Una politica industriale, italiana ed europea, per rilanciare le Tlc. Oggi il ministro delle Imprese e made in Italy, Adolfo Urso, ha incontrato i sindacati per fare il punto sulla crisi del settore che, stando ai dati Asstel, ha perso oltre un terzo del suo valore, registrando per la prima volta nel 2022 un saldo negativo di 4 miliardi.
Al centro del tavolo di confronto – presente anche la sottosegretaria Fausta Bergamotto – che segue di poche settimane quello avuto con i rappresentati delle infrastrutture meccaniche del settore per l’impiantistica e l’installazione, sono stati portati i temi di maggior rilevanza sul futuro dei principali operatori e il ruolo che il ministero potrà svolgere per sostenere e tutelare l’intero comparto.
Urso: “Servono soluzioni concrete”
”Nel settore delle Tlc sono stati fatti molti errori negli ultimi anni, sia in sede europea che nazionale, ma purtroppo non possiamo riavvolgere il nastro della storia ma solo cercare una soluzione concreta, praticabile per rilanciare un settore strategico nazionale – ha detto Urso -Per questo motivo abbiamo fin da subito riattivato il tavolo di confronto con i principali attori del settore delle Tlc per definire anche i prossimi provvedimenti legislativi”.
“In Italia e in Europa – ha puntualizzato – subiamo uno squilibrio insostenibile rispetto, per esempio, al mercato che si è configurato negli Stati Uniti, particolarmente penalizzante in Italia dove non si vi sono le condizioni per sostenere gli investimenti necessari. Per questo motivo auspichiamo una revisione della politica europea nel settore e nel contempo siano in campo per colmare i ritardi in Italia con una soluzione di sistema che consenta di sviluppare appieno la rete nazionale”.
Urso ha dunque ribadito la necessità di una politica industriale non solo nazionale ma di livello europeo per accompagnare un settore strategico come le Tlc, nel processo di digitalizzazione e nelle complesse sfide che lo attendono. In questo contesto, Urso ha sottolineato l’importanza della collaborazione con le parti sociali e in particolare con le organizzazioni sindacali che dovrà avere come approdo condiviso una politica nazionale di filiera”.
Bergamotto: “Cruciale confronto continuo con la filiera”
Bergamotto ha sottolineato come questi incontri siano importanti per il raggiungimento di una soluzione comune. “E’ fondamentale per noi un confronto continuativo con tutti gli attori della filiera per poter finalmente realizzare un piano industriale nazionale che permetta il rilancio di uno dei principali asset strategici del nostro Paese”, ha detto.
I sindacati: “Servono tavoli strutturali”
“L’incontro con il ministro Urso è andato bene, seppur interlocutorio; adesso bisogna accelerare e intervenire sul settore che è in grande difficoltà”, ha spiegato Alessandro Faraoni, segretario della Fistel Cisl, al termine del confronto. Il sindacalista ha ricordato le problematiche tra le quali “il maxi-esborso per le licenze 5G, il digital divide che ancora c’è con le aree grigie non coperte, la troppa competizione” con anche Iliad, ultimo arrivato sul mercato, che chiede “il consolidamento”.
In questo contesto, “serve l’intervento del governo e, in ambito Tim in particolare, serve particolare attenzione”. In questo campo “la cosa più importante è che il governo, applicando il golden power, pretenda, laddove avvenga lo scorporo della rete di Tim, che chiunque faccia l’offerta debba seguire le regole e garantire l’occupazione”, magari con il coinvolgimento di “aziende pubbliche che potrebbero interessarsi alla parte dei servizi del gruppo”. Fistel Cisl ha inoltre sottolineato la problematica dei call center, “l’anello debole della catena” e la necessità di applicare a tutto il settore il contratto delle Tlc. Infine, in vista dei cambiamenti in corso a livello societario e anche delle problematiche di Vodafone e WindTre,”vanno fatti tavoli strutturali in modo continuo per sfruttare le sinergie e le competenze delle parti sociali in ambito Tlc”.
Per Salvo Ugliarolo, segretario generale della Uilcom, si è trattato di un incontro improduttivo. Ugliarolo ha spiegato che sul caso di Tim, e le problematiche occupazionali legate al riassetto in corso, il sindacato “non ha avuto nessuna risposta”. In particolare, per quanto riguarda le prospettive di Tim, ha aggiunto Ugliarolo, “il ministro Urso sostiene che il progetto resta quello di una rete nazionale a controllo pubblico ma non ha poi dato nessuna risposta” su come realizzarlo, aggiungendo che “intanto si attende di capire che cosa succede rispetto all’offerta del fondo Kkr” per la rete di Tim.
“C’è la questione riguardante gli appalti nel mondo dei call center con aziende anche pubbliche che non rispettano i contratti nazionali e spesso – ha poi puntualizzato Ugliarolo – la clausola sociale; c’è il problema pendente del cambio di appalto di ferrovie dove il governo dice che sta monitorando, c’è la questione del servizio 1500 con i lavoratori a zero ore senza che sia stato individuato un percorso per una soluzione” spiega Ugliarolo.