Pietro Labriola, amministratore delegato di Tim, mette in chiaro gli elementi salienti del processo di cessione della rete della telco italiana: quel che conta sono i tempi e l’esecuzione del piano. Commentando con gli analisti i risultati finanziari di Tim, Labriola ha detto che, sulla possibilità di un’offerta combinata tra i due soggetti che hanno avanzato proposte per la rete di Tim, cioè Kkr e Cdp-Macquarie, “per noi le cose importanti sono l’execution e tempi. È importante procedere rapidamente con un basso rischio in termini di execution per valutare la validità dell’offerta…Se vogliamo fondere o combinare le cose, questo per il momento non lo possiamo dire”.
Quanto all’ipotesi per Tim di tenere una quota di minoranza nella rete, “Dipende – ha risposto l’Ad in conference call con la comunità finanziaria. – Oggi non vogliamo avere diritti di veto perché altrimenti non saremmo in grado di sfruttare la disintegrazione verticale per ServiceCo e per Netco. Evitare di avere una integrazione verticale ci consentirebbe di avere più libertà nella definizione dei prezzi e ritorno sugli investimenti“.
La cessione della rete deve essere a prezzo equo
Sulla rete di Tim il processo va, dunque, avanti. Dopo aver analizzato le offerte di Kkr e della cordata Cdp-Macquarie, “il cda le ha ritenute inadeguate, anche se migliorate”, ha indicato l’Ad. “Di conseguenza, vista la disponibilità espressa da almeno uno a migliorare l’offerta, il cda ha deciso di esplorare tale disponibilità, con la prospettiva di un’offerta definitiva entro il 9 giugno. Riteniamo valga la pena prendersi qualche settimana in più per esplorare questa opportunità”.
L’offerta per la rete di Tim con il nuovo termine del 9 giugno “come reso noto da comunicato, sarà finale, ma ancora non vincolante, dipenderà anche dalla controparte, per noi è importante la velocità del processo” di cessione della Netco, “per questo abbiamo chiesto offerte definitive”, ha ribadito Labriola. “È anche importante avere un’offerta senza condizioni particolari, come sull’antitrust”.
La cessione di Netco, ha precisato, “resta l’opzione principale per ridurre strutturalmente la situazione debitoria di Tim” e deve avvenire a “prezzo equo e a valore di mercato”.
ServiceCo è già sostenibile
Tolta la rete (Netco) Tim resta un’azienda solida, ha proseguito Labriola: “ServiceCo è un portafoglio di tre attività distinte ben bilanciate in termini di generazione di cassa, maturità del mercato e propensione al rischio” di cui fanno parte non solo Tim Consumer, ma anche Tim Enterprise e Tim Brasile. “Il modo giusto di guardare a ServiceCo è di considerare la combinazione di queste tre entità” e così “vediamo che ServiceCo è già sostenibile, con un Ebitda Al pro-forma combinato previsto significativamente superiore a 3 miliardi di euro e con Fcf operativo positivo superiore a 1 miliardo di euro nel 2023. Inoltre, la generazione di cassa è impostata su un forte traiettoria di crescita, sulla scia dell’aumento dell’Ebitda e della riduzione del Capex”, ha affermato Labriola.
In particolare, Tim Enterprise, fa notare l’Ad, “è un asset con un posizionamento unico, se facciamo bene nell’esecuzione l’opportunità di crescita davanti a noi è enorme. Genererà circa il 24% dell’Ebitda Al di ServiceCo, è sicuramente una ‘stella'”.
Per Tim Consumer le difficoltà continuano, così come per tutti gli operatori in Europa, ma “la svolta operativa è sulla buona strada; ci vorrà del tempo, ma la direzione del viaggio è chiara. Per noi è un dovere essere pronti alle opportunità di mercato che verranno dal consolidamento in-market e dai nuovi modelli di business che emergeranno. In ogni caso, Tim Consumer rappresenterà solo il 33% dell’Ebitda Al di ServiceCo“.
Infine, in ServiceCo c’è Tim Brasil che “è leader in un mercato ben strutturato e razionale e sta sfruttando le sinergie dell’acquisizione di Oi oltre le nostre aspettative iniziali. Genererà in media circa il 43% dell’Ebitda Al 2023-2025 di ServiceCo e possiamo considerarlo una ‘vacca da mungere'”.
Dal Pnrr buone notizie
“Anche sul fronte del Pnrr abbiamo buone notizie”, ha concluso Labriola. “Abbiamo ottenuto la possibilità di avere il 20% dei contributi in anticipo. Questo significa che riceveremo circa 500 milioni quest’anno, con un meccanismo proporzionale di riduzione negli anni seguenti che deve essere ancora finalizzato. Dalle nostre stime preliminari, questo potrebbe tradursi in un upside potenziale sulla guidance per la nostra generazione di cassa after lease 2023-2025 di circa 2-300 milioni. L’anticipo dei contributi garantirà i fondi già all’inizio del roll out dei progetti Pnrr, salvaguardando in questo modo le dinamiche del nostro cash flow”.
I primi tre mesi del 2023 si sono chiusi per il gruppo Tim con ricavi totali ammontano a 3,8 miliardi di euro (+4,3% anno su anno) mentre i ricavi da servizi ammontano a 3,5 miliardi di euro (+2,8%) grazie al miglioramento del trend domestico e al contributo positivo del Brasile. “Oggi siamo molto fiduciosi di raggiungere la guidance per l’intero anno”.