3 Italia mette fine ai balletto sui conti. In una nota ufficiale l’operatore spiega che i dati di bilancio, resi noti il 26 marzo sono “veri e corretti”. “Inoltre, contrariamente a quanto riportato oggi da un quotidiano economico, nel 2012 i costi di acquisizione dei nuovi clienti di 3 Italia non sono stati capitalizzati – prosegue la nota – Il numero di clienti di 3 Italia é riportato anche nella relazione annuale 2012 di Hutchison Whampoa Limited”. Al 31 dicembre 2012, 3 Italia aveva circa 9,5 milioni di clienti registrati, mentre i clienti attivi come percentuale del totale dei clienti registrati erano il 74%. L’Ebitda ha raggiunto quota 264 milioni di euro, in crescita del 3% rispetto all’anno precedente mentre l’Ebit si è attestato a 0,5 milioni di euro rispetto ai 5,8 milioni del 2011; i ricavi complessivi di 3 Italia sono cresciuti del 10% raggiungendo 1,965 miliardi di euro.
3 Italia considera “dannose per la propria reputazione le notizie inesatte e fuorvianti riportate da alcuni media italiani”, si legge sulla nota.
La smentita arriva dopo la pubblicazione di un articolo apparso questa mattina sul il Sole 24Ore. Secondo le indiscrezioni riportate, la due diligence in corso sull’operatore mobile italiano del colosso di Hong Kong, farebbe emergere che 3 Italia non vale più del 2,6-3% di Telecom Italia. Se i dati fossero confermati, H3G per diventare l’azionista di riferimento di Telecom dovrebbe mettere mano al portafoglio per convincere gli attuali soci di maggioranza relativa. 3 Italia riporta 264 milioni di Ebitda nel bilancio 2012, ma secondo quanto riferisce il Sole24Ore con le opportune rettifiche, il dato “ripulito” scenderebbe a 98 milioni. Si tratterebbe di metodologie di contabilizzazioni non omogenee fra i due gruppi. Applicando comunque a 3 Italia un multiplo di 7 volte l’Ev/Ebitda e uno più conservativo a Telecom, 5 volte, ne deriverebbe che, conferendo a queste condizioni la controllata italiana, H3G otterrebbe in cambio il 2,6-3% di Telecom, una quota troppo bassa per poter avere influenza nella governance. Con questi criteri, 3 Italia non varrebbe più di 700 milioni, molto meno dei 6,3 miliardi a i quali è iscritta nei bilanci della capogruppo asiatica. Seguendo il criterio patrimoniale, la valutazione degli asset potrebbe anche giustificare i 2 miliardi che H3G richiederebbe, ma se si utilizzassero i multipli dell’Ebitda, per diventare azionista di riferimento, H3G non avrebbe altra alternativa che convincere almeno i soci italiani di Telco a vendere le loro quote, convincendo Telefonica ad accettarlo come partner.
Gli analisti di Equita Sim pensano che “la fonte di maggior upside dell’eventuale merger Telecom-3 risieda nelle sinergie, nella semplificazione dell’area competitiva, necessaria, e nel rafforzamento dell’azionariato di TI. Si tratta di elementi di cui Telecom ha bisogno per spezzare la spirale causata da mercato competitivo, risultati in calo, pressione delle agenzie di rating”. Inoltre, per gli esperti, “il fatto che la stampa domestica riporti i punti di debolezza emersi nelle prime ore di lavoro del comitato farebbe sorgere alcuni dubbi sul pieno commitment dello stesso”.