Il cloud cresce, i fornitori del cloud un po’ meno. Le trimestrali pubblicate dai grandi provider di servizi cloud, Amazon (Aws), Google e Microsoft, rivelano un trend che impatta i ricavi e i profitti: i clienti sono alla ricerca di modi per ridurre i costi.
Di conseguenza, nonostante le aziende continuino a spostare un numero crescente di carichi di lavoro fuori dai propri centri dati, la crescita dei ricavi nelle divisioni cloud gestite da Amazon, Microsoft e Google rallenta, pur restando, per ora, trainante rispetto ad altri business.
Meno crescita per i grandi del cloud
Le avvisaglie del rallentamento si sono già osservate nel 2022 e hanno a che fare con il quadro macroeconomico e i timori della recessione. Infatti, Aws ha registrato una decelerazione già nel terzo e quarto trimestre dello scorso anno. Anche Microsoft ha visto un calo a dicembre e la Cfo, Amy Hood, ha messo in guardia gli analisti affermando che il trend sarebbe probabilmente proseguito nel 2023.
I risultati del primo trimestre 2023 confermano l’andamento debole: il Cfo di Amazon, Brian Olsavsky, ha indicato che nei tre mesi terminati a marzo la crescita dei ricavi di Aws è diminuita di circa cinque punti percentuali rispetto al tasso di crescita del primo trimestre, che sfiorava il 16%.
Il ceo di Amazon, Andy Jassy, ha confermato: “Quello che stiamo vedendo è che le imprese continuano ad essere caute nella loro spesa in questo momento incerto”.
Per Google, la crescita del cloud è rallentata di quattro punti percentuali, posizionandosi al 28% anno su anno nel primo trimestre 2023 contro il 32% del primo trimestre del 2022. La decelerazione si è verificata anche quando il segmento cloud di Google ha raggiunto la redditività per la prima volta.
Pesa il contesto macroeconomico
“Registriamo venti contrari legati alla crescita più lenta dei consumi, perché i clienti che cercano di ottimizzare i loro costi dato l’attuale contesto macroeconomico“, ha detto Ruth Porat, Cfo di Alphabet.
Il cloud resta un mercato “forte”
I grandi provider rimangono ottimisti sul fatto che il cloud continuerà ad essere un mercato forte, perché le aziende hanno ancora molta strada da fare prima di sfruttarne appieno i vantaggi.
“La gente a volte dimentica che oltre il 90% della spesa It globale è ancora on-premise”, ha detto Jassy.
I rallentamenti registrati dai big non incidono, comunque, sull’effetto-traino che il business del cloud esercita sui bilanci. Per Amazon, la divisione Aws si conferma il motore di crescita, anche se l’incremento è rallentato al +15,8% nei primi tre mesi dell’anno (ma è superiore alle attese). In totale, l’utile netto di gruppo è di 3,17 miliardi di dollari, dopo aver registrato una perdita nello stesso periodo dell’anno precedente, i ricavi sono saliti del 9% a 127,4 miliardi di dollari e l’utile operativo a 4,8 miliardi rispetto ai 2,7 miliardi dello stesso periodo dell’anno scorso.
Microsoft nel terzo trimestre fiscale ha riportato un utile netto di 18,3 miliardi di dollari e un fatturato di 52,86 miliardi di dollari, superando le attese del mercato e col cloud Azure che è cresciuto del 27%.
Quanto ad Alphabet, la holding a cui fa capo Google, il primo trimestre si è chiuso con ricavi in rialzo del 3% a 69,79 miliardi di dollari, sopra le attese degli analisti, registrando però un utile netto in calo a 1,05 miliardi, o 1,17 dollari per azione (comunque meglio delle previsioni del mercato). I ricavi pubblicitari sono calati dell’1% a 54,5 miliardi, dopo il -3,6% del quarto trimestre. Nonostante la flessione, i ricavi complessivi del primo trimestre sono saliti del 3% grazie alla divisione cloud, le cui vendite sono aumentate del 28% a 7,5 miliardi.