3 Italia, la rete e l’andamento del titolo. Questi alcuni dei temi ricorrenti dell’assemblea di Telecom Italia. L’integrazione ipotizzata con 3 Italia, “se realizzata a valori che rappresentino in modo corretto l’effettivo apporto delle due società presenta delle sinergie industriali che comportano riduzioni di costo in termini di strutture commerciali e di sviluppo delle reti Lte, a cui si aggiungono i benefici di due bacini di clientela complementari”. Così ha dichiarato Franco Bernabè, presidente esecutivo di Telecom Italia, nel discorso di apertura dell’assemblea. Bernabè ha espresso “la necessità di un consolidamento del settore europeo dei servizi di rete mobile che appare decisamente troppo frammentato, soprattutto se confrontato con i corrispondenti mercati statunitensi e giapponese” e ha spiegato che le operazioni straordinarie “rappresentano delle importanti opportunità per il gruppo che vanno naturalmente approfondite, ma che potrebbero migliorare le prospettive di entrambi i settori (mobile e fisso, ndr)”.
Incalzato dalle domande degli azionisti, il manager ha detto che “la trattativa coi cinesi di Hutchison Whampoa merita di essere approfondita”. “Non sono state prese decisioni in merito sul dossier 3 – ha ricordato – C’è un comitato che si farà carico di valutare se meriti proseguire nella discussione, io penso che ci possono essere elementi positivi nel proseguire nella discussione. Sarà poi il plenum consililare a decidere”.
Tracciando il quadro della situazione in versa Telecom Italia, il presidente esecutivo ha sottolineato che la compagnia si trova ad affrontare la crisi dell’economia italiana con una situazione patrimoniale di debolezza causata da operazioni compiute in passato e finalizzate a preservare la catena del controllo. “Telecom avrebbe potuto affrontare la crisi con minori preoccupazioni e difficoltà se non avesse dovuto contestualmente affrontare una situazione di debolezza patrimoniale e finanziaria, determinata da operazioni compiute negli anni precedenti – ha spiegato – finalizzate a preservare la catena di controllo della società, senza un impegno finanziario coerente con le dimensioni della società stessa”.
“Nel corso degli ultimi 5 anni – ha ricordato il manager – abbiamo affrontato una serie di problemi strutturali che penalizzavano fortemente le performance del gruppo, limitandone le prospettive di rilancio e di sviluppo. Il fatto che questa azione incessante sia stata portata avanti con fermezza senza farsi distrarre da scorciatoie di natura finanziaria, prive di logica di natura industriale, rappresenta una scelta che rivendico con fermezza e orgoglio”.
Nel suo intervento Bernabè ha toccato anche il tema dell’accordo con Cassa Depositi e Prestiti che “consentirebbe un’accelerazione dei piani di sviluppo di Telecom Italia”. “Il possibile accordo – ha dichiarato – comporterebbe il vantaggio rappresentato dal fatto che le risorse finanziarie apportate dalla Cdp consentirebbero una significativa accelerazione dei piani di sviluppo delle reti di nuova generazione previsti nel piano industriale di Telecom Italia, in linea con gli obiettivi infrastrutturali posti dall’Agenda Digitale europea recepita, di recente, anche nell’ordinamento nazionale”.
Rispondendo alla critiche mosse da Marco Fossati, Bernabè ha evidenziato di non aver mai optato per scorciatoie finanziarie. “Nel corso degli ultimi 5 anni – ha ricordato il manager – abbiamo affrontato una serie di problemi strutturali che penalizzavano fortemente le performance del gruppo, limitandone le prospettive di rilancio e di sviluppo. Il fatto che questa azione incessante sia stata portata avanti con fermezza senza farsi distrarre da scorciatoie di natura finanziaria, prive di logica di natura industriale, rappresenta una scelta che rivendico con fermezza e orgoglio”. Nelle critiche, ha sottolineato il presidente esecutivo, “colgo insoddisfazione e l’invito a fare più e meglio. Ho la consapevolezza di dover rispondere con fatti e risultati”. E in questo senso ha tenuto a specificare che il management non ha sposato un approccio conservativo e non si è chiuso di fronte a progetti che potessero portare alla creazione di valore, come dimostrano le acquisizioni di Intelig e Aes Atimus compiute in Sud America.
Riguardo Telco, la holding di riferimento del gruppo, Bernabè precisato che “la stabilità dell’assetto e della catena di controllo che ha caratterizzato questi ultimi 5 anni ha permesso di dare continuità e solidità ai risultati conseguiti e di questo va dato il merito all’attuale compagine azionaria”.
“Capisco e condivido l’amarezza e l’insoddisfazione per l’andamento in borsa del titolo Telecom nell’ultimo anno – ha sottolineato Bernabè, rispondendo alle domande degli azionisti – Da parte nostra non cerchiamo alcuna giustificazione, siamo pagati, secondo alcuni anche molto, per assumerci le nostre responsabilità e accettare gli insulti che ci sono stati rivolti, alcuni anche un po’ pesanti”. Ma, ha avvertito “non bisogna dimenticare che l’Italia negli ultimi cinque anni ha subito la più grave crisi dell’ultimo secolo. In questo contesto la nostra preoccupazione è di preservare le potenzialità dell’azienda e ricostruire basi solide per un cammino di successo. Siamo impegnati a ricostruire queste basi”.
La preoccupazione “mia e del management -ha continuato il presidente esecutivo del gruppo- e’ di garantire la crescita e di ricostruire le basi del nostro successo. I tempi sono lunghi e l’eredita’ del passato e’ molto pesante. Abbiamo ereditato dal passato una situazione complessa, i debiti impediscono di intraprendere iniziative nuove, ma l’impegno mio, del cda e del management e’ che l’azienda conosca in futuro i fasti del passato”.
Sulla richiesta di Fossati e Asati di modificare lo statuto, Bernabè ha detto: “Ho chiesto agli uffici una valutazione sulla fattibilità di una modifica statutaria, alla luce delle best practices internazionali in materia, fermo restando il rispetto del quadro normativo applicabile”.
“Chiedendo una maggiore rappresentatività degli organi collegiali – ha proseguito Bernabè – Findim si è fatta portavoce di un’esigenza avvertita tra gli azionisti che a più riprese ho percepito anche in questa sede assembleare e che per parte mia ritengo meritevole di attenzione. Ai fini istruttori l’analisi sarà curata dal comitato per il controllo e i rischi, che desidero sin d’ora ringraziare per il contributo che saprà fornire all’approfondimento di questo tema, di indubbio interesse per tutti i soci”. La modifica dello statuto darebbe una maggior rappresentatività dei soci di minoranza, facendo un passo avanti verso la public company.
Ancora in oggi in assemblea Asati ha lanciato un appello accorato ai fondi esteri, “gli unici che ci possono salvare”: la richiesta è di votare per un cambiamento dello statuto della società, che oggi dà in cda ampia rappresentanza alla lista di maggioranza, per introdurre un sistema duale, con i consiglieri da eleggere secondo un criterio proporzionale. La mozione viene avanzata anche se l’argomento non è stato posto all ordine del giorno dell’assemblea. “Se in data odierna non passera la mozione di Asati, ci impegneremo entro il prossimo ottobre 2013 a sensibilizzare tutti i fondi internazionali affinche’ venga convocata un assemblea straordinaria per variare lo statuto”, ha detto il presidente dell associazione, Franco Lombardi.
Per l’Ad Marco Patuano nel futuro di Telecom c’è una “sfida ambiziosa” che ha l’obiettivo di fare della società “un gruppo leader del nuovo mercato digitale”. “La sfida futura – ha affermato nel suo intervento – sarà quella di affiancare a un modello di business classico un modello più articolato, in grado di mantenere un focus elevato sulla componente tradizionale e allo stesso tempo di massimizzare il valore di tutta la componente innovativa: internet, cloud computing, nuovi servizi ‘over the network’ in cui convergono telecomunicazioni, entertainment e information technology”.
Patuano ha ricordato che ricavi di Telecom sono diminuiti nel 2012 del 5,5% “ma oltre metà di questa contrazione va ricondotta a motivazioni di carattere esogeno, quali la regolamentazione della telefonia mobile che da sola spiega una riduzione dei ricavi pari al 2%, e l’effetto dei fallimenti indotti dalla crisi macroeconomica”.
L’assemblea dei soci Telecom Italia, ha infine, approvato con voti favorevoli pari al 98,7% del capitale, il bilancio 2012, che ha chiuso lo scorso anno con una perdita di 1,6 miliardi di euro su un fatturato pari a 29,5 miliardi. Sì all’integrazione del collegio sindacale, con la conferma a sindaco effettivo di Roberto Capone (subentrato alla dimissionaria Sabrina Bruno) e la nomina a sindaco supplente di Fabrizio Riccardo Di Giusto. Bocciata l’azione di responsabilità proposta da un socio nei confronti dell’Ad Marco Patuano. Nel corso dell’assemblea Bernabè ha detto che è prematuro parlare oggi di una possibile incorporazione di TI Media in Telecom Italia “perchè il gruppo, dopo la cessione di LA7, sta ancora valutando l’interesse o meno a una simile operazione”. La relazione sulla remunerazione ha ricevuto voto favorevole dal 61,7% del capitale presente e il voto contrario del 31,9%. La parte straordinaria, piano azionariato ai dipendenti, ha ricevuto il via libera del 96%, contrari il 3,9%.