IL CASO

Tribunale dei brevetti, Milano sparisce dal radar

In vista dell’entrata in vigore, il 1° giugno, del sistema comunitario è stata affidata la gestione dei contenziosi a Monaco per chimica e metallurgia e a Parigi per la farmaceutica. Resta in ballo l’attribuzione all’Italia di una Corte centrale, ma per ora non se n’è venuti a capo nello scontro con Francia e Germania

Pubblicato il 18 Mag 2023

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Il Tribunale unificato dei brevetti sta per inaugurare il nuovo sistema comunitario: le attività inizieranno il 1° giugno e le competenze, almeno per quel che risulta al momento, saranno suddivise solo tra Monaco di Baviera e Parigi. Milano dunque, che era inizialmente in lizza per sostituire Londra (sede, prima della Brexit, della divisione centrale) sarebbe esclusa dalla rete.

La decisione del Tribunale

Si tratta di una decisione presa dieci giorni fa: il capoluogo lombardo non è infatti nominato nella comunicazione ufficiale sulla riassegnazione delle competenze a partire dal prossimo mese. “Nella riunione dell’8 maggio 2023, il comitato del Tribunale unificato dei brevetti ha deciso che, a partire dal 1° giugno 2023, le azioni pendenti dinanzi alla divisione centrale relative ai brevetti della sezione Ipc (A) saranno assegnate alla sede di Parigi, mentre le azioni relative ai brevetti della sezione Ipc (C) saranno assegnate alla sezione di Monaco”, così recita la nota rilasciata il 16 maggio dalla Corte dei brevetti unificata. Al momento, quindi, i brevetti per l’area farmaceutica sono assegnati alla sede di Parigi. Per chimica e metallurgia, invece, occorrerà rivolgersi alla sezione tedesca di Monaco. Mentre di Milano, per l’appunto, non c’è traccia.

Lo stesso ministro della Giustizia, Carlo Nordio, alcune settimane fa, era intervenuto sulla questione parlando di una trattativa complessa con Francia e Germania. “La resistenza contro il trasferimento a Milano di tutte le competenze originariamente assegnate a Londra è forte, ma noi intendiamo mantenere la nostra posizione altrettanto vigorosamente”.

Non si tratta solo di questioni di prestigio internazionale e potere politico: l’apertura di una sede centrale del Tribunale dei brevetti ha anche ricadute economiche per la metropoli che lo ospiterà. Secondo una stima elaborata da Fti Consulting per City of London Law Society, l’impatto di una struttura del genere sul Pil cittadino sarebbe, tra indotto diretto e indiretto, compreso tra i 630 milioni e 2,2 miliardi di euro l’anno. La proiezione risale al 2012, quindi è plausibile che con l’affermazione del lavoro da remoto e la diffusione delle tecnologie di unified communication & collaboration oggi il dato sarebbe diverso, ma comunque di rilievo.

Il sistema dei brevetti unitario al via

Il nuovo sistema brevettuale unitario partirà come detto il 1° giugno, quando entrerà in vigore l’Accordo internazionale sul Tribunale Unificato dei Brevetti (Tub). Il brevetto europeo con effetto unitario sarà rilasciato dall’Ufficio Europeo dei brevetti (Epo) e consentirà, attraverso il pagamento di un’unica tassa di rinnovo direttamente all’Epo, di ottenere contemporaneamente la protezione brevettuale nei 25 paesi Ue aderenti all’iniziativa: Italia, Francia, Germania, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo, Polonia, Malta, Cipro, Grecia, Svezia, Danimarca, Finlandia, Estonia, Lettonia, Lituania, Repubblica Ceca, Repubblica slovacca, Slovenia, Portogallo, Austria, Romania, Bulgaria, Ungheria, Irlanda.

Al momento del suo avvio coprirà solo i 17 paesi Ue che hanno ratificato l’Accordo Tub. Di conseguenza, ci saranno nel tempo diverse generazioni di brevetti unitari con una diversa copertura territoriale (collegata al numero delle ratifiche dell’accordo), che resterà invariabile per tutta la durata del brevetto (massimo 20 anni). Il brevetto unitario non si sostituirà ma semplicemente si affiancherà alla tutela brevettuale oggi esistente a livello nazionale (in Italia presso l’Uibm) e a livello europeo (presso l’Epo).

Per l’Italia il 2022 anno da record

Nel frattempo l’Italia ha registrato nel 2022 un record per le domande di brevetto pubblicate dall’Epo: l’anno scorso sono state 4.773, 218 in più di quelle del 2021, con una crescita del 5%.

Come emerge dall’analisi effettuata da Unioncamere e Dintec, dal 2016 l’aumento delle domande italiane di brevetto europeo è risultato pressoché continuo, con una variazione del 33% tra il 2015 e il 2022, quando il nostro Paese ha raggiunto il miglior risultato del decennio, mantenendo così la quinta posizione per capacità inventiva nell’Epo tra i paesi Ue e l’undicesima tra tutti i paesi del mondo.

Tra il 2021 e il 2022 la crescita delle domande pubblicate dall’Epo è stata trainata dalle attività di ricerca, sviluppo e innovazione nel Nord–Est e nel Mezzogiorno (rispettivamente, +6% e +29%). Nella prima macroarea le regioni più dinamiche sono risultate il Friuli-Venezia Giulia (+21%) e il Trentino-Alto Adige (+12%); nella seconda l’Abruzzo (+93%), la Campania (+46%) e la Puglia (+14%). Nelle altre grandi circoscrizioni del Paese, le variazioni più significative nel numero delle domande si sono registrate in Liguria (+28%) e in Umbria (+57%).

Nel lungo periodo che va dal 2008 al 2022 le domande di brevetto europeo dell’Italia sono state 61.253 in tutto; di queste 10.131, quasi il 17%, ha origine nella provincia di Milano.

“L’Italia sta facendo bene sul fronte dell’innovazione. Probabilmente anche per effetto delle misure previste dal Pnrr, le nostre imprese stanno accelerando”, sottolinea il presidente di Unioncamere, Andrea Prete. “Il dinamismo dimostrato da Milano negli anni, del resto, conferma la bontà della scelta di assegnare alla città la sede del Tribunale dei brevetti europeo. È un giusto riconoscimento alla capacità di tutte le aziende e i centri di ricerca del territorio”.

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