L‘intelligenza artificiale distruggerà posti di lavoro? No, li creerà, secondo quanto conclude uno studio (Artificial intelligence index report 2023) realizzato dal provider NetBase Quid usando dati propri e di Lightcast, LinkedIn, McKinsey, Deloitte della Federazione internazionale di robotica (Ifr). L’Italia potrebbe trarne grande vantaggio. Nel 2022, siamo il terzo Paese con la più alta crescita di assunzioni nell’Ai, dopo Hong Kong e Spagna e prima di Regno Unito ed Emirati Arabi Uniti. Ma dovremo lavorare sulla formazione delle skill dei nostri lavoratori.
Lavoro e Ai, come si posiziona l’Italia
Nella domanda globale di manodopera Ai, ovvero la percentuale di tutte le offerte di lavoro che richiedono un qualche tipo di abilità di intelligenza artificiale, nel 2022 i primi tre paesi sono gli Stati Uniti (2,1%), il Canada (1,5%) e la Spagna (1,3%). Qui l’Italia è pesantemente indietro, perché è penultima in classifica (15 i Paesi analizzati in tutto) con un tasso dello 0,72%.
Tuttavia, stiamo crescendo velocemente, come mostrato dai dati sulle assunzioni legate all’Ai e che ci classificano terzi, sotto solo alla Spagna e a Hong Kong. I dati sulle assunzioni Ai si basano su un set di dati LinkedIn di competenze e lavori che appaiono sulla sua piattaforma. I paesi inclusi nel campione effettuano almeno 10 assunzioni Ai al mese e hanno LinkedIn che copre almeno il 40% di la loro forza lavoro.
Le competenze più richieste
Le prime dieci competenze specialistiche più richieste nelle offerte di lavoro Ai nel 2022 rispetto al periodo 2010-2012 vedono al primo posto la domanda di Python, prova della sua crescente popolarità come linguaggio di programmazione Ai.
L’Italia ha però un basso tasso di penetrazione di competenze Ai. Nel 2022, i tre paesi con i più alti tassi sono India (3,2), Stati Uniti (2,2) e Germania (1,7). L’Italia, con 0,95, è molto al di sotto e si colloca terzultima, sopra Svizzera e Australia. Il tasso di penetrazione delle competenze di intelligenza artificiale è una metrica creata da LinkedIn che misura la prevalenza di varie competenze relative all’intelligenza artificiale nelle professioni. Un tasso di penetrazione delle competenze relativo di 1,5 significa che la penetrazione media delle competenze di intelligenza artificiale in quel paese o regione è 1,5 volte la media globale nello stesso insieme di occupazioni.
Disaggregando i tassi di penetrazione delle competenze di intelligenza artificiale per genere, in tutti i paesi viene rilevato un gender gap. L’India (2,0), gli Stati Uniti (1,3) e Israele (0,9) hanno i tassi relativi di penetrazione delle abilità di intelligenza artificiale più elevati per le donne. L’Italia è quintultima (0.31).
Investimenti e settori dell’Ai
Gli investimenti privati globali nell’Ai sono stati di 91,9 miliardi di dollari nel 2022, in calo del 26,7% rispetto al 2021. Tuttavia, durante l’ultimo decennio nel suo complesso, gli investimenti nell’Ai sono aumentati in modo significativo. Nel 2022 l’ammontare degli investimenti privati nell’Ai è stato 18 volte superiore a quello del 2013.
Gli Stati Uniti guidano il mondo in termini di importo totale degli investimenti privati nell’Ai, pari a 47,4 miliardi di dollari nel 2022, circa 3,5 volte l’importo investito nel secondo paese più alto, la Cina (13,4 miliardi di dollari). Gli Stati Uniti continuano inoltre a guidare in termini di numero totale di società di intelligenza artificiale di nuova costituzione, registrando 1,9 volte di più dell’Unione europea e del Regno Unito messi insieme e 3,4 volte di più della Cina.
Nel 2022, l’area di interesse dell’Ai dove si concentrano più investimenti è stata la medicina e assistenza sanitaria (6,1 miliardi di dollari), seguita dal cloud (5,9 miliardi) e dal fintech (5,5 miliardi).
La percentuale di aziende che adottano l’intelligenza artificiale nel 2022 è più che raddoppiata dal 2017, sebbene negli ultimi anni si sia stabilizzata tra il 50% e il 60%. Le capacità di intelligenza artificiale che molto probabilmente sono state incorporate nelle aziende includono l’automazione dei processi robotici (39%), la visione artificiale (34%), la comprensione del linguaggio naturale (33%) e gli agenti virtuali (33%).
Il caso d’uso dell’Ai più comune è l’ottimizzazione delle operazioni di servizio (24%), seguito dalla creazione di nuovi prodotti basati sull’intelligenza artificiale (20%), la segmentazione dei clienti (19%), l’analisi del servizio clienti (19%) e il miglioramento dei prodotti esistenti (19%).