LO STUDIO I-COM

Banda ultralarga, in Italia meno burocrazia ma restano nodi da sciogliere

Nonostante i decreti Semplificazioni si registrano ancora difficoltà relative all’utilizzo delle microtrincee, alla conferenza dei servizi e al divieto di porre ulteriori oneri. E spiccano le differenza a livello regionale

Pubblicato il 02 Mag 2023

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Migliora l’impatto delle misure di semplificazione normativa a sostegno dello sviluppo delle infrastrutture di banda ultralarga in Italia: le criticità aperte risultano relative a 5 innovazioni delle 13 introdotte dalle nuove norme rispetto alle 9 su 15 rilevate nel 2022. Ma è ancora frequente il superamento dei termini previsti per legge per il rilascio delle autorizzazioni, nonché una spiccata differenziazione sul territorio nazionale. È quanto si legge nello studio (SCARICA QUI IL REPORT COMPLETO) di I-Com realizzato nell’ambito di Futur#Lab, il progetto promosso da I-Com e WindTre, in collaborazione con Join Group e con la partnership di Ericsson e Inwit.

Nel dettaglio, per quanto riguarda le misure di semplificazione concernenti l’infrastrutturazione di rete fissa, 3 provvedimenti su 6, dunque la metà, presentano delle problematiche ancora irrisolte (in particolare, relative alle difficoltà di utilizzo delle microtrincee, alla Conferenza dei servizi e al divieto di porre ulteriori oneri ulteriori). Per quanto concerne le norme indirizzate a semplificare l’infrastrutturazione di rete mobile, le criticità riguardano adesso 2 innovazioni su 7, mentre altre due appaiono parzialmente risolte.

Semplificazioni, l’impatto sulle tlc

L’Italia ha avviato, a partire dal 2018 ma con maggior slancio a partire dal 2020, un processo di semplificazione delle procedure di autorizzazione delle infrastrutture di telecomunicazione al fine di agevolare lo spiegamento delle reti, centrare gli obiettivi fissati dal Pnrr e dai Piani Italia 1Giga e Italia 5G e recuperare un ruolo da protagonista a livello europeo.

Ad un anno dall’ultima rilevazione, I-Com (Istituto per la competitività) ha condotto una nuova survey sugli interventi di semplificazione che hanno impattato sulle telecomunicazioni per verificare eventuali evoluzioni rispetto a quanto emerso in precedenza.  

Gli ostacoli permangono

Nonostante lo sviluppo delle reti sia un fattore abilitante la trasformazione digitale, l’evoluzione infrastrutturale del nostro Paese è stata lungamente caratterizzata da diversi livelli di opposizione. Non solo di una parte della cittadinanza, che – seppur a fasi e con intensità diverse – ha in numerose occasioni rifiutato le installazioni, in particolare di rete mobile, sulla base di presunti timori legati alla salute, ma anche, in alcuni casi, da parte delle stesse amministrazioni locali.

La sensazione generale che emerge dalle interviste condotte da I-Com nella nuova survey è duplice: da un lato, un relativo miglioramento rispetto al 2022, dall’altro, la persistenza di criticità ancora irrisolte e di margini di progresso, non tanto rispetto alla formulazione delle norme, quanto riguardo alla loro applicazione e armonizzazione con quelle più territoriali da parte delle amministrazioni locali a vario titolo impegnate nelle procedure di autorizzazione.

Questo riduce l’impatto benefico degli interventi di semplificazione e allunga i tempi di realizzazione delle opere: la maggior parte degli operatori dichiara, infatti, il frequente superamento dei termini previsti per legge per il rilascio delle autorizzazioni.

Le aree di criticità: la Conferenza di servizi

Nello specifico delle misure, in primo luogo non sono stati rilevati miglioramenti nell’instaurazione di un confronto strutturato collaborativo attraverso cui valutare le esigenze di copertura e pianificare le infrastrutture a ciò utili.

In secondo luogo, seppur in un contesto in complessivo miglioramento, alcune criticità sono state nuovamente rilevate rispetto alla Conferenza di servizi. Se da un lato paiono superate, nella maggioranza dei Comuni, le ritrosie rispetto alla convocazione, permangono diffuse violazioni dei termini di convocazione (5 gg) e delibera, cui si accompagna la parziale permanenza di una ritrosia dei Comuni ad adottare delibere dichiarative del silenzio assenso.

Ciò che è emerso, infatti, è che molti comuni non concludono le Conferenze dei servizi nelle tempistiche previste, rendendo necessario l’invio di una dichiarazione ulteriore da parte dell’operatore per cristallizzare l’avvenuto formarsi del silenzio assenso.

Per quanto concerne le infrastrutturazioni di rete fissa il silenzio assenso risulta raramente utilizzato, poiché l’attività di scavo necessita anche dell’ordinanza della disciplina del traffico da parte di Municipi o Polizia locale, operazione che richiede un’autorizzazione espressa. Inoltre, rispetto al 2022, si osserva come Enac/Enav e Aviazione militare continuino a partecipare di rado alla Conferenza, mentre più presente appare il Genio civile.

Le microtrincee e gli oneri istruttori

La realizzazione di microtrincee, nonostante la chiarezza del dettato normativo, continua a trovare ostacoli derivanti, da un lato, dalla carenza di competenze di alcuni enti locali (in particolare le Province) rispetto alle tecnicalità legate a questo tipo di tecnologia di scavo (tanto che ultimati i lavori formulano richieste di ripristino ai sensi del Decreto scavi) e, dall’altro, dalla contrarietà di alcuni di essi agli scavi superficiali per ragioni connesse alla stabilità del manto stradale.

Da ultimo, ma certamente tra i temi a più elevato impatto sul business degli operatori, quello relativo alla permanenza di richieste e pretese di oneri istruttori, fidejussioni e pagamenti Tosap, che pongono questioni interpretative importanti stante il divieto di imporre oneri o canoni ulteriori a carico degli operatori.

I-Com: gli spunti di policy

Nell’immaginare possibili correttivi alla normativa vigente e potenziali iniziative da mettere in campo, secondo I-Com sarebbe utile:

  • mettere in atto tutte le azioni necessarie ad assicurare certezza del diritto, uniformità di applicazione della disciplina nazionale sull’intero territorio nazionale e strumenti di cooperazione tra operatori ed enti locali che consentano di individuare con puntualità le esigenze del mercato e i bisogni della collettività;
  • favorire la diffusione di una nuova cultura della semplificazione nella Pa e nel management aziendale per rendere fluido il processo;
  • garantire il coinvolgimento degli enti locali, ed in particolare di Anci e Uncem, per favorire e velocizzare la realizzazione delle infrastrutture digitali e dunque contribuire ad un cambio di paradigma culturale;
  • accompagnare i Comuni, soprattutto quelli più piccoli e meno dotati di competenze strutturate, a governare la complessità legata allo sviluppo delle infrastrutture e all’implementazione della normativa ad esse relativa;
  • avviare una riflessione strutturata sulla necessità di rivedere la disciplina dei limiti elettromagnetici che fortemente impatta sulla realizzazione degli impianti;
  • prevedere, per il segmento mobile, l’accesso per gli operatori ai catasti elettromagnetici regionali (previsti dalla legge 36/2001 ma non ancora ultimati in tutte le regioni), che consentirebbe loro di conoscere in anticipo dove lo spazio elettromagnetico è già saturo o quasi saturo e dunque presentare solo autorizzazioni che hanno by design le caratteristiche per essere approvate;
  • prescrivere ex lege una maggiore responsabilizzazione dei dirigenti comunali nell’avviare le Conferenze dei servizi e nell’adottare i provvedimenti dichiarativi del silenzio assenso;
  • sancire l’obbligatorietà della partecipazione di Enac/Enav alla Conferenza di servizi;
  • rispetto alle procedure che coinvolgono il Genio Civile, prevedere una maggior responsabilizzazione dei progettisti scelti dagli operatori, valorizzare la logica del silenzio assenso ed introdurre rigidi controlli a campione per la verifica della congruità delle operazioni
  • organizzare campagne di informazione e sensibilizzazione tese a sottolineare come l’infrastruttura digitale generi valore non solo in quanto opera di pubblica utilità, ma in quanto fattore abilitante lo sviluppo e l’inclusione sociale dei territori.

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