I servizi Lte dovranno generare Arpu dati mensili di almeno 17 euro entro il 2016 per riuscire a frenare il declno generalizzato delle revenues degli operatori mobili europei. Lo sostiene uno studio condotto da Arthur D. Little insieme ad Exane BNP Paribas. Si tratta di un obiettivo ambizioso – un aumento di 7 euro rispetto all’attuale Arpu dati del 3G – non facile da raggiungere per l’industria. E anche con questa entrata mensile, il settore tornerebbe a una crescita piatta, non certo a performance entusiasmanti.
“Gli attuali prezzi del 4G, o Lte, sono più o meno in linea con il 3G“, spiega il direttore di ADL e autore dello studio, Didier Levy. “Alcuni player stanno provando con prezzi più alti, altri hanno dichiarato che si manterranno su prezzi simili a quelli del 3G. Ma arrivare a un Arpu di 17 euro “è una vera sfida”, aggunge.
Secondo Levy, le difficoltà sono legate soprattutto al fatto che gli operatori Lte hanno un surplus di capacità sulle loro reti e si trovano a fronteggiare una feroce concorrenza quando si tratta di attrarre sulle loro reti nuovi clienti. Tanto che ADL non vede alcuna penuria di capacità almeno fino a tutto il 2020, se non oltre.
“Non credo che il problema sia che i consumatori non siano disposti a pagare un po’ di più”, sottolinea Levy. “Piuttosto è l’eccesso di spettro e di concorrenza che spinge i prezzi in basso”.
Il report, basato sia sulle analisi degli esperti che sui risultati di un sondaggio condotto tra aziende dei settori Telecom, Media e Tecnologia di 15 paesi, rivela che non tutti sono d’accordo sulle possibilità dell’Lte di far crescere l’Arpu degli operatori. Il 41% degli intervistati pensa di sì, il 14% ritiene che l’aumento prodotto sarà di lieve entità, mentre il 36% non si aspetta alcuna crescita dell’Arpu. Il 9% non sa rispondere.
“La nostra conclusione è che il passaggio al 4G non ridarà potere di fissare i prezzi che preferisce all’industria mobile europea”, indica Levy. Anzi, ADL ed Exane sono così pessimiste sulla capacità delle Telco europee di far crescere il loro Arpu dati con l’Lte che pensano che le entrate complessive del settore– che include il fatturato delle comunicazioni fisse, mobili e della pay Tv– avranno comunque un tasso annuale di crescita composito di -1,8% tra il 2012 e il 2016. “Non ci aspettiamo che l’industria delle telecomunicazioni europea torni alla crescita nei prossimi tre anni”, ribadisce Levy.
C’è tuttavia un modello interessante che Levy segnala: i piani tariffari “shared data” che i leader del mercato americano At&t e Verizon Wireless stanno sperimentando, con i quali gli utenti pagano una tariffa fissa per poter utilizzare lo stesso piano dati su molteplici device, sono un passo nella giusta direzione che anche le Telco europee dovrebbero fare.
“Gli Shared data plans…stanno creando un atteggiamento positivo nei clienti mobili. Mi piacerebbe vedere iniziative del genere in Europa”, afferma Levy. “Il 23% dei clienti di Verizon usa questo tipo di piani tariffari multi-device, e lo ha adottato il 10% dei clienti di At&t”, rivela. Tuttavia finora in Europa l’unico operatore ad aver lanciato sul mercato uno Shared data plan è la svedese TeliaSonera.