Spingere l’attivazione degli abbonamenti a banda ultralarga, alias la migrazione verso le reti ultraveloci, quelle in fibra, da parte degli italiani. Arrivando ad un tasso del 50% da qui al 2026.
È questo l’obiettivo probabilmente più ambizioso a cui punta la nuova strategia governativa: il piano è stato annunciato nei giorni scorsi dal Comitato interministeriale presieduto dal Sottosegretario all’Innovazione Alessio Butti e rappresenta il tassello chiave della roadmap che prevede di assicurare la copertura del Paese con reti fisse e mobili di ultima generazione con capacità pari o superiore a 1 Gigabit/s e di estendere la copertura della rete mobile 5G standalone all’intero territorio nazionale.
2,8 miliardi di risorse: quale strategia per spingere la domanda?
La questione della domanda è da sempre centrale nel nostro Paese: l’offerta risulta superiore alla richiesta di attivazioni e nonostante le campagne voucher – ossia i sussidi per i consumatori, a partire da quelli nelle fasce di reddito più in difficoltà – finora non si è assistito a un reale giro di boa. Il piano annunciato dal Comitato prevede risorse per 2,8 miliardi ma non è ancora chiara la ripartizione nel dettaglio e soprattutto non è chiaro quale sarà la quota destinata al capitolo “domanda” e quale sarà la modalità prescelta.
Il 24% degli italiani vorrebbe migrare a Ftth ma non ci riesce
Ci saranno nuovi voucher per i consumatori? E siamo sicuri che sia questa sia l’unica strada da seguire? Sono ancora molti gli italiani che non hanno alcuna intenzione di migrare alle reti ultraveloci e inflazione e crisi pesano sulle scelte in termini di spesa tecnologica – come si evince anche dalla Cisco Broadband Survey – dunque con tutta probabilità bisognerà prevedere nuovi incentivi. Ma non va sottovalutato un fenomeno “inedito” che mostra come non sempre l’offerta sia in grado di soddisfare la domanda. Stando ai risultati di una survey presentata in anteprima a CorCom lo scorso 15 giugno da Oliver Wyman, ben il 24% degli italiani vorrebbe passare all’Ftth ma non ci riesce perché la tecnologia non è disponibile al proprio civico.
Da 600 a 1.000 euro la spesa per ciascuna linea
Una questione che non deve essere preso sotto gamba e che di fatto è riconducibile alle difficoltà – lamentate più e più volte dagli operatori – nel portare la fibra all’interno dei building a causa delle reticenze di un numero ancora troppo elevato di amministratori di condominio, delle lungaggini burocratiche, ma anche e soprattutto dei costi a dir poco proibitivi considerando la spesa necessaria per singolo utente: siamo nell’ordine dei 600 euro per linea ma si può arrivare anche a 1.000 euro nel caso nel palazzo sia necessario effettuare interventi a livello delle canaline o di altro genere per fare salire la fibra fin dentro gli appartamenti.
Voucher per gli interventi nei palazzi e nelle abitazioni
Non sarebbe dunque auspicabile prevedere un “fondo” – a mo’ di voucher – da destinare agli operatori di rete che devono effettuare questa tipologia di interventi? Ciò potrebbe in primis andare a colmare le lacune già sotto gli occhi di tutti – quel 24% di italiani in lista di attesa. Ma anche contribuire a spingere il completamento delle opere con la realizzazione dell’ultimo metro (molte delle infrastrutture in fibra sono già disponibili a pochi metri dai palazzi) e la conseguente accensione del segnale, con impatti positivi anche sul fronte del potenziale: la disponibilità della fibra nei palazzi viene segnalata spesso e volentieri con cartelli negli androni, comunicazione che potrebbe interessare più di un condomino a valutare la migrazione.