L’Europa e l’Italia “hanno un problema di competitività, di efficienza e di riduzione dei costi”, soprattutto energetici, eppure “l’Ue continua a occuparsi di procedure, di burocrazie, del calibro delle mele, ma di posti di lavoro non si sta occupando”. Lo ha detto Franco Bernabè, presidente esecutivo di Telecom Italia, alla presentazione del libro “Broadband networks, smart grids and climate change” di Eli Noam, Lorenzo Maria Pupillo e Johann Kranz, svoltasi ieri all’Università Luiss a Roma. Dopo aver sottolineato, nel suo intervento incentrato sulle reti “intelligenti”, che il settore delle tlc e quello energetico sono “simbiotici” e che, per far funzionare il ‘matrimonio’, si “dovrà tornare alla centralizzazione sia di gestione sia di utilizzo delle strutture ICT”, Bernabè ha confrontato i diversi approcci al problema da parte di Stati Uniti e Ue: da una parte un’Europa impigliata nella burocrazia, dall’altra gli Usa che “godranno di una competitività straordinaria grazie a un costo dell’energia basso, alla disponibilità di manodopera e a livelli di istruzione straordinari. Ma in Europa – ha sottolineato – servono posti di lavoro per il nostro futuro ed è di questo che ci dobbiamo occupare”.
All’incontro, moderato dal direttore del “Corriere delle Comunicazioni”, Gildo Campesato, è intervenuto anche Angelo Marcello Cardani, presidente dell’Agcom (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) che ha ribadito l’importanza delle “smart grid non solo come nuova tecnologia ma come fattore di integrazione e miglioramento delle reti”. Ha poi sottolineato che “non solo l’energia, ma anche logistica e PA dipendono dalla capacità di trasformare e trasportare l’informazione. È una visione di sistema che l’Agenda digitale dovrebbe farsi carico di sviluppare, anche se per ora lo fa con prudenza e con riflessioni che si prolungano al di là di quanto ci saremmo aspettati”. Ha quindi lanciato la proposta di un “catasto della rete”, in pratica la ripetizione dell’esperienza già fatta con le frequenze tv. “Una volta realizzato, questo catasto delle infrastrutture, che terrebbe conto degli scavi, iniziati o ultimati e delle infrastrutture presenti in ogni parte del Paese, servirebbe a ridurre i costi di roll out delle infrastrutture stesse. Noi dell’Agcom – ha affermato – abbiamo una certa esperienza in materia e potremmo farlo volentieri”.
Sulle smart grid è incentrato appunto il libro scritto, tra gli altri, da Lorenzo Pupillo, dirigente Public & Regulatory Affairs di Telecom Italia, che ha spiegato i punti chiave dello studio: “La banda larga come fattore abilitante delle reti intelligenti; il loro successo legato allo smart mkt design, ovvero alla capacità del settore elettrico di sviluppare nuovi prodotti e servizi; l’importanza del pricing; l’importanza degli smart meter, che però in Europa si stanno diffondendo con grande lentezza per mancanza di standardizzazione e timori per la protezione dei dati personali; e l’importanza per i due settori, tlc ed energia, di lavorare alle smart grid con autentica volontà di collaborazione”.
Secondo Guido Bortoni, presidente dell’Autorità per l’Energia, per “un’effettiva integrazione virtuosa di know-how, tecnologie e approcci ai problemi” tra due mondi che “sono partiti così distanti”, serve innanzitutto che l’Italia “ si doti di una politica energetica con un’ottica di programmazione nel lungo periodo”. Dopo aver definito la politica energetica europea un “energy mess”, Bortoni ha sollecitato la creazione di un “mercato unico dell’energia: avremmo così – ha detto – sicurezza di approvvigionamento ed energia sostenibile”.
Da parte sua Francesco Amadei, responsabile regolatorio e sviluppo reti dell’Enel, ha rievocato come ottimo “esempio di collaborazione tra infrastrutture elettriche, energetiche e regolatori” l’installazione del contatore elettrico nelle case degli italiani: circa 35 milioni in tutto il Paese, con un progetto iniziato 13 anni fa, che vide l’Italia al primo posto nella corsa alle installazioni, tallonata dalla Svezia. “Noi abbiamo avuto un regolatore illuminato, che ha poi reso obbligatoria l’installazione dei contatori anche agli altri operatori, ma in Europa il dibattito è ancora in corso” ha concluso.
Infine Andrea Renda, docente Luiss e research fellow al Ceps (Center for European Policy Studies), ha sottolineato che le politiche sulle telco e sull’energia in Europa sono al momento “in uno stato di estrema confusione”, manca una “visione di medio-lungo periodo” e non si è “ancora nemmeno arrivati a una definizione di mercato interno di energia e telecomunicazioni”. E poi si è domandato se, per le smart grid, non succederà quanto sta accadendo tra telco e Ott. “Fra qualche anno – ha osservato – chiunque avrà uno smartphone Android potrà gestire la tecnologia M2M (Machine to Machine): in pratica chiunque abbia un dispositivo mobile diventerà un potenziale concorrente delle smart grid. E a vincere potrebbe essere, come al solito, Google”.