Gli smartphone stanno rivoluzionando il mercato mobile da tanti punti di vista. Non da ultimo quello del search, tradizionale roccaforte del business online, che perde quote in termini di utilizzo da terminali fissi (desktop e laptop) a vantaggio della ricerca su smartphone e tablet. La ricerca on the go sta rapidamente diventando la modalità preferita con cui i consumatori trovano ciò di cui hanno bisogno, che siano informazioni, servizi o articoli da acquistare, in negozi digitali ma anche fisici.
Questa evoluzione rappresenta una grande opportunità, ma ci sono nuove trasformazioni da prevedere, oltre che tecnologie da affinare, sottolinea uno studio di BI Intelligence. Le opportunità sono ovviamente per tutti gli attori dell’ecosistema mobile, sviluppatori compresi, mentre i miglioramenti tecnologici devono riguardare innanzitutto la qualità della ricerca che è la chiave per il successo di molte app. Occorrono anche strumenti efficaci per valutare il reale impatto delle pubblicità collegate con la ricerca locale e campagne di marketing che prevedano la presenza su più piattaforme connesse con le funzionalità di ricerca mobile. La mobile search è considerata da BI Intelligence un elemento talmente centrale nel futuro delle piattaforme mobili che riuscirà a decretare il successo di alcune e il fallimento di altre nei prossimi anni.
Al momento il mercato è dominato da Google, che controlla il 95% delle ricerche mobili mondiali, ma la crescita del costo per click (Cpc) anno su anno del colosso di Mountain View è negativa da cinque trimestri. Per contrastare il calo del Cpc e far salire il tasso di monetizzazione (facendo crescere il prezzo della pubblicità), Google ha di recente rinnovato il suo strumento pubblicitario AdWords. In sostanza Google sta costringendo gli inserzionisti a creare campagne pubblicitarie che ruotano intorno al contesto anziché a specifici tipi di device – un tentativo di mettere la tecnologia per le ads al passo con la tendenza dei consumatori a usare più dispositivi diversi, molti dei quali mobili.
Ma non è detto che l’approccio di Google funzioni, perché l’elemento che potrebbe sparigliare il mercato è la frammentazione della mobile search: i consumatori preferiranno orientarsi passando per browser e motori di ricerca, oppure si affideranno alle app per mediare la loro esperienza? Al momento, nota BI Intelligence, i consumatori sembrano preferire la ricerca tramite applicazioni specifiche per alcune categorie, come lo shopping e i ristoranti; queste app includono le ricerche basate sulla location, che sempre più stanno diffondendosi al di fuori dell’ecosistema di Google.
Se il dominio assoluto di Google non è scontato, BI Intelligence è invece molto più pronta a scommettere su un brillante futuro per la pubblicità legata alla mobile search: nonostante qualche possibile ostacolo lungo il percorso – difficoltà di misurazione delle conversioni mobili o di fare un targeting mirato sullo specifico device – la ricerca mobile rappresenta una ghiotta opportunità come strumento di marketing. La chiave qui sarà riuscire a chiudere il cerchio che dalla ricerca online su device mobile porta il consumatore fino a un punto di vendita fisico per effettuare un acquisto, così gli inserzionisti capiranno la value proposition, cioè il valore reale che possono promettere al consumatore con la loro ad.
Intanto si moltiplicheranno gli approcci di ricerca nativa per le piattaforme mobili (mobile-native search): le start-up più creative metteranno a punto tecnologie di ricerca pensate e create ad hoc per gli utenti di smartphone e tablet. BI Intelligence si aspetta un boom di innovazioni anche nella ricerca delle app: oggi è difficile trovare app al di fuori delle Top 25 sui siti principali (Google Play e App Store di Apple in primis), eppure i titoli sono milioni: aspettiamoci a breve strumenti di search più precisi e mirati capaci di farci pescare ogni genere di applicazione in questo mare magnum.