Il decreto sui pagamenti dei debiti della PA accende i riflettori su società e in house e posta elettronica certificata. Le modfiche al testo, che approda oggi in commissione Bilancio della Camera per poi transitare in Senato, prevede infatti che le comunicazioni telematiche dell’amministrazione su importo e data di pagamento – da inviare ai creditori entro il 30 giugno 2013 – dovranno avvenire non tramite e-mail “semplice” bensì tramite posta elettronica certificata.
Altra novità riguarda le società regionali, tra cui quelle dell’Ict, a cui viene assegnata la priorità rispetto alle altre aziende. Le in house dovranno utilizzare i crediti riscossi dagli enti locali per lo smaltimento dei debiti accumulati nei confronti delle imprese fornitrici.
La scelta del Parlamento di dare priorità alle in house risponde alle richieste di Assinform che aveva chiesto di includere nel provvedimento le oltre 30 società regionali dell’Ict che sono tra i maggiori debitori delle imprese. Il presidente Paolo Angelucci aveva sottolineato che tali aziende sono da considerarsi “a tutti gli effetti come alter ego delle PA controllanti”.
“Il settore IT vanta verso la PA, sanità compresa, crediti per una cifra stimata tra 1,7 e 2 miliardi di euro – evidenziava – Questo importo, raffrontato ai circa 3,7 miliardi di euro di spesa pubblica annua in IT, dimostra chiaramente come il debito della PA nei confronti delle imprese informatiche costituisca un enorme fardello in grado di ipotecare non solo l’andamento di queste aziende, ma anche la loro sopravvivenza, soprattutto nei casi di dimensione media e piccola”.
Angelucci ricordava che “essendo, inoltre, l’IT un settore labour-intensive, se non si provvede a sanare la piaga dei ritardati pagamenti, le ricadute immediate e più drammatiche si avranno sul fronte occupazionale. Si tratta di circa 400mila addetti, che rappresentano probabilmente il più importante bacino di occupazione qualificata e giovanile del Paese”.