Sulle Tlc il governo ha chiara la strategia. Lo ha sottolineato il sottosegretario all’Innovazione, Alessio Butti, intervenendo al Telco per l’Italia, l’evento annuale sulle Tlc di CorCom e Digital360.
“Eviterò di parlare di decisioni e scelte di società quotate in Borsa”, ha esordito, chiarendo però subito che “le reti 5G vanno realizzate in tempi rapidi. Il governo è, quindi, impegnato a definire scelte sempre più efficienti”.
La strategia del governo
“La situazione è critica ma c’è una via d’uscita – ha sottolineato Butti – C’è una strategia che il governo ha ben chiara in testa, bisogna cambiare mentalità, credo nella collaborazione con gli stakeholder di tutto il settore”.
Butti ha ricordato le mosse del governo per accelerare il roll out della banda ultralarga, partendo dalle collaborazione tra il Dipartimento per la trasformazione digitale, il Consiglio nazionale degli Ingegneri, quello degli Architetti, dei Geometri, Infratel Italia, Tim e Open Fiber. I soggetti aggiudicatari del Piano “Italia a 1 Giga” potranno disporre di un canale centralizzato, su base provinciale, per reclutare tecnici di comprovata esperienza e professionalità nel campo delle reti ultraveloci.
“Stiamo facendo una revisione importante della strategia per la banda ultra larga. Abbiamo bisogno di connettività – ha ribadito – Stiamo firmando protocolli e ne stiamo dando attuazione. Abbiamo iniziato con un protocollo a piu mani firmato con Ferrovie e stiamo già lavorando per cercare di sfruttare nel modo migliore 16.500km di rete ferroviaria per stendere la fibra, e la fibra non puo essere solamente interrata come sappiamo bene e come prevedono le convenzioni. Quindi con l’aiuto anche degli operatori stiamo ragionando sulla fibra aerea. Abbiamo bisogno di connettività. Non c’è tempo da perdere”.
“Adesso – ha annunciato – stiamo cercando di risolvere il problema degli ultimi 40 metri del fiber to the building”.
Inoltre “abbiamo emendato il decreto Pnrr con due emendamenti seri che sono andati unicamente nella direzione di favorire e agevolare e incentivare gli operatori che sono impegnati sul territorio – ha ricordato – L’abbiamo fatto credendoci e mettendoci la faccia. Come sapete il lavoro che stiamo svolgendo sulla revisione è molto importante non solo perché ci sono delle risorse da redistribuire ma perché ci sono dei ritardi da colmare”.
Gli investimenti sulle reti
Butti ha affrontato anche il tema investimenti. “Dove il settore privato non investe, sta investendo il settore pubblico – ha detto Butti – Anche grazie alle ingenti somme dell’Eu Recovery Fund, in Europa ci sono già massicci investimenti nelle reti del 21° secolo, come la fibra ottica verso casa (Ftth) e il 5G, e altri sono in arrivo. L’Italia ha stanziato 6,7 miliardi dell’European Recovery Fund per l’attuazione della Strategia per la banda ultralarga, oltre a 1,6 miliardi stanziati nelle Aree bianche, ovvero le aree a fallimento con fondi regionali e fondi europei ordinari. Per quanto riguarda queste ultime c’è già quindi un abbondante denaro pubblico disponibile, ma un solo problema: i ritardi nell’esecuzione dei lavori”.
Il nodo del fair share
Il sottosegretario ha espresso dubbi sul fair share, ovvero il contributo degli Ott allo sviluppo delle reti a cui l’Europa guarda con attenzione, perché potrebbe determinare un aumento dei prezzi, limitando la scelta dei consumatori. E in ultima analisi frenare la digitalizzazione.
“Non solo metterebbe a repentaglio i nostri obiettivi come Paese ma anche quelli del Digital Compass europeo”, ha aggiunto Butti, spiegando che “una tassa su internet può ostacolare in modo significativo l’evoluzione del mercato digitale e limitare la scelta dei cittadini dell’Unione europea”.
Secondo Butti si potrebbe andare a creare “un circolo vizioso di prezzi più alti, minore attrazione, minore scelta e minore utilizzo, che in ultima analisi significa minore domanda di reti ad altissima capacità (Vhcn), lasciando gli operatori telecom con reti in fibra inattive”.
“Una tassa su internet – ha puntualizzato – in ultima analisi sfavorirebbe gli investimenti nella digitalizzazione e gli operatori attivi in Europa. E poi come si potrebbe far pagare la tassazione? Abbiamo tre scenari: sostenere la tassa su internet, rigettarla in toto, scegliere di approfondire il tema per fare scelte oculate. Le prime due opzioni, secondo me, rischiano di avere un approccio ideologico, approfondire non è una scelta pilatesca ma può aiutare ad assumere qualsiasi tipo si scelta”.
“La posizione del Governo italiano è oggi di chiedere alla Commissione europea di fare degli approfondimenti e di mostrare evidenze e numeri prima di proporre qualsiasi nuova misura che vada in questa direzione”, ha concluso.