L’Agenzia per l’Italia digitale resta una scatola vuota. Il ritiro da parte di Palazzo Chigi dello statuto, sul tavolo della Corte dei Conti da metà marzo, lascia l’ente senza poteri operativi. La richiesta è stata avanzata il 24 aprile dal governo Monti, allora dimissionario, ma – stando quanto risulta al Corriere delle Comunicazioni – il nuovo esecutivo guidato da Enrico Letta ne potrebbe approfittare per rivedere le norme su cui né Pd né Pdl (oggi maggioranza di governo) si erano dimostrati d’accordo al momento del varo. Domenica e lunedì il governo si ritirerà nell’abbazia toscana di Spineto per coordinare i prossimi sforzi e le prime riforme: nell’agenda del lavori l’Italia digitale non dovrebbe mancare.
Nelle prossime settimane il “dossier statuto” arriverà sui tavolo dei ministri competenti, in primis Mise, Miur e Pubblica amministrazione, per un controllo da parte dei nuovi ministri per poi passare sotto la scure del ministro dell’Economia e Finanze, Fabrizio Saccomanni. Proprio in questi giorni sono in corso incontri tra i ministeri per capire come e dove il testo può essere migliorato rispettando i rilievi fatti dalla Corte dei Conti sui costi dell’ente, considerati eccessivi in tempi di spending review, e sulle modalità organizzative considerate troppo verticistiche.
Il ritiro dello statuto ha lasciato interdetti anche i sindacati che – va ricordato – per primi avevano criticato i contenuti dello statuto. Nello specifico Fp Cgil, Fp Cisl, Falbi, Ugl, Fialp Cisal e la Rsu Agenzia per l’Italia Digitale si opponevano alla nomina di un direttore vicario del direttore generale e una governance di ben quattro direttori generali e di 12 direttori di secondo livello, di vari comitati tutti, nelle intenzioni da coprire con personale esterno “senza nessuna trasparenza e ciò con un carico di spesa solo per gli emolumenti previsti biennali di qualche milione di euro”.
Contattato dal Corriere delle Comunicazioni, il dg Agostino Ragosa ha annunciato che “L’Agenzia va avanti lo stesso”.
I tempi di entrata in azione dell’Agenzia rischiano dunque di slittare. Senza un comitato di indirizzo, la cui nomina è saltata proprio per il ritiro dello statuto, l’ente non potrà mai espletare le funzioni assegnategli dal decreto Crescita. Si tratta di funzioni fondamentali, a cominciare da quelle a sostegno dell’amministrazione digitale e realizzazione di una strategia per la larga banda. Altro campo d’azione riguarda l’impostazione di interventi mirati per la scuola, proseguendo e razionalizzando gli esperimenti già in atto. La quarta funzioni è trasversale e comprende l’informazione, la formazione e i rapporti con gli organismi europei: attività strategica, necessaria anche per attingere ai fondi comunitari disponibili.
Tale slittamento – manco a dirlo – avrà effetti nefasti anche per la realizzazione dell’Agenda digitale al palo a sua volta a causa del mancato varo dei decreti attuativi.
Il Corriere delle Comunicazioni ha analizzato lo stato dei lavori in corso per i decreti attuativi del decreto Crescita 2.0, scoprendo che per la gran parte questi sono ancora allo stadio di concertazione tra i ministeri competenti. E’ il caso per esempio del “Regolamento scavi per le infrastrutture a banda larga e ultralarga nell’intero territorio nazionale”, dove Mise e Mit stanno concertando una soluzione di compromesso che vada bene sia agli operatori sia ai gestori delle strade. Il decreto-regolamento è in bozza ma di prossima pubblicazione. Il Mise discute con il Mef invece per le “Modalità d’uso del Fondo Centrale di Garanzia a sostegno delle startup”: c’è già una bozza di decreto elaborata dal Mise, ma senza il Mef non può ultimarsi. Ed è una delle novità più attese dal settore startup, che aspetta anche il regolamento Consob sul crowdfunding (in consultazione pubblica fino al 30 aprile). E’ definitivo invece il decreto per la certificazione degli incubatori di startup e deve uscire a giorni in Gazzetta Ufficiale. Ci sono poi decreti che sono in teoria già ultimati ma aspettano un parere terzo. Per esempio quello Mef-Mise per le modalità di attuazione degli incentivi startup: aspetta l’esito della notifica alla Commissione europea. Il regolamento che deve dirimere la questione delle interferenze Lte-Tv è stato approvato dal Consiglio di Stato.
Sui decreti Graziano Delrio, ancora nelle vesti del presidente Anci, aveva chiesto al ministro Corrado Passera dimissionario, di coinvolgere di più i Comuni sulla loro elaborazione. Ora Delrio è ministro per gli Affari regionali e disposto a riaprire il tavolo permanente confronto tra stato, regioni ed enti locali; tavolo che potrebbe diventare un punto di riferimento prooprio per accelerare sui decreti.
Il Governo ha ritirato lo statuto dell‘Agenzia per l’Italia digitale, sul tavolo della Corte dei Conti per la registrazione dalla metà di marzo scorso. La Corte dei Conti avrebbe chiesto a Palazzo Chigidi ritirate del provvedimento perché presentava alcuni punti deboli. Secondo indiscrezioni la magistratura contabile chiede che sia ripensata la dotazione organica dell’Agenzia che lo statuto vuole di 150 unità a valle dell’accorpamento di DigitPA, Agenzia per l’Innovazione e Dipartimento per la digitalizzazione della pubblica amministrazione della Presidenza de Consiglio. Ma il decreto istitutivo dell’Agenzia – decreto legge 83/2012, converito dalla legge 134 – parla di una cifra massima di 150 unità che, in tempi di spending review, non necessariamente deve essere raggiunto, secondo la Corte dei Conti.
Altro punto debole riguarda l’ultimo articolo che prevede, in via transitoria, l’assegnazione di cariche dirigenziali a garanzia dell’operatività dell’Agenzia. L’articolo dà al dg la facoltà di stipulare contratti a tempo determinato, per un massimo di due anni non rinnovabili, a persone di comproil govata professionalità, da assumere come dirigenti. In tempi di spending review alla Corte dei Conti questa possibilità è sembrata eccessiva.
Ultimo nodo riguarda la composizione del comitato di indirizzo dell’Agenzia, che – da statuto – è presieduto dal direttore generale. Secondo la magistratura contabile questa situazione potrebbe venire a creare un cortocircuito operativo dato che Ragosa è allo stesso tempo direttore e “presidente” della struttura che dovrebbe dare le linee guida dell’ente. Nel frattempo al governo c’è stato il passaggio di testimone fra Monti e Letta e nonché dei ministri coinvolti. Bisogna vedere se lo stop allo statuto possa essere occasione per rivedere un provvedimento che aveva lasciato più di qualcuno dubbioso sulla sua efficacia.
“Accolgo con particolare apprensione la decisione del Governo di ritirare lo statuto dell’Agenzia per l’Italia digitale, bloccandone di fatto l’attività e ritardando il processo di innovazione che il nostro Paese sta ormai aspettando da troppo tempo – commenta Federico Francini, Presidente e AD di Fujitsu Technology Solution – Al di là delle motivazioni concrete che hanno portato all’attuale blocco, sicuramente valide, è necessario continuare a considerare l’Agenda Digitale un passo irrinunciabile – da attuare senza ulteriori rallentamenti – verso una nuova era all’insegna della semplificazione, della diffusione, della condivisione e dell’efficienza, riconoscendo alla tecnologia un ruolo di importanza fondamentale per liberare l’Italia dalle persistenti zavorre e inerzie infrastrutturali. Auspico, quindi, nella mia posizione di manager di un’azienda che fa dell’innovazione un punto fermo, che il lungo processo che dovrebbe traghettare l’Italia verso l’era digitale tanto auspicata, non si impantani proprio all’interno di quei procedimenti, che tanto stanno facendo male al nostro Paese in termini di immagine e competitività. Bisogna che tutti noi ci impegniamo a fondo, affinché l’Agenda Digitale non rimanga semplicemente uno slogan a effetto, come troppo spesso è capitato in passato. Credo sia giunto il momento di passare dalle parole ai fatti. Considerato l’attuale scenario economico e finanziario, sono sicuro che sia chiaro a tutti che non c’è più molto tempo”.