La crisi morde il mercato italiano dell’Ict, con due aziende di primo piano del settore costrette a ricorrere alla mobilità per un totale di 682 dipendenti. Si tratta di Sirti e Ibm, che hanno annunciato la mobilità rispettivamente per 533 e 149 dipendenti.
Sirti ha aperto una procedura di mobilità per 533 lavoratori su tutto il territorio nazionale, rispetto ai 3.833 dipendenti complessivi. La decisione dell’azienda di impiantistica arriva dopo il nulla di fatto per la cassa integrazione in deroga, ritenuta inadeguata dai sindacati Fim, Fiom e Uilm che chiedono il ricorso alla solidarietà. I sindacati chiedono la convocazione di un tavolo al Mise per risolvere la vertenza.
Sull’azienda di impiantistica pesa la crisi degli ultimi anni, che ha prodotto un’erosione degli utili passati da 27 milioni di euro nel 2008 alle perdite per 2 milioni nel 2012. Nello stesso periodo i ricavi sono passati da 780 a 518 milioni di euro e il Mol è diminuito del 66%, con la perdita di 600 posti di lavoro.
Anche Ibm ha messo in mobilità 149 dipendenti delle aree amministrazione e staff. Gli esuberi complessivi quantificati dall’azienda sono 355. “Ci opponiamo alla scelta – ha detto il segretario della Uilm Luca Colonna – e proporremo strumenti conservativi”.
Un’altra vertenza in atto è quella che riguarda Alcatel-Lucent. Oggi la Fiom Cgil ha annunciato uno sciopero di 8 ore per martedì 21 maggio. “La multinazionale franco-americana Alcatel Lucent si era impegnata a presentare un piano industriale entro il 2012 – si legge in una nota di Fabrizio Potetti, coordinatore nazionale Fiom Cgil del gruppo – Piano che, però, non è stato ancora presentato a primavera inoltrata. A ciò si aggiunga che l’azienda non sta rispettando gli impegni assunti per quanto riguarda il rafforzamento delle sue attività in Italia, a partire da ciò che riguarda quelle di ricerca e sviluppo”. Il 20 maggio l’azienda incontrerà i sindacati il 20 maggio presso il Mise: preoccupazione dei sindacati per la tenuta dei centri di ricerca di Battipaglia, Rieti e Vimercate.
Un’altra azienda del settore in crisi è Ddway, che oggi ha scioperato a livello nazionale contro il piano di ristrutturazione che prevede 294 licenziamenti. “La Ddway è una società di informatica con sedi in tutto il territorio nazionale e circa mille dipendenti ceduti dalla Csc alla Deda Group – ha detto Potetti – L’ottima adesione allo sciopero e ai presidi organizzati presso tutte le sedi rende evidente la volontà dei lavoratori di lottare contro i licenziamenti e per ottenere investimenti in nuove attività e tecnologie, rivedendo l’attuale piano industriale”. “Le ingenti risorse lasciate dalla multinazionale all’atto dell’acquisizione da parte di Deda Group debbono essere utilizzate non per i tagli e i licenziamenti, ma per adeguare l’Azienda alle sfide poste dal mercato attraverso progetti e servizi di alto profilo e contenuto professionale”. “Solo così si potranno garantire prospettive occupazionali e industriali al personale e una crescita dell’Azienda”, chiude Potetti.