L’appuntamento decisivo sarà quello del 22 giugno: Tim dovrà trovare una quadra sulle nuove offerte di Kkr e Cdp-Macquarie per il dossier Netco sul tavolo anche del cda odierno per una prima disamina.
Kkr avrebbe ritoccato al rialzo l’offerta di 2 miliardi fino a 23 miliardi mentre Cdp e Macquarie, rimaste ferme a 19,3 miliardi, starebbero lavorando a un piano di scorporo delle aree nere di Open Fiber su cui sarebbero già in corso le interlocuzioni con i ministeri dell’Economia e delle Imprese e made in Italy. Piano che lascerebbe a Cdp le attività legate ai piani per le aree bianche e grigie oggetto di bandi pubblici per lasciare mani libere alla Cassa per partecipare insieme a Kkr all’acquisto della rete di Tim senza imbattere nei rilievi Antitrust.
A bordo anche F2i
Starebbe per salire a bordo anche F2i. Nei giorni scorsi Renato Ravanelli, amministratore delegato del fondo, ha dichiarato che F2i sta “dialogando con i soggetti coinvolti” nel dossier. Tra le ipotesi allo studio alcune prevedono che il fondo possa partecipare con una quota tra il 10-15% di quello che a tutti gli effetti diventerebbe un nuovo consorzio formato da Kkr e F2i.
L’appello di NoiD e Cnq
Mantenere il focus sugli obiettivi del piano aziendale, “nel perseguimento dell’interesse dell’azienda e di tutti i suoi stakeholders”. È quanto chiedono NoiD Telecom, l’associazione di donne nata nel gruppo per promuovere la parità di genere, e Cnq – Coordinamento Nazionale Quadri, in una lettera aperta indirizzata al cda di Telecom Italia.
“L’impegno, l’ingaggio e lo spirito di attaccamento, ma anche i sacrifici dei dipendenti dell’azienda negli ultimi dieci anni, necessitano di una governance rispondente ad obiettivi industriali – scrivono le due associazioni nel testo, pubblicato su LinkedIn -. In questo contesto riteniamo che sia arrivato il momento di garantire innanzitutto l’avanzamento del Piano già definito nella sua articolazione operativa e straordinaria”.
“Negli ultimi 18 mesi – recita la lettera – si sono poste le basi per una crescita sostenibile perché per la prima volta dopo tanti anni ci si è concentrati a sciogliere i nodi cruciali che impediscono al gruppo di crescere: riduzione del debito, riconoscimento dell’impatto inflattivo sui prezzi wholesale, richiesta di una fair share agli Ott, strategia di acquisto e di consumi energetici improntata all’efficienza e al miglioramento dell’impatto ambientale, un piano di ottimizzazione dei costi che punta ad un saving di 1,5 miliardi ma che soprattutto sta rispettando le scadenze sui risultati, focalizzazione sui business distinti (Wholesale, Enterprise, ecc.) attraverso piani tecnologici, di investimento e di partnership ad hoc.
Le nostre aspettative verso il cda e verso gli altri decisori istituzionali (governo ed authorities) sono che si aumenti il focus sugli obiettivi dell’azienda, che si indirizzino le scelte verso il medio e lungo periodo e si risolvano le questioni che impediscono la sostenibilità del business”.
“Dare tanta importanza alla rappresentanza in Consiglio o ventilare possibili cambiamenti ai vertici ci sembra poco concreto in assenza di un piano alternativo valido, trasparente e ben identificato. Sottoponiamo dunque al consiglio la richiesta di evidenziare al management eventuali piani alternativi e, in assenza di questi, di prendere le decisioni in modo da assicurare il sostanziale rispetto di quanto già deciso lo scorso anno, nel perseguimento dell’interesse dell’azienda e di tutti i suoi stakeholders”, concludono NoiD Telecom e Cnq.