«Lavoreremo sodo per rimuovere il maggior numero possibile di barriere entro la fine del nostro mandato”. In un’intervista accordata in esclusiva al Corriere delle Comunicazioni, Neelie Kroes parla a tutto tondo del piano sul mercato unico europeo delle tlc che la Commissione sta mettendo a punto in queste settimane. “Presenteremo le nostre proposte concrete nel mese di luglio – anticipa al nostro giornale -, ma occorrerà attendere ottobre per i dettagli”.
I toni sono risoluti, agguerriti. Gli Stati membri sono avvisati: “Non possono fare melina dopo averci conferito questo importante mandato”, avverte la Kroes. E si dice pronta a “fare tutto ciò che è in mio potere”. Anche adire la Corte di Giustizia europea o ricorrere a sanzioni pecuniarie di fronte a specifiche inadempienze nazionali, come ad esempio sulla questione dello spettro. Per il quale la Commissaria vuole regole uguali per tutti, un vero “coordinamento” e non solo una semplice “armonizzazione”. In una parola “uno spazio unico europeo”.
Quali saranno le prossime tappe del piano sul mercato unico delle tlc che la Commissione sta elaborando su mandato del Consiglio?
I capi di stato della Ue desiderano visionare il piano entro il Consiglio europeo di ottobre, ritenendolo un tassello importante dei nostri sforzi per sostenere la crescita e l’occupazione. Ma la Commissione dovrebbe presentare le proprie idee già nel mese di luglio, perché riteniamo doveroso procedere in maniera trasparente, inviando un segnale chiaro ai mercati. Tuttavia, resta fermo che solo in ottobre verrà alzato il velo sui dettagli del piano e si potrà così avviare un esaustivo dibattito attorno ad essi.
Perché l’Europa ha bisogno con tanta urgenza di un mercato unico delle tlc?
È la situazione dell’economia europea a chiederci di fare presto, di accelerare i nostri sforzi. Non appena in ottobre i capi di stato e di governo troveranno un accordo sul nostro piano, nei dodici mesi successivi lavoreremo sodo assieme al Parlamento europeo ed al Consiglio per rimuovere il numero maggiore di barriere al mercato unico entro la fine del mandato di questa Commissione.
Ma non ritiene che su un tema così “sensibile” proprio gli stati membri possano mettersi di traverso?
Gli stati membri non possono fare melina. Il mandato che ci ha conferito il Consiglio europeo è frutto della consapevolezza che, in tempi di crisi economica e finanziaria, l’economia digitale europea può liberare un potenziale che ad oggi non è stato ancora sfruttato appieno. In termini generali, il settore continua a rafforzarsi, ma è frenato in particolare dalla mancanza di un vero mercato unico. Nei fatti ristagna piuttosto che crescere. Al netto di questa situazione basti ricordare che la fine della frammentazione potrà immediatamente tradursi in un guadagno di 110 miliardi supplementari all’anno: è una cifra superiore a quella che potrebbe derivare da un accordo di libero scambio tra Stati Uniti e Ue. Il fatto che i paesi membri abbiano chiesto esplicitamente di elaborare un piano mi dà motivo di essere ottimista.
Ascoltando le differenti reazioni, si ha l’impressione che gli stakeholder sia privati sia istituzionali coltivino idee talvolta diverse, se non divergenti sul significato di mercato unico delle tlc.
Ogni cambiamento ha le sue croci e le sue delizie. Per quel che mi concerne, sto lavorando affinché tutti gli attori interessati traggano massimo beneficio e soddisfazione dal piano. Ma nella sostanza il concetto di Mercato Unico è chiaro e ben definito nel diritto europeo. Un Mercato Unico delle Telecomunicazioni significa uno spazio comune in cui gli operatori e i fornitori di servizi digitali siano in grado di offrire i propri servizi ovunque in Europa a prescindere dalla loro collocazione geografica. E dove cittadini e imprese possano beneficiare di questi servizi ovunque essi risiedano o si trovino in Europa. La nostra proposta si concentrerà su una serie di aree specifiche nelle quali esistono ancora ostacoli che è necessario superare.
Un tema collegato al mercato unico è quello del consolidamento. Alcuni temono che la vostra proposta, favorendo più consolidamento, possa incidere negativamente sulla concorrenza.
In Europa al momento abbiamo 27 mercati nazionali, in ciascuno dei quali si confronta un numero limitato di attori. Nessuno di questi attori può però vantare “una fetta di mercato” delle stesse dimensioni dei suoi competitor mondiali. Abbiamo almeno 200 operatori e nessuno di essi è presente in più della metà dei paesi Ue. Anzi, la maggior parte opera in pochi o addirittura in un solo stato. L’obiettivo della Commissione è dare agli operatori la possibilità di offrire i propri servizi su scala transnazionale così da creare nuove opportunità. Il mio ruolo però non è di predeterminare come la nostra proposta trasformerà il mercato delle tlc, e nemmeno di definire come potrebbe incidere sulla struttura dell’industria o di favorire una tecnologia piuttosto che un’altra. Il compito che mi sono prefissa è invece favorire la concorrenza e l’innovazione su scala europea, ossia permettere all’industria di raccogliere più agevolmente le opportunità di crescita e al contempo di aiutare i consumatori ad ottenere ciò che vogliono. Ciò detto, è evidente che mettere fine alla frammentazione apre le porte ad una prospettiva differente sul consolidamento.
Parliamo del mercato unico in un settore chiave quale è quello della telefonia mobile. Alla Mobile World Conference lei ha detto che la Commissione è pronta “a fare uso dei suoi poteri legali per cambiare la situazione”. Cosa significa in concreto?
Significa che quando gli stati membri si impegnano attraverso un accordo – come è il caso del nostro Programma per una politica in materia di spettro radio (Radio Spectrum Policy Program, approvato a febbraio 2012, ndr) – sono tenuti a rispettarne i termini. Se non lo fanno, la Commissione può prendere provvedimenti che da ultimo possono tradursi in un deferimento alla Corte di Giustizia europea o in sanzioni pecuniarie. Sono i trattati stessi a conferirci questo potere. Lo spettro è la “materia prima” dei servizi mobili e abbiamo necessità di farne un uso ottimale per riconquistare una posizione di leadership nel settore. Affinché ciò accada, dobbiamo continuare a “fare pressioni” sugli stati membri in modo che una politica efficace e coordinata sui servizi a banda larga mobile divenga una realtà in tutta Europa.
È favorevole a uno scenario in cui la Commissione accentri a livello europeo l’assegnazione delle licenze?
La Commissione non comincerà a fare le aste se è quello che intende! L’architettura istituzionale ha un interesse relativo, quello che conta sono i risultati. Quindi sono favorevole ad un spazio unico europeo per lo spettro, ma ci sono molti modi per arrivarci. Ripeto: è il risultato e non le istituzioni ciò che conta. Per quel che concerne i dettagli operativi, non si tratta solo di armonizzazione ma anche di coordinare l’assegnazione delle licenze. Per offrire i servizi wireless alle stesse condizioni in tutta Europa. Sono favorevole a questi cambiamenti perché i servizi e le reti mobili saranno un elemento chiave del mercato unico delle Tlc.