Il mercato telecom statunitense si fa sempre più caldo. Il consumo di dati mobili, complice l’avvento dell’iPhone (nel 2007), è salito alle stelle e gli utenti vogliono accedere ovunque a video e Internet sui loro smartphone, in modo veloce ed economico. I quattro maggiori carrier americani sono riusciti solo per qualche anno a gestire il boom del traffico dati, ma oggi la domanda di spettro spinge l’industria verso una nuova, tumultuosa, fase di consolidamento.
Proprio la scorsa settimana Dish Network ha offerto 25,5 miliardi di dollari per Sprint Nextel: se l’accordo andasse in porto permettererebbe a Dish di unificare l’offerta voce e dati e al tempo stesso manderebbe a picco ogni tentativo di Softbank di assumere il controllo di Sprint, visto che la giapponese ha offerto “solo” 20,1 miliardi. Chiunque vinca la contesa per Sprint Nextel, secondo gli analisti si tratterebbe solo della prima di una lunga serie di transazioni che darà un nuovo volto al mercato mobile statunitense.
Si tratta di un mercato che fattura 178 miliardi di dollari l’anno, con oltre 320 milioni di abbonati e quattro grandi operatori di rete, Verizon Wireless, At&t Mobility, Sprint e T-Mobile Usa, filiale, come noto, di Deutsche Telekom. Vanno poi considerati anche player più piccoli ma di qualche peso come MetroPcs e l’operatore dell’Internet mobile Clearwire. Ciascuna di queste aziende è alla ricerca di accordi che aumentino la copertura negli Usa, e accrescano anche, in qualche caso, la presenza all’estero.
Anche se i due big Verizon ed At&t hanno dei limiti imposti dal regolatore alla capacità di espandersi attraverso le acquisizioni, entrambe stanno valutando le loro opzioni. Come già segnalato dal Corriere delle Comunicazioni, Verizon vorrebbe il pieno controllo della joint venture Verizon Wireless comprando la quota di minoranza di Vodafone, mentre At&t cerca accordi in Europa per ridurre la dipendenza dalle entrate americane.
Sprint si trova nel mezzo tra Dish e SoftBank, ma a sua volta sta comprando Clearwire, una società ambita per le risorse di spettro (ma che sta perdendo soldi). A complicare il quadro c’è la situazione di T-Mobile Usa, che sta procedendo a un reverse-merger con MetroPcs, un accordo che prepara l’uscita dalla proprietà di Deutsche Telekom.
Secondo gli osservatori tutti questi movimenti sul mercato sarebbero precursori di un deal più importante, quello che tra il terzo e il quarto maggiore player americano, perché né Sprint né T-Mobile da sole potrebbero mai competere con Verizon ed At&t e, quindi, una volta sistemati i loro assetti societari, sarebbero spinte, nei prossimi anni, a fondersi.
Come reagirà il regolatore? Non va dimenticato che nel 2011 At&t Mobility offrì 39 miliardi di dollari per T-Mobile, con lo scopo di arricchire la sua dotazione di spettro wireless e rispondere al boom del traffico dati da smartphone e tablet, ma l’offerta è stata poi ritirata per l’opposizione del Dipartimento di Gustizia e della Federal Communications Commission americani, che hanno ritenuto che l’operazione avrebbe rafforzato eccessivamente At&t (che allora aveva anche i diritti esclusivi sull’iPhone) e ridotto la concorrenza sul mercato. Julius Genachowski, presidente della Fcc, ha sempre sostenuto la validità di quella decisione, che avrebbe evitato, a suo dire, la nascita di un “duopolio”.
Ma con l’uscita di scena di Genachowski (che ha annunciato che lascerà tra breve l’incarico alla Fcc) e di diversi altri commissari gli analisti si aspettano un cambio di marcia del regolatore americano e una maggiore propensione a un consolidamento anche aggressivo del mercato. Del resto oggi ci sono due colossi ed è possibile che la Fcc sia favorevole alla creazione di un terzo competitor forte che li contrasti.
La spinta a un veloce consolidamento è alimentata dalla ricerca di economie di scala che, in un’industria che richiede grandi investimenti, si traducono in risparmi e più alti margini e profitti; inoltre, l’esplosione dei servizi dati richiede l’acquisizione di nuovo spettro, anche tramite scambi con altre aziende o acquisizione di concorrenti. Infine il 4G si basa su una tecnologia comune, l’Lte, che riduce le preoccupazioni sulle integrazioni tecnologiche post-merger.