L’avvio dell’annunciata prima cloud region italiana di Microsoft è imminente. Il nuovo ecosistema, composto da tre data center, è localizzato in Lombardia, in provincia di Milano, e a partire dalle prossime settimane sarà in grado di garantire i massimi livelli di sicurezza, privacy e performance, contribuendo ad accelerare la transizione digitale di imprese e pubbliche amministrazioni. Un’operazione che metterà in moto un giro d’affari da circa 126 miliardi di euro, attraendo investimenti per 10 miliardi e generando 237mila nuove opportunità di lavoro, tra professionalità IT e indotto. Inoltre, Microsoft, il suo ecosistema e i dipartimenti IT delle aziende clienti aggiungeranno 40.700 nuovi posti di lavoro qualificati nel settore IT.
Il più grande investimento in 40 anni
“Con la Cloud Region vogliamo consolidare ulteriormente il nostro impegno quale partner strategico per la crescita dell’Italia grazie all’innovazione digitale”, ha spiegato Vincenzo Esposito, amministratore delegato di Microsoft Italia. “Insieme ai nostri partner, siamo al fianco delle imprese italiane, pubbliche e private, per offrire loro un accesso a servizi cloud innovativi e sicuri attraverso i quali potranno migliorare la competitività e lo sviluppo sostenibile. Questo è il più grande investimento che Microsoft ha fatto in Italia in questi 40 anni con tecnologie e programmi per generare un ecosistema virtuoso di innovazione nel nostro Paese”.
La Cloud region peserà per oltre il 17% del giro d’affari
“Le aziende italiane sono da sempre eccellenze nel mondo per la loro creatività, artigianalità e imprenditorialità, consolidando la loro posizione tra i brand più stimati e affidabili a livello globale”, ha aggiunto Ralph Haupter, Presidente Microsoft Emea. “Crediamo che questo scenario imprenditoriale così vivace meriti la migliore infrastruttura tecnologica disponibile, anche perché avrà un impatto concreto pure sul nostro ecosistema. Stimiamo che da qui al 2027 verrà generato dai partner Microsoft un fatturato di 135,7 miliardi di dollari (126 miliardi di euro). Ebbene, la nuova Cloud Region peserà per il 17,1% del giro d’affari“.
La tutela del made in Italy
“Il lancio della Cloud Region di Microsoft è un fatto rilevante per la Lombardia e l’Italia”, ha detto Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy in un messaggio inviato per l’occasione. “L’iniziativa porta non solo opportunità di occupazione di qualità, ma soprattutto fornisce strumenti e infrastrutture tecnologiche che permettono alle aziende e alla Pubblica Amministrazione di procedere lungo la via della transizione digitale”, ha evidenziato il viceministro Valentino Valentini, presente in Triennale. “L’obiettivo del Governo è creare un ecosistema che accresca il livello di competitività, tuteli il made in Italy da fenomeni di contraffazione, ottimizzando i processi produttivi, il controllo di qualità nonché la logistica e la sostenibilità energetica. La Cloud Region di Microsoft permette il raggiungimento di questi obiettivi”.
Ambizione Italia
La realizzazione del progetto è parte integrante di Ambizione Italia, il più ampio piano di investimenti di Microsoft nel nostro Paese – pari a 1,5 miliardi di dollari in cinque anni annunciato nel 2020 – pensato per creare nuove opportunità di crescita attraverso la tecnologia cloud per le imprese, per modernizzare la Pubblica Amministrazione e formare i professionisti sulle competenze digitali necessarie per portare a compimento la transizione digitale del Paese.
Negli ultimi mesi, alcuni partner strategici di Microsoft Italia sono entrati a far parte della Ambizione Italia Cloud Region Partner Alliance, sviluppata per sostenere le aziende locali a cogliere le opportunità della nuova infrastruttura datacenter per i loro progetti di trasformazione digitale. L’Alleanza conta oggi 32 partner su tutto il territorio.
Microsoft Cloud for Sovereignty
L’Italia si aggiunge alle oltre 60 cloud region Microsoft distribuite in tutto il mondo e diventerà una delle più ampie delle 17 region datacenter annunciate o già lanciate in Europa. La nuova region datacenter fornirà servizi cloud anche alla pubblica amministrazione come parte del Polo Strategico Nazionale facendo leva su Microsoft Cloud for Sovereignty, una nuova soluzione introdotta nel luglio 2022 che soddisfa gli standard di classificazione dei dati del governo nazionale e supporta gli obiettivi di trasformazione digitale del Paese con tecnologie basate su cloud pubblico, controlli e policy governance.
24 miliardi di investimenti in R&D
Matteo Mille, Marketing and Operations Lead di Microsoft ha precisato che gli sforzi del gruppo in questa direzione sono supportati da 24 miliardi di dollari investiti in R&D nell’ultimo anno, con un incremento del 18% rispetto al 2021. “Il nostro cloud non tiene conto solo delle cosiddette solution area, ma anche delle differenze che sussistono a livello di industry. L’obiettivo è quello di creare framework sempre più verticalizzati, ovvero in grado di indirizzare le specifiche esigenze dei vari settori, dal Finance al Retail. In Italia tra l’altro variamo il primo confidential computing, che soddisfa i requisiti su sovranità del dato”.
La sfida green
Entro il 2030 Microsoft punta a diventare carbon negative ed entro il 2050 a eliminare dall’ambiente tutte le emissioni di carbonio che l’azienda ha emesso direttamente o tramite il consumo elettrico dalla sua fondazione nel 1975, comprese le attività dei datacenter. Entro il 2025, l’azienda passerà a una fornitura di energia rinnovabile al 100%, il che significa che avrà stipulato contratti di acquisto di energia verde per il 100% dell’elettricità consumata da tutti i suoi data center. Microsoft sta anche riducendo l’uso dell’acqua di raffreddamento nei suoi datacenter e stima che userà acqua per raffreddare il datacenter italiano per meno del 5% dei giorni dell’anno.
Innovazione, il gap dell’Italia con Germania e Francia
All’evento di Microsoft ha partecipato anche Andrea Rangone, Full Professor Politecnico di Milano, nonché presidente di Digital360. “Siamo nel bel mezzo della quarta rivoluzione digitale, alle prese con una tecnologia che pervade tutto e cambia tutto. Può sembrare ripetitivo parlare della necessità di cavalcare questa trasformazione”, ha sottolineato Rangone, “ma non possiamo dimenticare che il nostro Paese sembra non aver ancora colto il messaggio: l’Italia è rimasta sostanzialmente indietro rispetto ad altre economie comparabili”. Per descrivere il nostro gap digitale bastano due indicatori, ha detto Rangone. L’Italia investe in innovazione Ict il 3,29% del Pil contro il 4,4 e il 4,3% di Germania e Francia. In altre parole, mancano all’appello 20 miliardi di euro all’anno. Sul piano degli investimenti nel digitale, il Pnrr mette a disposizione poco più di una cinquantina di miliardi. “Sembrano tanti, ma in realtà che impatto possono avere sulla competitività 50 miliardi una tantum se ne perdiamo 20 all’anno?”. Il secondo indicatore è contenuto nel Desi, che evidenzia la scarsa maturità digitale del nostro Paese. “Un fattore che si traduce in svantaggio economico e soprattutto produttivo nella classifica europea. Non è un caso che negli ultimi 12 anni la curva della produttività dei nostri lavoratori, ovvero la capacità di sfruttare i nuovi strumenti sul posto di lavoro, si sia appiattita, mentre quella degli altri Paesi europei ha continuato a crescere. In modo forse paradossale, è stata la pandemia a scatenare un elettroshock culturale, dando finalmente rilevanza delle piattaforme digitali e spingendo l’Europa a definire come priorità la transizione digitale, in parallelo a quella verde. Si tratta di una trasformazione democratica e inclusiva, che supera il tema tecnologico e che rappresenta per il nostro Paese un’occasione di maggior equità sociale, capace di coinvolgere fasce di popolazione che hanno abilità ridotte e di rivoluzionare il mondo del lavoro. È un’opportunità che non dobbiamo perdere”.