Potrebbe essere visto come un trucco per pagare meno i dipendenti ed è un rischio per la proprietà intellettuale. Carolina Milanesi, italiana che vive in California, è research vicepresident di Gartner, società di analisi di mercato per la quale lavora da 13 anni e grazie alla quale ha potuto analizzare l’esplosione del mercato mobile e l’impatto della consumerizzazione. In particolare Milanesi studia il fenomeno del Byod.
Il Byod sta dimostrando di essere una tendenza sempre più importante per il mercati. Ma è un amico o un nemico delle aziende?
Dipende di quale azienda stiamo parlando. Può essere un amico riguardo all’attenzione per la soddisfazione degli utenti, e la contestuale diminuzione dei costi. Però può essere anche un nemico per quelle aziende che hanno grandi necessità di sicurezza per il tipo di lavoro in cui operano, come i settori legali e finanziario, perché introduce un rischio potenziale e concreto.
Quali sono i rischi per la security?
Con il Byod la sicurezza diventa relativa. In futuro avremo anche il Byoa, Bring your own app, “usate il vostro software”, che diluirà ancora di più la security interna. Ci sono comunque molti fronti per la sicurezza, per la responsabilità legale e via dicendo. Ma innanzitutto bisogna chiedersi dove vengono archiviati e poi diffusi i contenuti. Questo sta diventando un problema molto più grande e complesso che non la proprietà degli apparecchi usati sul lavoro.
Molti suoi colleghi analisti ritengono che il Byod sia un fenomeno in continua crescita e che sarà il “new normal”, la normalità del futuro.
Personalmente non sono convinta che il Byod possa arrivare dappertutto. In fondo, se ho un telefono cellulare o un pc per un lavoro che va dalle nove del mattino alle cinque del pomeriggio, perché devo pagare io quando poi esco dal posto di lavoro e non lo uso? Non dimentichiamoci che il fenomeno del Byod tocca soprattutto i colletti bianchi con stipendi medio-alti. Cercare di forzare il Byod su tutte le altre figure professionali, caricandole così di un costo proprio per usare apparecchi elettronici, rischia di essere visto dai dipendenti come un modo indiretto per tagliargli lo stipendio.
Quanto costa alle aziende implementare una politica di Byod? Quali costi nascosti e quali benefici dal lato economico e di soddisfazione dei clienti?
I costi dipendono molto dalla politica che viene adottata: quale formula di rimborso dell’hardware? Ma anche: quale tipo di soluzione di gestione degli apparecchi mobili viene implementata? Dal punto di vista del guadagno, ci sono dei lati positivi che però sono difficili da quantificare: di certo serve meno supporto tecnico all’IT, il personale è più contento della dotazione tecnologica, in azienda nasce una nuova visione positiva del dipartimento IT, che viene visto come una struttura che facilita invece che ostruire. C’è tendenzialmente maggiore produttività, maggiore disponibilità a farsi coinvolgere da parte dei dipendenti, migliore collaborazione.
E che impatto ha il Byod sulle vendite dei device?
La nuova tendenza riguarda in maniera più massiccia telefoni e tablet. La realtà che in pochi vogliono sentirsi dire però è che Byod nel mondo pc vuol dire sostanzialmente “Bring your own Mac”. E nel mondo tablet e smartphone l’impatto del Byod è ancora più evidente: Blackberry che continua a perdere quota di mercato e Apple che guadagna, con Android dietro e Windows lontanissimo.
E che effetto ha sui servizi?
La qualità rimane. Con il calo dei prezzi di smartphone e tablet, i consumatori spendono meno. I device sono ancora più personali: anziché due telefoni o due tablet, uno aziendale e uno personale, ora se ne prende uno solo. E le vendite si abbassano.