette soci del patto: Mediobanca, Fiat, Fonsai, Pirelli, Intesa, Mittel ed Edison. No, invece, da Generali, Meroli, Sinpar e Bertazzoni.

E l’aumento potrebbe invece essere bocciato anche dai grandi soci fuori dal patto (Rotelli, Della Valle e Benetton) che hanno espresso i dubbi maggiori sull’operazione. Il paracadute, in questo caso, sarà rappresentato da un consorzio di banche costituito ad hoc (Intesa Sanpaolo, Ubi, Bnl, Mediobanca e Bpm si sono gia fatte avanti) per coprire l’eventuale inoptato fino a un massimo di 166 milioni. Il piano di rilancio dovrà incassare il via libera da un’assemblea straordinaria che sarà convocata dal consiglio di amministrazione già in calendario per il 28 aprile.

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