Oltre il 60% delle imprese italiane che ha assunto, o cercato di assumere, specialisti Ict ha avuto difficoltà a coprire i posti vacanti. Lo rileva Eurostat, chiarendo che nel Vecchio Continente “le tecnologie dell’informazione e della comunicazione sono diventate rapidamente parte integrante del funzionamento delle imprese. Con le tecnologie complesse emergenti e l’evoluzione dell’utilizzo di Internet, le aziende richiedono specialisti qualificati per adattarsi agli ambienti digitali e ad alta intensità di dati”.
Tecnici informatici e delle tlc sono dunque sempre più richiesti dal mercato del lavoro europeo. E mentre l‘intelligenza artificiale e la crescita tumultuosa dei social chiede figure sempre più specializzate, molte imprese non trovano il personale adatto. Questo anche perché quando lo trovano in molti casi lo devono pagare a peso d’oro. A livello europeo l’anno scorso, quasi 1 impresa su 10 (9,5%) ha riferito di aver assunto (o che stava cercando di assumere specialisti in Itc nel 2021) e il 62,8% di queste imprese ha incontrato problemi a reperirli.
In Slovenia e Germania le difficoltà maggiori
La percentuale di difficoltà è stata sostanzialmente più alta tra le grandi imprese (72,2%), anche se le quote sono elevate anche tra le medie imprese (63,7%) e le piccole imprese (59,9%). Tra i membri dell’Ue che se la passano peggio ci sono Slovenia (78,0%) e Germania (76,6%), cioè oltre i tre quarti delle imprese che hanno assunto o cercato di assumere specialisti hanno avuto difficoltà a coprire i posti vacanti. Lussemburgo è al 70,9% e i Paesi Bassi (70,4%) seguono da vicino, con una percentuale significativa di imprese che affrontano le stesse difficoltà. Le quote più basse sono state registrate in Spagna (32,8%), Bulgaria (46,0%), Polonia (46,5%), Slovacchia (51,4%) e Cipro (54,5%).
Pochi candidati e mancanza di qualifiche fra le cause
Le difficoltà incontrate dalle imprese nel tentativo di reclutare specialisti sono state la mancanza di candidature, la mancanza di qualifiche ed esperienze pertinenti e le elevate aspettative salariali.
I dati provengono dall’indagine comunitaria del 2022 sull’uso delle Ict e il commercio elettronico nelle imprese e si riferiscono a tutte le imprese con almeno 10 dipendenti o lavoratori autonomi. L’indagine sull’utilizzo delle Ict e sul commercio elettronico nelle imprese raccoglie dati su diversi argomenti con diversi periodi di riferimento. Per il tema del reclutamento di specialisti, il periodo di riferimento è il 2021.
Uso di internet tra i giovani: Italia in fondo alla classifica Ue
Dai dati Eurostat emerge inoltre che l’uso quotidiano di Internet tra i giovani è stato superiore al 94% in tutti i paesi dell’Ue: le quote più basse sono state registrate in Italia e Bulgaria al 94%, e la più alta al 100% in Irlanda e al 99% in sette membri dell’Ue: Malta, Lussemburgo, Portogallo, Cechia, Lituania, Slovenia e Lettonia. Nel 2022, il 96% dei giovani di età compresa tra 16 e 29 anni nell’Ue ha riferito di utilizzare Internet ogni giorno, rispetto all’84% della popolazione adulta.
Mentre i giovani hanno segnalato quote molto elevate di uso quotidiano di Internet in ogni paese, c’è stata una maggiore variazione tra gli utenti adulti. In media, la differenza tra la quota di giovani e adulti che utilizzano Internet quotidianamente nell’Ue è stata di 12 punti percentuali. Nei Paesi Bassi, in Svezia, in Danimarca, in Finlandia, in Irlanda, in Belgio e in Lussemburgo tale divario non superava i 7 punti percentuali. Altri paesi dell’Ue hanno segnalato un’elevata percentuale di utilizzo quotidiano di Internet tra i giovani, ma un divario notevolmente più ampio con gli adulti: Croazia e Grecia (21 punti percentuali), Portogallo e Bulgaria (entrambi 19 punti percentuali) e Polonia e Romania (18 punti percentuali).