Cresce il mercato delle smart city: + 23%, rispetto al 2021, per un giro d’affari 900 milioni di euro. E se a pesare di più sono applicazioni ormai consolidate, come l’illuminazione pubblica (24%), la smart mobility (21%), lo smart metering e lo smart building (12%), e mentre crescono grazie ai fondi del Pnrr anche soluzioni legate all’energia (13%), come smart grid e comunità energetiche rinnovabili, il sentiment non rivela il livello di soddisfazione che ci si potrebbe attendere: il 35% degli italiani, infatti, non ritiene adeguata l’offerta digitale della propria città e ben il 47% ritiene che si potrebbe fare molto di più.
Sono alcuni risultati della ricerca dell’Osservatorio Smart City della School of Management del Politecnico di Milano, secondo cui il 39% dei comuni al di sopra dei 15.000 abitanti ha avviato almeno un progetto di smart city nel 2022. Il 21% se si considerano tutti i comuni italiani. E quasi tutte le amministrazioni che hanno avviato progetti negli ultimi anni (l’89%) vogliono continuare a investire in nuove iniziative in questo ambito.
Comuni: investe di più chi è già “smart”
La quasi totalità (89%) delle amministrazioni che negli ultimi anni ha avviato progetti in diverse aree applicative vuole continuare a investire in nuove iniziative per la smart city. In particolare, questi comuni si concentreranno sullo sviluppo di progetti di smart mobility, smart building, e analisi dei dati legati al turismo, alla mobilità e agli eventi in città, tutti ambiti che hanno grande potenziale per lo sviluppo di soluzioni connesse e integrate. In netto contrasto è la posizione dei comuni che non hanno ancora avviato progetti. Tra questi, solo il 28% si dichiara interessata ad implementarli nei prossimi anni.
Rimane stabile al 60% la percentuale di comuni che utilizza i dati generati dai diversi applicativi. Nel 2022 si assiste però a un’importante riduzione degli ostacoli alla valorizzazione dei dati da parte dei comuni: diminuiscono i problemi legati alla mancanza di competenze (-22 punti percentuali rispetto al 2021), alla comprensione del valore generato (-20 p.p.) e alla carenza di adeguati sistemi digitali (-27 p.p.). Si delinea pertanto un cambio di rotta rispetto a quanto monitorato finora, come dimostra il crescente numero di comuni che si ritiene soddisfatto rispetto a quanto già fatto in termini di analisi e valorizzazione dati (18%, +11 p.p. rispetto al 2021).
I cittadini: per il 47% si potrebbe fare molto di più
Il tema della smart city inizia ad essere conosciuto dal grande pubblico. Secondo l’indagine svolta in collaborazione con Bva Doxa, il 65% degli intervistati, infatti, ha sentito parlare di smart city e la maggior parte di essi vi associa il concetto di “città innovativa”. Il 64% dei cittadini reputa però ancora futuristica e distante la realizzazione di una città interamente “smart”. Solo l’11% esprime un parere pienamente positivo su quanto implementato, mentre il 47% crede che la città in cui vive abbia adottato alcune tecnologie digitali, ma che si potrebbe fare molto di più.
Il 35% non ritiene adeguata l’offerta digitale in città. In particolare, le persone intervistate lamentano soprattutto difficoltà nel trovare parcheggio (54%), pessime condizioni del manto stradale (53%), criminalità e vandalismo (39%), eccessivo livello di traffico e trasporto pubblico carente (entrambi al 37%). È chiaro, dunque, come le priorità suggerite dai cittadini siano fortemente legate ai temi della mobilità smart e della sicurezza (sentite entrambe come esigenza dal 41%).
Pnrr e smart city: finanziamenti per 17 miliardi di euro
Il Pnrr rappresenta una grande opportunità per sviluppare progetti smart nelle città e nel territorio italiano. Secondo la stima dall’Osservatorio, i finanziamenti dedicati alle città intelligenti superano i 17 miliardi di euro; l’82% dei comuni ha in programma investimenti finanziati con fondi del Pnrr, puntando su digitalizzazione, sostenibilità e inclusione.
Ammontano a 17,1 miliardi di euro i fondi Pnrr con potenziale impatto sul mercato smart city dei prossimi anni. Di questi, 2,9 miliardi rientrano nella Missione 1, relativa alla digitalizzazione della pubblica amministrazione, al cui interno trovano posto diversi interventi che abilitano la smart city. A livello di finanziamenti, gran parte del potenziale “smart” del Pnrr deriva dalla Missione 2, relativa alla rivoluzione verde e transizione ecologica, in cui 10,7 miliardi di euro sono allocati a soluzioni finalizzate ad aumentare l’efficienza energetica e la sostenibilità in chiave Smart land. Tra queste, spiccano interventi per il monitoraggio integrato del territorio, per la riduzione dei rischi idrogeologici e per la creazione di comunità energetiche, specialmente nei centri urbani con meno di 5.000 abitanti. La Missione 5 prevede finanziamenti ad hoc per le città: 2,5 miliardi di euro sono infatti destinati ai Piani urbani integrati, un intervento che mira a migliorare le periferie di 14 Città metropolitane, creando nuovi servizi per i cittadini e digitalizzando le infrastrutture per trasformare le aree più vulnerabili in realtà intelligenti e sostenibili. Infine, 1 miliardo di euro sarà destinato a progetti di rigenerazione urbana.
“Un valore difficile da cogliere a priori: servono le applicazioni”
“Le tecnologie Smart applicate al trasporto e all’energia rivoluzioneranno nei prossimi anni le nostre città – dice Giulio Salvadori, direttore dell’Osservatorio Smart City -. Molti dei comuni italiani hanno già compreso le potenzialità di questa rivoluzione e hanno iniziato ad introdurre progetti di smart city. I risultati, però, indicano che il valore della smart city è percepito solo nel momento in cui si implementano le soluzioni, mentre è più difficile coglierne il potenziale a priori. È fondamentale dunque intervenire per rimuovere le barriere e gli ostacoli che impediscono l’avvio di progettualità da parte delle amministrazioni”.
“L’aumento delle progettualità e dell’interesse per sviluppi futuri della smart city è sicuramente un segnale molto positivo. Esistono tuttavia dei punti di attenzione che impediscono veri salti di qualità – spiega Matteo Risi, ricercatore dell’Osservatorio Smart City -. Spesso si nota una scarsa consapevolezza rispetto alle vere potenzialità delle tecnologie, con molti comuni che sono convinti di adottare applicazioni “smart” quando in realtà sono fermi a un livello ancora superficiale di innovazione. Per liberare il potenziale dei progetti di smart city è necessario, dunque, sviluppare innanzitutto una cultura dell’innovazione che permetta di identificarne tutti i vantaggi, compresi quelli che nascono dall’unione di più applicazioni verticali in sistemi integrati”.
Le smart city a Forum PA 2023
Il 17 maggio a Forum PA si discuterà di smart city e governance. Qui i dettagli sull’evento > https://www.forumpa.it/manifestazioni/forum-pa-2023/l-arena-di-forum-pa-governare-la-complessita-tra-citta-del-futuro-e-nuovo-ruolo-dei-manager-pubblici/