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5G: al via la gara da 97,7 milioni per connettere la Capitale

Varato il bando per dotare Roma di una rete di nuova generazione, con wi-fi e Iot nella metro e nei principali luoghi pubblici. Termine di presentazione delle offerte: 5 giugno, con diritto di prelazione per Bai Communications. Intanto il governo impone una nuova stretta sui gestori: meno Cina e più Europa tra i fornitori

Pubblicato il 28 Apr 2023

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Al via il bando di gara per l’aggiudicazione del progetto di partenariato pubblico-privato #Roma5G, l’infrastruttura che doterà la Capitale di una rete di nuova generazione, con wi-fi e IoT nella metro e nei luoghi pubblici. Gli investimenti previsti ammontano a un totale di 97,7milioni di euro, 33,3 dei quali a carico del Comune con una concessione venticinquennale da 507,7 milioni di euro.

La proposta di partenza porta la firma di Bai Communications, controllata dal fondo pensioni canadese Cppib, il quale ha investimenti attivi in Europa per 61,5 miliardi: attiva nel campo delle infrastrutture condivise, la società ha già introdotto soluzioni di connettività avanzata in città come New York o Londra.

Fino a 6mila punti di propagazione del segnale

La procedura di gara per il project financing scade il 5 giugno alle 12. Le offerte dovranno comprendere la copertura di tutte le linee della metro, tunnel, stazioni, nelle bande di frequenza per i servizi 4G e 5G, oltre alla copertura in 5G della città basata su small cells, con più di 1.500 punti di presenza abilitati a ospitare tutti gli operatori mobili per un potenziale di oltre 6mila punti di propagazione del segnale. Previsto anche lo sviluppo del wi-fi free del Comune, con circa 850 access point in piazze e vie, e ci sarà spazio anche per una rete di 5mila telecamere e 6.400 sensori IoT in tutta la città.
L’iter prevede la ripresentazione della proposta da parte di Bai: in caso di offerte migliori, potrà rivedere le sue condizioni godendo di una prelazione.

Nuova stretta del governo sui fornitori cinesi

Intanto, sempre sul fronte 5G, il governo impone un giro di vite sul ricorso a supplier cinesi: con un pacchetto di quattro Dpcm, l’esecutivo di Giorgia Meloni ha infatti autorizzato con prescrizioni o più leggere raccomandazioni i piani annuali sui contratti e le forniture presentate dagli operatori. In particolare, la diversificazione dei fornitori è stata prescritta a Fastweb, in relazione all’aggiornamento del piano annuale 2022-2023 per gli apparati di accesso alla rete forniti da Huawei e Zte. Previsto un riequilibrio a favore di produttori europei.

La stretta alla presenza cinese di Huawei e Zte sarebbe motivata dall’esigenza di ridurre ogni tipo di rischio cyber. A consentre al governo di imporre tali misure è lo strumento del Golden power, la disciplina per l’uso dei poteri speciali nei settori strategici.

Un precedente Dpcm era già intervenuto sulla falsariga di queste prescrizioni imponendo a Zefiro Net, joint venture fra WindTre e Iliad, limiti nell’ambito degli acquisti inerenti a rollout, gestione e manutenzione della rete 5G. Stesso discorso per i prcedenti Dpcm che lo scorso novembre avevano coinvolto Fastweb, Vodafone, WindTre e Opnet, come aggiornamenti dei piani annuali.

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