In attesa che il cda di Telecom Italia dell’8 maggio scopra le carte (almeno alcune) sui piani di Telecom Italia, prosegue il lavoro degli analisti per individuare gli scenari migliori. Quello preferito da Bernstein prevede Hutchison Whampoa come azionista al posto dei soci italiani più Telefonica (se decidesse di abbandonare la partita), ma senza lo spin-off della rete. Gli analisti comunque non si aspettano che si raggiunga alcun accordo prima degli annunci di giugno sulla regolamentazione europea, che potrebbero avere un impatto significativo sul valore della infrastruttura e della stessa Telecom. Resta il fatto che nessuno può vendere la partecipazione di controllo a Hutchison, né qualsiasi altro operatore straniero, senza la preventiva separazione della rete fissa, dal momento che questo asset è classificato formalmente come strategico dallo Stato. Il che, rispetto ai desiderata enunciati da Bernstein, si traduce in una sorta di “mi piacerebbe tanto ma non si può fare”.
Nei giorni scorsi indiscrezioni di stampa riportavano che Telecom Italia starebbe considerando la quotazione in Borsa della newco alla quale trasferirà la rete, coinvolgendo la Cassa Depositi e Prestiti. Non ci sarebbe ancora un accordo sulla valutazione implicita della rete fissa, che dovrebbe essere pari a 15 miliardi euro per Telecom e 10 miliardi per Cdp. “Nel nostro caso base, le attività domestiche ex rete dovrebbero trattare implicitamente meno di 3 volte l’Ebitda e ci aspettiamo un re-rating” dell’azione, commentano da Kepler.
Inoltre, continuano gli esperti, separando la rete, il gruppo tlc dovrebbe cristallizzarne il valore e diminuire i rischi per il bilancio, affrontando il problema principale della struttura azionaria che non supporta la crescita industriale di lungo periodo. “Questo è il motivo per cui pensiamo che la società andrà avanti con la separazione della rete e la vendita delle attività commerciali a Hutchison Whampoa, mentre un aumento di capitale in questo piano è “improbabile”, concludono dalla casa d’affari.
Sul versante 3 Italia, a quanto risulta la Corriere delle Comunicazioni ieri, nonostante fosse 1° maggio, si è riunito il comitato – formato dal presidente Franco Bernabè, da Luigi Zingales (indipendente), da Elio Catania, Gabriele Galateri e Julio Linares – a cui il Cda ha dato mandato di verificare le condizioni per un’eventuale integrazione TI-3 Italia.
Nei giorni scorsi Galateri aveva reso noto l’impegno del comitato ad arrivare a una consclusione da presentare al Cda dell’8 maggio. “L’8 maggio c’è un Cda di Telecom. Si tenta di arrivare a quella data con una conclusione – aveva sottolineato – I lavori sono in corso”.
Intanto Naguib Sawiris, che alla fine dello scorso anno aveva presentato una manifestazione di interesse per Telecom, resta alla finestra e sentenzia: “un’integrazione con H3g non avrà successo”. Interpellato dall’agenzia Bloomberg a margine del St Gallen Simposium, Sawiris ha detto di essere interessato a rientrare in Italia. “Se vedremo un’opportunità la perseguiremo” e in particolare su Telecom ha affermato che “stiamo seduti e guardiamo”.