“Non c’è da perdere tempo”: l’intelligenza artificiale ha bisogno di una governance globale. Lo ha detto la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in un’intervista a Sky. “Non è una materia che si può governare a livello di stato nazionale”, secondo la premier. “Sono più timorosa delle conseguenze che delle opportunità” dell’Ai, ha affermato Meloni. “Occorre agire di conseguenza…affidando a un intervento degli Stati” il compito di “governare il sistema” imponendo dei limiti.
Una posizione non condivisa da Davide Casaleggio che, commentando le dichiarazioni della presidente del Consiglio, ha senz’altro approvato la linea della governance globale, ma senza imporre paletti: “Sarebbe controproducente definire delle regole stringenti oggi”, ha detto Casaleggio, anche se “si possono definire dei guardrail, in particolare sul contatto di queste tecnologie con i cittadini”.
Ai, Meloni: più rischi che opportunità
La premier si è confrontata sul tema dell’intelligenza artificiale anche durante l’incontro a Roma con Elon Musk (“che ha contribuito a tranquillizzarmi”) e poi, durante la visita ufficiale a Washington del fine settimana, con Henry Kissinger, che negli ultimi anni ha studiato approfonditamente la tecnologia dell’Ai.
“Quando le macchine arrivano a pensare, il progresso rischia di diventare un sostituto dell’uomo – sono state le parole di Meloni -. E questo deve fare paura. Deve fare paura per l’impatto che può avere nel mercato del lavoro”.
Il nodo intorno alla governance globale passa, ovviamente, per un accordo multinazionale che superi i confini del G7 di cui non fa parte, per fare l’esempio più eclatante, la Cina. Meloni è impegnata su questo fronte a ridefinire -probabilmente a disdire- il memorandum sulla Via della Seta del governo Conte (anche in base a quanto discusso con gli Stati Uniti), pur se l’intenzione è di restare in buoni rapporti con Pechino.
Riguardo al G7 la premier ha rilanciato, comunque, il ruolo-guida dell’Italia e l’Africa come tema centrale dei prossimi incontri. Una serie di annunci che lascia intuire quali sono gli assetti delle alleanze globali e colloca più chiaramente la guerra in Ucraina al crocevia di questi assetti, dove il predominio tecnologico passa per il controllo dei territori ricchi di materie prime.
Casaleggio: no a regole stringenti
“Un consiglio al governo Meloni sul tema legato all’intelligenza artificiale? Sicuramente qualunque regola non può essere italiana. Una regola solo italiana farebbe allontanare l’innovazione dal Paese. Quindi qualunque regola in questo settore deve essere almeno a livello europeo, se non di più. Il secondo punto poi è che oggi non possono essere definite delle regole stringenti sull’utilizzo di questa tecnologia perché non si è ancora espressa fino in fondo. Sarebbe controproducente”, ha affermato Casaleggio, interpellato da LaPresse sul tema affrontato dalla presidente del Consiglio nel recente colloquio avuto a Washington con Henry Kissinger.
Per il proprietario della Casaleggio Associati e presidente dell’Associazione Rousseau, è “prematuro” regolare l’Ai oggi, “perché la tecnologia è ancora in fase di evoluzione molto veloce per cui è inutile”. Anzi, “avrebbe solo effetti negativi semplicemente, perché chi vuole investire su questa tecnologia andrà altrove a farlo. Se si regola troppo presto poi si ha rischio di allontanare quella tecnologia ad altri paesi”. Invece, è “necessario invece pensare a quali siano i guardrail, e quindi le linee guida generali come hanno fatto tra l’altro negli Stati Uniti per poterla sviluppare”, ha detto Casaleggio.
Sull’Ai, vantaggio a chi investe prima
Certo, “bisogna occuparsi di questo tema sapendo che avrà un impatto importante sulla società, anche a livello economico e occupazionale, e quindi bisogna capire come gestirlo”, ha ammesso Casaleggio, concludendo: “Timorso come Meloni? Io sono sempre ottimista nell’innovazione, cerco di capire che tipi di impatti potrà avere. Chi li cattura e capisce prima questi impatti avrà anche i benefici per primo rispetto agli altri. È una tattica di breve-medio termine perché poi tutta la società viene attraversata dagli stessi effetti. Tuttavia chi si muove prima normalmente riceve i benefici e lascia agli altri i problemi e gli effetti negativi. Io sono sempre dell’idea che bisogna investire e capire per primi”.
Aziende fiduciose sull’Ai generativa
Intanto, secondo l’ultimo report di Capgemini Research Institute, il 70% dei dirigenti ritiene che l’Ai generativa consentirà alle organizzazioni di ampliare il raggio d’azione dei knowledge worker. Quasi tutti i dirigenti (96%) sostengono che l’Ai generativa sia uno dei temi più rilevanti per i consigli di amministrazione, e la maggior parte conferma che la leadership aziendale creda fortemente in questa tecnologia.
Il report, dal titolo “Harnessing the value of generative Ai: Top use cases across industries”, analizza il potenziale trasformativo dell’Ai generativa per portare l’innovazione all’interno delle imprese.
Nonostante i potenziali rischi, in particolare in termini di violazione del copyright e cybersecurity, il 74% dei dirigenti ritiene che i vantaggi offerti dall’Ai generativa siano superiori alle preoccupazioni ad essa associate. Se, da un lato, il 21% stima un cambiamento rilevante all’interno del proprio settore, dall’altro il 40% delle organizzazioni dispone già di un team e di un budget interamente dedicati a questa tecnologia, mentre un ulteriore 49% prevede di farlo entro i prossimi 12 mesi.
Entro tre anni, e dopo aver implementato con successo l’Ai generativa, i dirigenti prevedono una serie di vantaggi, come un aumento dell’8% delle vendite e una riduzione dei costi pari al 7%. Hanno inoltre dichiarato di aspettarsi un miglioramento del 9% sia in termini di engagement e di soddisfazione dei clienti sia per quanto riguarda l’efficienza operativa.
Monia Ferrari, Managing director di Capgemini Italia, sottolinea: “Sebbene l’Ai generativa possa offrire numerosi vantaggi sia alle aziende che ai dipendenti, sarà indispensabile adottare un approccio incentrato sull’essere umano, che consenta di portare su scala le tecnologie e implementare le linee guida necessarie per promuovere la fiducia sul posto di lavoro. Man mano che le aziende accelerano il loro percorso verso l’Ai generativa, devono assicurarsi di implementarla in modo sostenibile in tutta l’organizzazione”.