Dècina: “Armadi Fttc, gli operatori cooperino”

Il commissario Agcom: “Per ciascun segmento possibili interventi semplificativi ad hoc. Sulla rete secondaria fatti molti passi in avanti, ma resta aperta la questione degli oneri accessori. In tema di Ftth autorizzazioni condominiali principale ostacolo”

Pubblicato il 23 Apr 2013

Maurizio Dècina, consigliere Agcom e ordinario di Reti e Comunicazioni al Politecnico di Milano, preferisce affrontare la questione in modo sistematico. “Prima di chiedersi come si può semplificare la cablatura, bisogna analizzare i vari segmenti della rete. Perché per ciascuno di essi ci sono interventi semplificativi e azioni possibili”.
Commissario, entriamo nel dettaglio.
La parte costruttiva vale circa il 40% del capex per l’Ngn. Ma la rete è tante parti diverse. C’è la rete primaria che di solito non necessita scavi: qui gli operatori riescono a riutilizzare i cavidotti del rame, a volte vuoti o semi vuoti. La rete primaria finisce a un pozzetto a cui si connette il cabinet stradale. Nella rete secondaria per mettere fibre ottiche è necessario invece uno scavo. Che ora viene fatto con nuove tecniche, tipicamente mini trincea, con mini cavi, tubicini da un cm che portano almeno 96 fibre ottiche.
Quindi il dibattito sulle semplificazioni ha il cuore nella rete secondaria.
La rete secondaria finisce al pozzetto di marciapiede, molto importante. Qui c’è il raccordo di adduzione, che va fino alla cantina dell’edificio: fa 10, 20 metri. Ultimo pezzo, la verticale di palazzo. C’è un cavidotto interno all’edificio, dove ora ci sono cavi in rame fino alle abitazioni. Un tubicino con 12-48 fibre ottiche va messo vicino al rame. Spesso però negli edifici vecchi non c’è spazio.
E da ciò cosa si evince?
Che è importante l’Fttc (Fiber to the cabinet), considerato ora conveniente e il primo passo verso l’Ngn: è una nuova rete che evita i problemi di infrastrutturazione più complessi, quelli che portano la fibra ottica oltre l’armadio.
Riguardo alle semplificazioni cosa si può fare sulla rete secondaria?
Sono già stati fatti passi avanti negli ultimi anni. Le mini trincee e le micro trincee ora sono standard. Solo, alcuni Comuni non permettono di farle su marciapiede, ma sulla strada. In generale, è un problema culturale. Questo delle telco è un settore in grande sofferenza, ma pochi se ne rendono conto. E ad oggi il Comune nel dare la concessione allo scavo impone oneri accessori evitabili, come ad esempio il rifacimento dell’asfalto. Bisogna accelerare gli iter burocratici, ma si sta andando nella buona direzione.
Cosa bisogna fare in primis?
Bisognerebbe considerare la possibilità che gli operatori collaborino per costruire insieme, in maniera cooperativa, i nuovi cabinet. In Italia ci possono essere più operatori che vogliono fare Fttc nella stessa zona. Telecom Italia, Fastweb, ed anche Vodafone ci sta pensando seriamente. Gli armadi attuali di TI non possono però ospitare gli apparati necessari (MiniDslam). La stessa Telecom è costretta a sovrapporre all’armadio un’infrastruttura detta zainetto, dove mette il MiniDslam. Una costruzione collaborativa potrebbe essere un’importante innovazione, ma delicata per l’arredo urbano, perché l’armadio è sopra il marciapiede.
Come favorire, allora, questa innovazione?
I Comuni devono permettere la costruzione di nuovi armadi e un pozzetto per ciascun operatore. Anche perché se il vantaggio delle minitrincee è quello di ridurre i costi, consentire a tutti gli operatori di fare Fttc è importante per la competizione.
Riguardo all’ultima parte della rete, ossia le verticali in fibra ottica, nel caso dell’Ftth, come stanno le cose?
In questo caso c’è il tema dell’autorizzazione da parte dei condomini. Va fatto quanto serve per semplificarla. Altrimenti, sarà difficile sviluppare ulteriormente le Ngn.
L’Agcom cosa può fare su questo fronte?
In Francia l’Arcep (l’Authority di regolazione, ndr) ha dato indicazioni per favorire l’impiego di infrastrutture pre-esistenti nel raccordo di adduzione: l’uso di cavidotti dell’acqua, elettrici, degli scarichi idrici. Anche in Agcom si lavora su questi temi ormai da tempo. Io ho suggerito la soluzione di mettere i cavi sulla facciata, mimetizzati. Ma in generale una delle ipotesi è avanzare pian piano con la fibra ottica, dopo aver raggiunto l’armadio. Il rame più duro da eliminare sarà quello della verticale di edificio. Evolvono infatti gli standard che consentono di avere più banda su rame. Il vectoring è già utilizzabile. L’organizzazione Itu sta studiando il GFast, che tra due anni darà 300 Megabit su 200 metri. In una seconda fase darà 500 Megabit e questo permetterà di lasciare il rame almeno nella verticale del palazzo, ottenendo comunque le velocità piene di una infrastruttura Ngn.

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