Mariotti (Csit): “Obbligare a dematerializzare”

“Cambiare modo di lavorare significa cambiare mentalità e l’obbligo è un buon catalizzatore. Ne è un esempio la trasmissione telematica della dichiarazione dei redditi”. Parola del neo-delegato di Confindustria Servizi innovativi e tecnologici alla dematerializzazione

Pubblicato il 08 Ott 2009

«Il piano E-Gov 2012 va nella giusta direzione. Sta rispettando
tempi e modalità previsti per informatizzare e semplificare le
procedure. Ma per diffondere una mentalità digitale forse
bisognerebbe inserire più obbligatorietà, soprattutto per quel
che riguarda la dematerializzazione». Bonfiglio Mariotti,
direttore generale di Data Print Grafik e neo-delegato di
Confindustria Servizi Innovativi e tecnologici
per la
dematerializzazione nelle imprese e nella PA, fa il punto sui
processi digitali che faranno sparire la carta dalle scrivanie
della amministrazioni e delle imprese di casa nostra.
Voto 10 a E-gov 2012, dunque?
Diciamo che è un progetto Paese che nella giusta direzione e che
recepisce il programma E-gov dell’Unione europea che ha come
obiettivo la riduzione del 25% degli oneri amministrativi a carico
della PA, proprio attraverso una massiccia iniezione di hi-tech.
Sono stati identificati progetti e settori considerati abilitanti.
Si sta marciando di buona lena verso l’adozione della Posta
elettronica certificata, ad esempio. Però credo che per la
questione dematerializzazione, che è più complessa, servano
obblighi precisi, altrimenti si rischia che le procedure digitali
non vengano mai utilizzate.
Perché?
Perché bloccate da modalità di lavoro che prediligono
l’utilizzo delle carta. Cambiare modo di lavorare significa
cambiare mentalità e, in questo senso, l’obbligo è un buon
catalizzatore. Ne è un esempio la trasmissione telematica della
dichiarazione dei redditi: quando fu introdotta ci fu la
sollevazione dei commercialisti. Gli stessi che oggi dicono di non
poterne fare a meno.
E infatti la fatturazione elettronica partirà da gennaio
2010…

Manca solo il decreto attuativo. Anche in questo caso l’obbligo
determinerà un processo virtuoso di imitazione e riuso che
trainerà tutto il sistema Paese, così come è avvenuto per le
dichiarazioni dei redditi via Web.
È sempre dalla PA che deve partire la rivoluzione
digitale?

Decisamente. L’Italia ha un tessuto produttivo fatto di piccole e
piccolissime imprese restie a comprendere l’importanza
dell’innovazione: solo la PA, obbligando a dematerializzare
alcune procedure, può infrangere il muro delle resistenze
culturali e indirizzare verso il cambiamento.

Full story nel numero 17del
Corriere delle Comunicazioni in uscita il 12 ottobre

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