L’Unione europea investirà entro il 2030 oltre 100 miliardi di euro per portare la produzione dell’Ue di chip elettronici e semiconduttori al 20% della capacità mondiale. Lo ha affermato il commissario europeo per il Mercato unico, Thierry Breton, in un’intervista all’emittente radiofonica francese Rtl, aggiungendo che l’Ue potrebbe raggiungere questo obiettivo anche prima del previsto.
Il commissario ha ricordato il ruolo del Chips Act, che finora ha stanziato 43 miliardi di euro di investimenti pubblici e privati, e ha salutato con favore l’annuncio dell’apertura in Germania della prima fabbrica europea di Tsmc, contractor dei chip: “L’Europa riprende in mano il suo destino”, ha detto il commissario Ue.
Chip in Ue, già in campo 70 progetti in 19 Paesi
Il progetto di Tsmc si aggiunge ad altri già spinti dall’Europa per produrre chip, come quelli di STMicro Electronics e Global Foundries a Grenoble. “Ci sono ora più di 68 progetti in 19 Paesi che ci permetteranno di recuperare la nostra competitività, soprattutto rispetto all’Asia, e anche la nostra autonomia strategica”, ha affermato Breton.
La fabbrica di semiconduttori di Tsmc a Dresda – un progetto che vale in totale 10 miliardi di euro – rappresenta “il culmine della strategia industriale che porto avanti come commissario europeo da 4 anni“, ha affermato Breton. “Abbiamo fatto in modo che l’Europa riprenda in mano il suo destino e abbia la capacità di produrre sul territorio europeo i microprocessori di cui abbiamo bisogno”.
Nel 1990 l’Europa produceva il 40% dei chip globali (dati di Statista).
“Avevamo questa capacità 30 anni fa”, ha dichiarato Breton, “ma l’abbiamo gradualmente persa a favore dell’Asia e ora raggiungiamo solo il 9% della produzione globale”.
Sovranità tecnologica e concorrenza
L’Unione europea vuole costruire la sua sovranità tecnologica anche facendo evolvere le sue regole sulla concorrenza, oggi “troppo ingenue”, ha continuato Breton. L’articolo 43 del trattato di Lisbona firmato nel 2007 vieta, infatti, qualsiasi restrizione alla libera circolazione dei capitali con i paesi esterni all’Ue. Ma ora “Siamo in competizione con l’Asia e gli Stati Uniti”, ha ricordato il commissario europeo.
Intanto l’attività legislativa europea ha colmato il gap sul settore dei semiconduttori con il Chips Act, che ha ottenuto il via libera definitivo del Consiglio Ue lo scorso luglio. Il regolamento mira a creare le condizioni per lo sviluppo di una base industriale nel campo dei semiconduttori in Europa, attrarre investimenti, promuovere la ricerca e l’innovazione e preparare i Paesi membri a qualsiasi futura crisi dell’approvvigionamento dei chip.
Il programma dovrebbe mobilitare 43 miliardi di euro di investimenti pubblici e privati (3,3 miliardi di euro dal bilancio dell’Ue), con l’obiettivo di raddoppiare la quota di mercato globale nei semiconduttori detenuta dall’Ue dall’attuale 10% ad almeno il 20% entro il 2030.
Germania e Francia in pole per i progetti europei dei chip
Sarà realizzata invece in Francia, a Grenoble, la nuova fabbrica di semiconduttori di StMicroelectronics e GlobalFoundries. Il progetto sarà sostenuto da 2,9 miliardi di euro di fondi pubblici.
Il ministro dell’Economia Bruno Le Maire ha dichiarato che l’accordo garantisce che lo Stato francese possa potenzialmente impadronirsi del “5% della produzione industriale della fabbrica solo per i produttori francesi” se il Paese dovesse affrontare un’interruzione della catena di approvvigionamento, conformemente all’obiettivo di “de-risking” che la Francia ha nei confronti dell’instabilità geopolitica.
Risulta invece ancora ferma la trattativa tra Intel e governo italiano. Il colosso dei chip ha avviato un ampio programma di investimenti decennale in Europa per circa 80 miliardi, incentrato su un mega complesso di produzione di chip a Magdeburgo, in Germania. L’Italia è in lizza per ospitare l’impianto per il confezionamento e l’assemblaggio avanzato dei processori, un progetto da 4,5 miliardi. Ma risalgono allo scorso dicembre le ultime dichiarazioni della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni che annunciava la calendarizzazione di un incontro ai primi giorni del 2023.
La trattativa riguarda la richiesta dell’azienda al governo di un aumento delle sovvenzioni, messe a disposizione attraverso il Chips Act Ue, 43 miliardi di dollari per stimolare l’industria dei chip del continente. E quindi in ogni caso il progetto dovrà ottenere anche il disco verde della Ue oltre che quello del governo tedesco.