Sciopero in WindTre il 4 maggio. La mobilitazione decisa da Slc, Fistel e Uilcom a valle dell’incontro tra i sindacati di categoria e l’azienda, insieme al fondo svedese Eqt, per esaminare la procedura di trasferimento di ramo d’azienda. Il fondo acquisirà il 60% della NetCo.
Le tappe dell’operazione
In occasione della riunione è stato comunicato che già nei prossimi giorni verrà costituita la BU Technology and Wholesale nella quale confluiranno tutte le lavoratrici e i lavoratori che rientrano nel perimetro della NetCo la quale avrà, oltre ad una sua funzione Technology, anche le funzioni Finance, HR, Legal, Audit, Business Development e Service Management. Inoltre viene confermato che convergeranno nella stessa anche tutte le infrastrutture di rete, i contratti con terzi, i servizi di connettività wholesale e il personale Network con le relative funzioni di supporto. Sono stati inoltre avvalorati in circa 6 mesi (ottobre/novembre) i tempi previsti per il closing.
In capo a WindTre, che diventerà un’azienda di multiservizi (mobile, fisso, luce & gas, assicurazioni, security, Iot, ecc) resteranno le licenze e circa 4000 dipendenti, di cui anche una parte dell’attuale personale Technology, identificato in pressoché 400 risorse, che svolgerà attività di IT Development, IT Operations e Infra & Security.
I dubbi dei sindacati
“Come Organizzazioni Sindacali abbiamo, ancora una volta, ribadito la nostra totale contrarietà allo scorporo, che rappresenta una mera operazione finanziaria di corto respiro, un efficientamento economico senza alcuna prospettiva industriale e che, temiamo, genererà ricadute occupazionali nel futuro”, si legge in una nota di Slc, Fistel e Uilcom. Secondo i sindacati la vera forza di WindTre in questi anni è stata proprio il suo essere un’azienda unica ed integrata, che “ha consentito anche di gestire, attraverso percorsi di riconversione del personale e di insourcing delle attività, migliaia di esuberi in maniera non traumatica. Un domani, con due aziende separate, tutto questo non sarà più possibile”.
“La forte accelerazione, che l’azienda vorrebbe ora imporre al percorso di separazione, si sta in questo momento concretizzando anche attraverso atteggiamenti di pressione verso i singoli lavoratori, oltre che in improvvisi spostamenti di personale tra i diversi ambiti organizzativi. In piena procedura tali atteggiamenti sono del tutto inammissibili e chiediamo che cessino immediatamente – prosegue la nota – Invitiamo inoltre le lavoratrici ed i lavoratori a non sottoscrivere alcuna proposta dovesse essere loro presentata, anche sotto forma di ‘Raccolta dei Consensi’, nei prossimi giorni, inerente l’operazione di separazione. Pertanto, per i motivi sopra richiamati, abbiamo chiesto, unitariamente, il ritiro dell’operazione, e ribadito la nostra ferma volontà di mettere in campo tutte le iniziative di mobilitazione prima della chiusura della procedura”.
Truffe telefoniche, WindTre non sarà parte civile
Intanto WindTre non sarà parte civile nel procedimento, in fase di udienza preliminare, nell’ambito dell’indagine della Procura di Milano su una presunta maxi truffa da 99 milioni di euro sui servizi di telefonia chiusa nel luglio dell’anno scorso nei confronti di 33 persone. Di queste alcune hanno già patteggiato. A rigettare la richiesta avanzata da WindTre è stato il gup Sofia Fioretta il quale ha anche respinto le eccezioni di competenza territoriale e ha rinviato al prossimo 3 maggio. per quel giorno scioglierà la riserva su altre 6 richieste di costituzione di parte civile proposte da due società, Digitapp e Invest, e da quattro associazioni di consumatori. In quella data il giudice valuterà se citare o meno WindTre come responsabile civile.
Tra gli imputati ci sono gli ex manager della società di tlc Alessandro Lavezzari, Luigi Saccà – figlio di Agostino, ex dg Rai – Fabio De Grenet. Gli accertamenti, condotti dalla Polizia Postale, dal Nucleo speciale tutela privacy e frodi telematiche e dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf assieme alla Squadra reati informatici della Procura, hanno individuato un sistema illecito che, tra il 2017 e il 2020, sarebbe ruotato attorno a WindTre (non è stata indagata) e avrebbe consentito una “media di 30/40mila attivazioni” indebite “al giorno” di “servizi premium, cosiddetti Vas” per “ignari consumatori che si vedevano addebitare i relativi costi pari a 5 euro a settimana”.