L'ANALISI

Rete nazionale Tlc, Agcom convitato di pietra: assist a Vivendi?

Attesa per il 16 marzo la decisione dell’autorità sui prezzi di accesso alla rete in rame, che dovrebbero subire un forte rialzo. Misura che farebbe aumentare, e non poco, il valore dell’asset di rete Tim e che potrebbe influire notevolmente sui piani di investimento per la fibra provocando un inevitabile rincaro delle tariffe all’utente finale

Pubblicato il 06 Mar 2023

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È attesa il 16 marzo la decisione di Agcom sui prezzi per l’accesso alla rete in rame di Tim – il cosiddetto ultimo miglio – per il biennio 2022-2023. L’orientamento va verso un sostanzioso rialzo con questa motivazione: più si alzano i prezzi per l’accesso al rame più si stimola la migrazione alla fibra. Una motivazione che non fa una piega in teoria ma che nella pratica potrebbe tradursi in un effetto boomerang con un impatto significativo anche nella partita della rete nazionale.

Nel 60% del territorio l’ultimo miglio solo in rame

La misura può sortire l’effetto desiderato solo nel caso di doppia infrastrutturazione ossia solo laddove sul territorio sia presente sia la rete in rame sia quella in fibra – ma si calcoli che ad oggi l’ultimo miglio in rame è l’unico disponibile nel 60% del territorio nazionale – perché è evidente che la misura scatenerebbe l’immediata migrazione verso la fibra da parte dei competitor con conseguente accelerazione dello switch offe della rete in rame da parte di Tim.

Ma se su un territorio è presente solo la rete in rame l’aumento dei prezzi non può che tradursi in benefici solo a carico di Tim: i competitor non avrebbero altra strada a quella che pagare per continuare a fornire i servizi ai loro clienti. Qualcuno potrebbe obiettare che gli investimenti in fibra non sono prerogativa di Tim, anzi e che la misura stimolerebbe i competitor a passare all’azione con proprie infrastrutture: ma quanto tempo ci vorrà per passare dal dire al fare? E quante risorse aggiuntive bisognerà mettere in campo tenendo conto di quelle che andranno a lievitare per l’accesso al rame? Inoltre per compensare la doppia stangata – prezzi rame investimenti in fibra – sarebbe a quel punto inevitabile riversare sul consumatore finale parte del costo con l’aumento delle tariffe.

Sale il prezzo sale il valore della rete in rame

È evidente inoltre che il rialzo delle tariffe di accesso al rame farebbe immediatamente balzare il valore dell’asset per Tim a tutto beneficio di Vivendi che a questo punto potrebbe rincarare la dose delle proprie richieste per la cessione dell’asset: se i prezzi del rame aumentano vuol dire che la rete ha un elevato valore  – questo potrebbe essere il ragionamento dei francesi per alzare la posta – dunque va adeguatamente monetizzata da parte degli offerenti, nel caso specifico Kkr da una parte e Cdp- Macquarie dall’altra. L’offerta di Kkr vale circa 20 miliardi, quella appena presentata da Cdp Macquarie circa 18 miliardi ma si consideri che Vivendi aveva a suo tempo indicato in 30 miliardi il valore dell’operazione.

Gli orientamenti dell’Europa e la nuova consultazione del Berec

La decisione di Agcom potrebbe inoltre essere in contrasto con i nuovi orientamenti Ue. Il nuovo Connectivity Package che punta a spingere l’infrastrutturazione nelle reti ad alta velocità include la Gigabit Raccomendation che vuole mandare in pensione le raccomandazioni 2010 e a rivedere le metodologie di non discriminazione e di calcolo dei costi: in quest’ultimo caso è prevista una consultazione obbligatoria del Berec della durata di circa 2 mesi per arrivare all’adozione delle nuove misure nel secondo trimestre di quest’anno.

Sul testo della Gigabit Reccomendation si legge a chiare lettere che avvicinando potenzialmente i prezzi del rame a quelli della Vhcn, ciò incentiverebbe anche gli utenti finali e i richiedenti accesso a migrare verso la Vhcn prima ancora dello switch-off dei servizi sulla rete tradizionale. Si puntualizza però che “tale aumento di prezzo dovrebbe essere una misura transitoria, applicabile solo nelle aree in cui è iniziato il periodo di preavviso per lo switch-off del rame”. E le autorità nazionali devono accompagnare le misure con “sufficienti garanzie per preservare la concorrenza” stimando la differenza di costo tra un prodotto di accesso basato, ad esempio, sull’Ftth e un prodotto di accesso basato sul rame, “sostituendo gli elementi ottici con elementi in rame a prezzi efficienti, ove opportuno, nel modello di ingegneria Vhcn. Ove opportuno, le Autorità potrebbero altrimenti ottenere il costo del rame modellando una rete di sovrapposizione Vhc, in cui due reti (rame e Ftth) condividono in parte la stessa infrastruttura civile”.

Nel documento si specifica inoltre che quando i prezzi all’ingrosso per l’accesso alle reti in rame sono soggetti all’orientamento ai costi e una volta che il piano di disattivazione o sostituzione notificato dall’operatore Smp è stato valutato dalle Autorità queste possono prendere in considerazione un allentamento progressivo dell’obbligo di controllo dei prezzi, consentendo all’operatore Smp di aumentare progressivamente i prezzi all’ingrosso per l’accesso alle reti in rame. “L’Autorità dovrebbe garantire che il periodo di applicabilità dell’aumento dei prezzi non sia prolungato da un ritardo eccessivo nell’attuazione del piano di switch-off”.

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