IL CASO

Tlc, dumping export: la Ue dà l’ultimatum alla Cina

Il commissario europeo al Commercio De Gucht manda un avviso formale alla Cina prospettando dazi sulle esportazioni di Huawei e Zte slealmente favorite dagli aiuti statali

Pubblicato il 15 Mag 2013

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Si apre un nuovo fronte nella guerra commerciale tra Ue e Cina: la Commissione europea ha fatto sapere che manderà un avviso formale a Pechino indicando che è pronta a imporre dazi commerciali contro i produttori di attrezzature telecom come Huawei Technologies e Zte perché, spiega Bruxelles, ricevono illegalmente aiuti statali. E il commissario Ue per il commercio, Karel De Gucht, è deciso a mostrare al nuovo presidente cinese, Xi Jinping, che l’Europa ha una politica di tolleranza zero verso i sussidi dei governi alle imprese, che creano condizioni di concorrenza sleale.

L’avviso che De Gucht, con il pieno appoggio del presidente della Commissione europea Jose Manuel Barroso, vuole mandare alla Cina rappresenta una lettera di intenti, spiega l’agenzia di stampa Reuters, che indica che, se non verrà modificato il comportamento di Pechino, si renderanno necessari dei dazi.

Bruxelles sarebbe anche pronta ad aprire un’inchiesta anti-dumping sulle esportazioni cinesi di attrezzature per le reti di telecomunicazione mobile. De Gucht ha spiegato che la decisione di aprire l’inchiesta è stata presa “ex officio”, ovvero senza che sia stata sollecitata da alcuna azienda europea, una procedura seguita in casi particolarmente importanti e per evitare possibili ritorsioni contro le società che utilizzano i prodotti importati dalla Cina (e in Europa sono moltissime, visto che Huawei e Zte controllano un quarto del mercato Ue).

La Commissione ha anche sottolineato di avere tutte le prove necessarie per dimostrare che le società cinesi ricevono aiuti statali e che quindi l’inchiesta sarebbe addirittura superflua: perciò è stata messa “in stand-by”, nella speranza che i cinesi decidano al più presto di “negoziare seriamente” per risolvere la questione “in via amichevole”.

Il portavoce del commissario De Gucht ha rivelato che Bruxelles ha raccolto per un anno gli elementi che hanno portato alla decisione di aprire l’inchiesta anti-dumping. Il ministro degli esteri cinese, Huawei e Zte hanno subito replicato indicando che le loro attività e il loro comportamento sono pienamente conformi alle norme internazionali sul commercio. “Speriamo che l’Ue proceda avendo in mente la preservazione di un solido sviluppo delle relazioni commerciali con la Cina e non si impegni a prendere misure protezionistiche o restrittive”, ha dichiarato il portavoce del ministro degli esteri cinese Hong Lei.

La decisione dell’Ue di intensificare la vigilanza anti-dumping contro la Cina nel settore delle attrezzature telecom va di pari passo con le decisioni già adottate nel settore dei pannelli solari, dove da giugno verranno applicati i dazi sui prodotti cinesi. Ma nelle attrezzature telecom, la Commissione europea teme non solo la minaccia all’industria Ue e la concorrenza sleale creata dagli aiuti del governo e delle banche cinesi, ma anche le ripercussioni per la sicurezza delle comunicazioni mobili. De Gucht non ha nascosto di condividere le politiche restrittive seguite in Australia e Stati Uniti.

Il commissario sta procedendo con convinzione su questa linea nonostante i paesi Ue siano divisi sul comportamento da tenere verso le aziende cinesi. In Gran Bretagna e Olanda Huawei e Zte sono viste positivamente perché creano molti posti di lavoro, mentre Francia e Italia sono più favorevoli alle sanzioni.

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