Cresce del 14,2% con un fatturato di oltre 175 milioni di euro il mercato musicale italiano. È il bilancio disegnato da Deloitte per la Fimi – la federazione che raccoglie 2.500 imprese produttrici e distributrici di musica – per i primi sei mesi del 2023, che vede dominare il comparto streaming grazie a una crescita complessiva del 16% e un fatturato di oltre 139 milioni.
Così vince lo streaming
Il segmento dello streaming in abbonamento da solo segna +18.2%. Salgono anche i ricavi della fascia ad-supported audio, su del 22.9%, mentre si registra una lieve flessione per i ricavi da video streaming pari a -0.5%.
Complessivamente il digitale rappresenta oggi l’84% del mercato, in linea con i risultati del 2022. Segno positivo anche per il comparto fisico, che ricopre una quota di mercato pari al 16% e che chiude il semestre a +9.4%: a dominare è l’inossidabile segmento del vinile, che cresce del 14.3% e con un’inversione di tendenza per il cd anch’esso su del 5.3%.
Da rilevare, soprattutto per questo segmento, l’impatto del Bonus Cultura 18app che a fine giugno aveva generato oltre 8 milioni di euro.
Il primo semestre conferma, inoltre, il dominio del repertorio italiano, con le top ten Album e Singoli guidate da titoli italiani.
I dati sulla crescita globale
Secondo i dati rilasciati dalla Ifpi a marzo 2023, il mercato globale della musica registrata è cresciuto del 9,0% nel 2022, trainato dalla crescita dello streaming in abbonamento. I dati pubblicati mostrano che i ricavi commerciali totali per il 2022 sono stati di 26,2 miliardi di dollari.
I ricavi dello streaming audio in abbonamento sono aumentati del 10,3% a 12,7 miliardi di dollari e alla fine del 2022 c’erano 589 milioni di utenti abbonati a servizi a pagamento. Lo streaming totale (inclusi sia l’abbonamento a pagamento che quello supportato dalla pubblicità) è cresciuto dell’11,5% per raggiungere 17,5 miliardi di dollari, ovvero il 67,0% dei ricavi totali della musica registrata a livello mondiale. Crescita anche in altri ambiti, dove i ricavi fisici restano resilienti (+4,0%); i ricavi derivanti dai diritti di performance aumentano dell’8,6% e ritornano ai livelli pre-pandemia; e il reddito da sincronizzazione risulta in aumento del 22,3%.