Agenda Digitale

L’Agenzia digitale bloccata dalle Regioni

Già da settimane la Conferenza unificata rinvia la designazione del proprio responsabile nel Comitato direttivo. Ed è un’impasse che sta rallentando tutti i lavori sull’Agenda digitale. A giorni inoltre la ratifica dello Statuto dell’Agenzia da parte della Corte dei Conti

Pubblicato il 23 Apr 2013

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L’Agenzia per l’Italia Digitale si è incagliata sulla nomina del rappresentante delle Regioni nel Comitato direttivo. E con questo impasse è l’intera Agenda Digitale che rischia il pantano.

È questo il principale problema pratico e burocratico che adesso Agostino Ragosa si trova ad affrontare, a capo dell’Agenzia. Anche se non può dormire sonni tranquilli nemmeno sul fronte dello statuto, uscito un mese fa (http://www.corrierecomunicazioni.it/pa-digitale/19695_agenzia-digitale-statuto-al-rush-finale.htm) e ancora non ratificato dalla Corte dei Conti. Questo passaggio formale è previsto però a giorni, mentre sembra più complicato l’altro intoppo. A quanto risulta al nostro giornale, la Conferenza unificata già da due settimane, ogni venerdì, avrebbe dovuto riunirsi per nominare due responsabili nel Comitato dell’Agenzia: uno per i Comuni, su cui pare ci sia accordo, e l’altro per le Regioni. È qui che c’è conflitto sulla nomina.

Sarebbero invece già definiti gli altri rappresentanti del Comitato. Uno viene nominato dalla Presidenza del Consiglio, uno da Sviluppo economico, uno dal ministero per la PA e uno dall’Economia.

Il problema è che finché non va a posto l’ultimo tassello, con il rappresentante delle Regioni, l’intero Comitato resta in sospeso. Idem l’intera attività dell’Agenzia, che avrebbe già dovuto definire una strategia per molti degli assi dell’Agenda: sugli open data, sulle smart cities. E invece, nelle more del Comitato e con uno Statuto ancora non ratificato, questi passaggi sono bloccati.

Sappiamo che il ruolo dell’Agenzia è fondamentale per concretizzare molte delle azioni previste dall’Agenda. Per esempio, secondo il Crescita 2.0 di ottobre 2012, dovrebbe collaborare con il governo per presentare, entro il 30 giugno di ogni anno, una relazione sullo stato di avanzamento dei lavori per la digitalizzazione dell’Italia. E’ un appuntamento che adesso sembra molto difficile da rispettare, ovviamente anche per le incertezze che riguardano il governo.

Uno dei ruoli più importanti sarebbe definire e sviluppare “grandi progetti strategici di ricerca e innovazione connessi alla realizzazione dell’Agenda digitale italiana e in conformità al programma europeo Horizon2020” (scrive il Crescita 2.0). Ma anche “definisce strategie e obiettivi, coordina il processo di attuazione e predispone gli strumenti tecnologici ed economici per il progresso delle comunità intelligenti” (smart cities).

L’Agenzia deve inoltre fornire le modalità per la pubblicazione dei dati della PA, i cosiddetti open data, che in teoria sarebbero una novità già in vigore ma attuata a macchia di leopardo in Italia proprio per l’assenza della regia centrale.

Il paradosso è che questo interregno, nell’attesa di un’Agenzia operativa appieno, rallenta anche i lavori di uffici che prima funzionavano a regime. E’ il caso del dipartimento per la digitalizzazione della PA e l’innovazione della Presidenza del Consiglio dei ministri, responsabile della transizione all’eGovernment. Compito che spetterebbe ora all’Agenzia assolvere. Burocrazia e beghe politiche permettendo.

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