IL REPORT

5G, I-Com: “Passi avanti ma a livello locale ancora troppi ostacoli burocratici”

Da uno studio realizzato con Join Group emerge un gap tra le normative nazionali e il recepimento da parte di Comuni. “Serve un cambio di passo”. Crescono gli investimenti per la protezione delle private network: secondo stime di Trend Micro nel 2027 arriveranno a 12,9 miliardi e le aziende spenderanno fino al 10% del proprio budget IT

Pubblicato il 13 Lug 2023

5G-Bei.jpg

Il Piano Italia 5G va avanti, ma la svolta potrà arrivare solo col recepimento delle semplificazioni a livello locale, l’armonizzazione dei limiti elettromagnetici e maggiori incentivi per accelerare la transizione digitale e la crescita: queste le conclusioni del Rapporto annuale Missione Italia 5.0. Il ruolo delle telecomunicazioni per accelerare la transizione digitale e favorire la crescita” (SCARICA QUI IL REPORT COMPLETO) realizzato dall’Istituto per la competitività (I-Com) e Join Group nell’ambito di Futur#Lab, il progetto promosso da I-Com e WindTre, in collaborazione con Join Group e con la partnership di Ericsson e Inwit.

Lo studio mette in evidenza tutte le potenzialità delle reti 5G in termini di crescita, ma anche di sostenibilità ambientale e inclusione. Inoltre, vengono citate le reti private 5G come una delle innovazioni più rilevanti in ambito business.

L’azione del governo italiano viene promossa per quanto riguarda l’impegno sull’innalzamento dei limiti elettromagnetici e sulle semplificazioni normative. Si sottolinea, invece, il grave ritardo dell’Italia e dell’Europa sulla presenza di stazioni di base 5G in mid-band, che necessitano di una porzione di spettro riservata alle sole connessioni 5G e a cui, secondo la Gsma, è legato il futuro sviluppo economico dei Paesi.

Le due direttrici del Piano Italia 5G

Lo sviluppo delle infrastrutture di telecomunicazioni costituisce una delle condizioni indispensabili per garantire la competitività di un paese. Il Piano Italia 5G, in coerenza con quanto disposto nel Pnrr, punta ad incentivare la costruzione di reti mobili nelle aree a fallimento di mercato con una dotazione complessiva di 2,02 miliardi di euro. La somma è destinata a due linee di intervento distinte ma complementari tra loro: la prima prevede la realizzazione di una rete di backhauling in fibra ottica per le Stazioni radio base (Srb); la seconda di infrastrutture di rete complete ex-novo, con capacità di almeno 150 Mbps downlink e 30 Mbps in uplink.

Dall’analisi dei dati disponibili sul portale di Infratel dedicato all’avanzamento dei Piani collegati al Pnrr “connetti.italia.it” (aggiornato a maggio 2023) emerge come, relativamente alla prima linea d’intervento indicata dal piano, siano stati già rilegati il 5,69% degli 11.098 siti previsti, mentre un ulteriore 9,87% risulta in fase di costruzione. Nonostante le maggiori complessità realizzative e la necessità di traguardare le procedure autorizzative per nuove infrastrutture, appare comunque ben indirizzata anche la seconda linea di intervento (Densificazione): infatti, delle 1.385 reti ex-novo da implementare l’11,1% risulta in lavorazione.

5G, Italia bene sulla copertura. Ma c’è il nodo frequenze 

Per quanto concerne lo stato della copertura del Paese in rete 5G, un’analisi effettuata da EY e aggiornata a settembre 2021 indicava il raggiungimento del 95% della popolazione italiana e di oltre 7.500 comuni italiani. Tale valore è confermato dal Desi 2022, per il quale l’Italia figura al primo posto in Europa per copertura del 5G in percentuale sulle famiglie con il 99,7%. Il raggiungimento di questa quota è stato possibile anche attraverso l’utilizzo della tecnologia di condivisione dinamica dello spettro (Dss).

Analizzando i dati del European 5G Observatory vediamo infatti come, delle quasi 54.000 stazioni base 5G che risultavano essere state installate in Italia a febbraio 2023, solo circa il 28,7% sono state aggiornate alla tecnologia 5G Tdd che necessita di una porzione di spettro riservata alle sole connessioni 5G.

A pesare in misura particolare, non solo in Italia ma in generale in tutta Europa, è la carenza di stazioni di base 5G in mid-band. Come si evince dagli ultimi dati diffusi da Ericsson nella versione di giugno 2023 del suo Mobility Report, il vecchio continente fa registrare una distanza siderale da Usa (80%) e Cina (90%) per quota di popolazione coperta in mid-band con un valore pari ad appena il 15%. Questo dato appare particolarmente grave se si considera che, secondo gli ultimi dati diffusi dal Gsma, le mid-band contribuiranno per il 63% alla crescita economica generata grazie al 5G a livello globale entro il 2030, percentuale che in termini assoluti si traduce in un aumento del Pil mondiale di 610 miliardi di dollari.

Semplificazioni normative, ostacoli a livello locale

Riguardo all’implementazione delle reti, lo studio ha evidenziato i passi in avanti sulle semplificazioni normative operate grazie ai recenti interventi del legislatore, registrando tuttavia un gap tra l’evoluzione positiva (riduzione dei tempi e degli ostruzionismi burocratici) e il recepimento a livello locale, che rischia di ostacolare la realizzazione delle reti 5G e in fibra.

Governo e Parlamento hanno adottato ottime norme di semplificazione normativa, ora è fondamentale assicurare che queste siano recepite a livello locale – ha ricordato Michelangelo Suigo, Direttore Relazioni Esterne, Comunicazione e Sostenibilità Inwit –  Il Sottosegretario Butti ha annunciato una Direttiva in tal denso, una sorta di vademecum per i comuni. Sarebbe molto utile e preziosa, per unire ancora di più il lavoro di chi realizza infrastrutture digitali a quello degli enti locali. Pochi giorni fa abbiamo sottoscritto un Protocollo di intesa con Anci, Infratel, il Dipartimento della Trasformazione Digitale e tutti i principali operatori che si sono aggiudicati dei bandi del PNRR, proprio per definire un modus operandi e per cercare di far conoscere alle amministrazioni locali tutte le modifiche e le opportunità, anche di semplificazione normativa, che sono state adottate negli ultimi tempi. Questi sono esempi virtuosi, indispensabili per superare ostacoli e barriere e accelerare nella digitalizzazione del nostro Paese”.

La questione dei limiti elettromagnetici

Lo studio ha approfondito anche la disciplina sull’esposizione umana ai campi elettromagnetici, i cui limiti internazionali sono stabiliti dall’Icnirp (Commission on non-ionizing radiation protection) che fissa un valore massimo di 61 V/m, pari a circa 10 W/m2. Nel nostro Paese, invece, sussistono limiti più stringenti secondo quanto previsto dal Dpcm 8 luglio 2003 che ha determinato il valore di attenzione e l’obiettivo di qualità a 6 V/m, mentre il limite di esposizione è a 60 V/m per frequenze da 0.1 MHz a 3 MHz, a 20 V/m per frequenze da 3MHz a 3 GHz e a 40 V/m per frequenze da 3 a 300 GHZ.

Per lo studio I-Com si tratta di misure molto restrittive che impattano fortemente sulla progettazione e realizzazione degli impianti imponendo la proliferazione delle antenne e, dunque, maggiori costi realizzativi per gli operatori cui si aggiunge un maggior consumo di spazi e materiali e un maggior impatto ambientale. Secondo gli autori del rapporto appare dunque assolutamente positivo il tentativo di riforma annunciato del governo italiano che, attraverso una bozza di decreto circolata recentemente, ha mostrato l’intenzione di armonizzare i limiti vigenti e di porre al centro delle attività di monitoraggio ma anche di comunicazione soggetti come la Fondazione Ugo Bordoni, ente tecnico munito delle necessarie competenze e terzietà.

‘L’attuale normativa italiana sui limiti elettromagnetici non ha alcun fondamento scientifico. Ci vuole coraggio, il coraggio di rispettare i cittadini informandoli correttamente su questa materia, attraverso una campagna di educazione condotta da enti indipendenti ed autorevoli”, afferma Roberto Basso, Direttore Relazioni Esterne e Sostenibilità di WindTre. ”Da una ricerca condotta quest’anno dalle principali associazioni dei consumatori è emerso che la maggioranza degli italiani è favorevole alla diffusione del 5G ma anche che i cittadini chiedono di essere informati da enti autorevoli per evitare la diffusione di false informazioni su questo argomento e sui presunti rischi per la salute. Il governo sta finalmente per mettere mano a questa assurdo vincolo alla competitività italiana e siamo fiduciosi che riesca anche a trovare il modo di supportare le amministrazioni locali. Crediamo non siano necessarie nuove regole di semplificazione per favorire la transizione digitale, quanto di assicurare l’applicazione uniforme su tutto il territorio nazionale di quelle che ci sono'”.

 Più sostenibilità con le reti 5G 

Nel rapporto viene sottolineato come la crisi climatica e la rivoluzione digitale siano due trasformazioni globali, profonde e irreversibili, strettamente interconnesse, con il digitale che può considerarsi un prezioso strumento e facilitatore per raggiungere la sostenibilità ambientale, economica e sociale. La diminuzione degli spostamenti, la dematerializzazione dei processi, la gestione domotica dei consumi energetici sono solo alcuni degli esempi che evidenziano come il digitale semplifichi la vita delle persone e contribuisca a ridurre le emissioni, producendo un impatto positivo sulla società e un vantaggio significativo in termini di sostenibilità ambientale. Inoltre, il diritto all’accesso a forme di connettività evoluta rappresenta un elemento di inclusione sociale per tutte le fasce di popolazione e il territorio.

Va inoltre considerato che le reti mobili nel 2022 rappresentavano lo 0,6% dei consumi di energia elettrica e lo 0,2% delle emissioni a livello globale. Vista la forte tendenza di crescita del volume di traffico dati mobile degli ultimi anni – che secondo le stime dovrebbe passare dai 15 GB/mese per ogni smartphone utilizzato a livello globale del 2022 ai 19 GB/mese stimati per l’anno in corso, fino ai 46GB/mese nel 2028 – l’introduzione di una tecnologia maggiormente efficiente come il 5G, che richiede un consumo energetico minore a parità di volumi di traffico scambiati, è fondamentale per ridurre l’impatto della telefonia mobile sull’ambiente. Prevedere l’introduzione di incentivi, come i certificati bianchi o il credito d’imposta, potrebbe rappresentare un importante impulso a passare a soluzioni meno impattanti con ricadute molto positive anche in termini di sostenibilità.

Le potenzialità delle reti private  

Tra le innovazioni legate al 5G con le potenzialità più elevate in ambito business ci sono certamente le private network. Le reti mobili private sono progettate e dispiegate specificamente per un’organizzazione con l’obiettivo di ottimizzare e ridefinire i processi aziendali e di soddisfare le necessità dell’azienda in termini di copertura, prestazioni e sicurezza a livelli impossibili da raggiungere utilizzando una rete pubblica. Secondo i dati raccolti dalla Global mobile suppliers association (Gsa), a settembre 2022 risultavano implementate 955 reti private a livello globale, con un aumento di circa il 32% rispetto al 2021 e del 123% sul 2020.

Ad attirare le aziende, secondo EY, sono in particolare un “maggior controllo e configurazione di rete, risorse e operazioni”, una “migliore affidabilità e resilienza della rete” e “una migliore privacy e sicurezza”, indicati come i principali benefici derivanti dalle private network. A livello europeo, nell’ultimo rapporto dell’ottobre 2022, lo European 5G Observatory ha censito 73 implementazioni di reti private mobili aziendali dislocate in 19 Stati membri Ue. Dal punto di vista settoriale, dall’analisi dei dati emerge una netta prevalenza dell’industria con 40 casi di utilizzo.

Cybersecurity e 5G: cresce la spesa delle aziende

Nel 2027 gli investimenti per la protezione delle reti 5G private arriveranno a12,9 miliardi e le aziende spenderanno fino al 10% del proprio budget IT. È la stima che emerge dallo studio “Beyond Secure by Default” realizzato da Trend Micro.

“Si pensa che le reti 5G private possano essere sicure di default, ma spesso non è così”, evidenzia Alex Galimi, SE Team Leader Trend Micro Italia. “È rassicurante che le aziende stiano alzando i livelli di sicurezza della propria organizzazione, ma sarà cruciale formare gli utenti sia sulle lacune di sicurezza più critiche sia sulla forma che il modello di responsabilità condivisa assumerà in questi ambienti”.

La maggior parte del campione sta già spendendo da 1 a 5 milioni di dollari del proprio budget IT per la sicurezza del 5G privato e prevede di aumentare la quota. Riguardo ai requisiti di sicurezzai riflettori sono puntati su visibilità della sicurezza (75%), gestione e controllo del rischio (65%), un sistema di alert migliorato e semplice (49%). Mentre relativamente alle misure di mitigazione la classifica vede in prima posizione l’autenticazione (75%) seguita da controllo accessi (65%) e protezione dalle finte stazioni base (58%).

La ricerca sottolinea anche l’importanza di un modello di responsabilità condivisa. “I service provider non dovrebbero proteggere tutti i componenti, anche le aziende sono responsabili della mitigazione del rischio in alcuni ambienti”, evidenzia il paper che ritiene “fondamentali le attività di formazione nei confronti del mercato e la riduzione delle distanze nella percezione specialmente considerando la mancanza di conoscenza circa le soluzioni dei vendor di security”.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

EU Stories - La coesione innova l'Italia

Tutti
Iniziative
Social
Analisi
Video
Finanza sostenibile
BEI e E-Distribuzione: investimenti per la sostenibilità energetica
Professioni
Servono competenze adeguate per gestire al meglio i fondi europei
Master
Come formare nuove professionalità per governare e gestire al meglio i fondi europei?
Programmazione UE
Assunzioni per le politiche di coesione: prossimi passi e aspettative dal concorso nazionale. Il podcast “CapCoe. La coesione riparte dalle persone”
innovazione sociale
Rigenerazione urbana: il quartiere diventa un hub dell’innovazione. La best practice di San Giovanni a Teduccio
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia
Finanza sostenibile
BEI e E-Distribuzione: investimenti per la sostenibilità energetica
Professioni
Servono competenze adeguate per gestire al meglio i fondi europei
Master
Come formare nuove professionalità per governare e gestire al meglio i fondi europei?
Programmazione UE
Assunzioni per le politiche di coesione: prossimi passi e aspettative dal concorso nazionale. Il podcast “CapCoe. La coesione riparte dalle persone”
innovazione sociale
Rigenerazione urbana: il quartiere diventa un hub dell’innovazione. La best practice di San Giovanni a Teduccio
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia

Articoli correlati