“Le offerte fatte finora sono molto inferiori al reale valore di questa bella azienda che è Telecom Italia”. Il ceo di Vivendi Arnaud de Puyfontaine non considera sufficienti le proposte di Kkr da un lato e di Cdp-Macquarie dall’altro, molto vicine da un punto di vista della valorizzazione degli asset considerato che ammontano rispettivamente a 20 e 18 miliardi.
La cosa in realtà non sorprende: già nei giorni scorsi Tim si era espressa sull’offerta di Kkr con un giudizio negativo evidenziando che la stessa non era “soddisfacente”. E se è vero che la controproposta di Cdp-Macquarie prevede una maggiore porzione in cash (fra i 2 e i 2,5 miliardi) e non prevede la richiesta di riassorbire personale in ServCo, di fatto nella sostanza non cambia molto per l’azionista francese che a giugno dello scorso anno ha stimato il valore dell’operazione in oltre 30 miliardi.
Vivendi rilancia sull’Italia
Che i francesi la spuntino sui 30 miliardi sarà difficile ma evidentemente bisognerà alzare il tiro sulle offerte economiche o offrire a Vivendi qualcos’altro in cambio. Ma al momento non è dato sapere su cosa stia effettivamente puntando l’azienda francese. De Puyfontaine ha ribadito l’intenzione di volere continuare ad avere un ruolo nel nostro Paese e anzi ha rilanciato: “Vediamo l’Italia come un Paese di opportunità e, dopo diversi alti e bassi per quanto riguarda la nostra storia lì noi pensiamo che questa apertura di un nuovo capitolo ci dia delle opportunità di incrementare le nostre attività”.
Si riunisce il Comitato nomine
Il comitato parte correlate di Tim si riunisce domani 10 marzo per valutare l’offerta non vincolante di Cdp e Macquaire la cui deadline è fissata al 31 marzo. Il comitato è chiamato ad avviare le dovute procedure – Cdp è azionista di Tim con una quota alla soglia del 10% nonché di Open Fiber al 60%. Sarà poi il Cda convocato per il 15 marzo (che era già in programma) a esaminare l’offerta, a meno che non venga fissata una nuova data. Sul piatto resta ancora l’offerta non vincolante di Kkr la cui deadline è il 24 marzo.
I sindacati chiedono incontro urgente con Meloni
La Uilcom chiede un incontro urgente al Presidente del Consiglio Giorgia Meloni: “L’Italia ha bisogno di una rete che sia funzionale alle aspettative di un Paese come il nostro ma, allo stesso tempo, pensiamo che così come accaduto in tutte le altre nazioni europee si possano trovare soluzioni migliori per garantire gli investimenti, senza svendere ricorrendo a “fondi speculativi” che certamente non hanno come primo obiettivo quello della salvaguardia dei livelli occupazionali”, si legge in una nota in cui il sindacato esprime forti preoccupazioni su come “si sta gestendo il “dossier sulla Rete”, anche alla luce delle offerte arrivate per acquisire la Netco da parte di fondi Internazionali”.