Un archivio digitale per la conservazione delle intercettazioni ed estensione delle intercettazioni anche ambientali a reati particolarmente gravi: per i Pm il governo Meloni prevede una nuova infrastruttura digitale a tutela della sicurezza e certezza del dato, ma senza ledere l’autonomia dei singoli procuratori, come predisposto dal decreto giustizia approvato dal Consiglio dei ministri.
“Ho detto fin dal primo giorno che sono contrario alle intercettazioni a strascico e sono contrario alla diffusione pilotata che vulnera la dignità dei terzi, ma non sono contrario alla intercettazioni come mezzo di prova per i reati più gravi. Su questo abbiamo colmato le lacune e dato un sigillo a quelli che sono i reati più gravi”, ha affermato il ministro della Giustizia Carlo Nordio, ministro della Giustizia Carlo Nordio in conferenza stampa. “Abbiamo adottato un provvedimento su richiesta delle procure e, in particolare, della Direzione nazionale antimafia per garantire la sicurezza dei dati delle intercettazioni”.
La creazione degli archivi digitali “Non comporta assolutamente l’accesso del ministro ai dati; si tratta di una riorganizzazione tecnologica, tra l’altro complessa e dispendiosa, per rendere più razionale e garantita la conservazione”, ha proseguito Nordio. Al ministero spettano, infatti, l’allestimento e la manutenzione delle infrastrutture, ma il ministero non può avere accesso ai dati in chiaro, ha evidenziato il ministro: “Le intercettazioni vengono oggi gestite da 134 procure: queste resteranno sovrane nell’accesso ai dati, ma la gestione dei server verrà accentrata in 4 sedi per garantire l’integrità e la segretezza dei dati sensibili”.
L’istituzione delle nuove infrastrutture digitali avverrà con un percorso a tappe, attraverso più decreti del ministro della Giustizia.
Decreto giustizia: le intercettazioni
“Il governo Meloni ha esteso l’utilizzo delle intercettazioni ad alcuni reati come quelli legati al trasporto dei rifiuti e alle ipotesi di sequestro di persona. Una risposta chiara, con i fatti, a chi prova a raccontare un’altra storia”, dichiara in una nota Carolina Varchi, deputata di Fratelli d’Italia. “Il disegno di legge approvato oggi in Consiglio dei ministri interviene su diversi settori, dalla cultura alla giustizia. Oltre a estendere i confini dei reati per i quali possono essere disposte le intercettazioni, il governo metterà a disposizione delle Procure una nuova infrastruttura digitale che, nella piena autonomia della magistratura, agevolerà il lavoro dei Pm”.
Nell’articolo 1 del decreto giustizia si prevede l’estensione delle intercettazioni, anche ambientali (le cosiddette cimici), come strumento investigativo, ad una serie di ipotesi di reato di criminalità grave, come quelle aggravati dal ”metodo mafioso”, con finalità di terrorismo, reati di attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti e sequestro di persona a scopo di estorsione.
L’articolo 2 prevede la creazione di archivi digitali inter-distrettuali per la conservazione delle intercettazioni registrate. I pm lavoreranno in autonomia ma i dati delle intercettazioni confluiranno in archivi digitali inter-distrettuali allestiti e mantenuti dal ministero della Giustizia. I dati saranno cifrati e, quindi, illeggibili per il ministero, ma anche protetti da eventuali “fughe di notizie”.
Gli archivi digitali inter-distrettuali
Le attività di intercettazione sono di pertinenza solo del singolo ufficio del pubblico ministero, ma si introduce l’istituzione di nuove infrastrutture digitali, per assicurare nuovi, più elevati e più uniformi livelli di sicurezza, efficienza e economicità. Gli archivi digitali – si legge nel decreto – sono pensati per risolvere la criticità, sollevate anche dal procuratore nazionale antimafia e da numerosiprocuratori, su gestione e capienza degli archivi attualmente presenti presso ogni Procura.
Compito del ministero della Giustizia sarà l’allestimento e la manutenzione delle infrastrutture: i dati restano coperti dal segreto investigativo e nessuno, impegnato nell’allestimento o manutenzione, potrà in alcun modo avere accesso ai dati, che non saranno in chiaro.
Più decreti del Ministero serviranno per individuare infrastrutture adeguate e requisiti tecnici essenziali, per disciplinare collegamenti telematici con i luoghi di ascolto, per l’effettiva migrazione dei dati e per l’archiviazione dei nuovi dati acquisiti (un passaggio, quest’ultimo, che sarà concordato con i singoli procuratori).
I dati e l’indipendenza dei pm
La sicurezza dei dati è la prima esigenza dietro la creazione di un’infrastruttura digitale. Gli archivi delle intercettazioni saranno localizzati presso i pubblici ministeri, con un articolato processo che si concluderà con la migrazione dei dati conservati dalla singole procure e il conferimento dei nuovi dati acquisiti nel corso dell’attività di intercettazione. Questo processo sarà governato dalla direzione generale per i sistemi informativi automatizzati del ministero della Giustizia, anche se le singole operazioni saranno effettuate d’intesa con i singoli procuratori.
All’interno di questo nuovo modello organizzativo, il decreto intende preservare le attuali disposizioni di legge che affidano ai procuratori i compiti di direzione, organizzazione e sorveglianza sulle attività di intercettazione, sui relativi dati, sugli accessi e sulle operazioni compiuti sui dati stessi.
Tra le altre norme del decreto Giustizia ci sono anche quelle che eliminano il reato di abuso d’ufficio e rimodulano il traffico delle influenze, e ancora quelle che riorganizzano il Ministero della Cultura e che mettono fine, anche dal punto di vista legislativo, alle maggiori restrizioni legate alla pandemia da Covid.