L'OPERAZIONE

Anonymous, operazione “Tango Down” in Italia

Ai domiciliari 4 giovani hacker, altri 6 denunciati a piede libero dalla Polizia Postale. Sono accusati di attacchi a siti di governo, forze dell’ordine e Vaticano. Proteste su Twitter: “Non si ferma un’idea”

Pubblicato il 17 Mag 2013

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Arresti domiciliari per quattro hacker celati dietro l’organizzazione internazionale “Anonymous”, accusati di attacchi informatici a siti di governo ed istituzionali e ai sistemi informatici di infrastrutture critiche e grandi aziende. I quattro destinatari del provvedimento di misura cautelare, ritenuti al vertice dell’associazione criminale che operava in Italia utilizzando il marchio Anonymous, sono G.P. di 34 anni di Lecce, L.L. di 20 anni originario della provincia di Bologna, S.L. di 28 anni della provincia di Venezia, e J.R. Di 25 della provincia di Torino. Altre sei persone sono invece state denunciate a piede libero. Perquisizioni sono in corso a Roma, Venezia, Lecce, Bologna e Torino

L’operazione che ne ha portato alla cattura si chiama “Tango Down” ed è stata condotta dagli uomini del Cnaipic, il Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche della Polizia postale. È comunque ancora in corso e non sono esclusi nuovi provvedimenti cautelari. Le indagini sono coordinate dalla Procura di Roma

I quattro arrestati dalla polizia postale farebbero parte del gruppo di Anoymous che avrebbe attaccato anche i siti di Vaticano, governo, Banca d’Italia, Polizia postale e Carabinieri. Dopo aver compiuto gli attacchi dei siti di istituzioni e aziende private, i ipirati offrivano alle vittime consulenza informatica per riparare i danni che loro stessi avevano creato. Gli agenti della polizia postale, diretti da Ivan Gabrielli, sono risaliti ai responsabili dopo aver analizzato piccole tracce che avevano lasciato in rete

L’operazione contro gli hacker di oggi è l’ultimo capitolo di una guerra molto particolare che si svolge ufficialmente dal 1990 tra i governi del mondo e la rete che naviga e saccheggia i mondi del cyberspazio: una sorta di “franchising” della pirateria informatica che ha operatori attivi in ogni parte del pianeta e periodicamente fa parlare di sé per operazioni contro istituzioni, grandi banche o simili bersagli.

Le reazioni della comunità hacker italiana e mondiale non sono tardate. “Potete arrestare quattro persone ma non potete arrestare un’idea”, qualcuno ha scritto su Twitter, ma nel mondo intero le forze dell’ordine si stanno attrezzando alla battaglia: in Usa il gruppo Lulzsec, responsabile di attacchi tra gli altri contro Sony e Nintendo, è stato condannato e i quattro aderenti tradotti in carcere. La condanna più breve è a 20 mesi.

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