Si scrive Palantir, si legge “Intelligenza Artificiale”. Un software in grado di sconfiggere un avversario adattivo, fornendo agli analisti umani i dati in tempo reale per neutralizzarlo; fronteggiandone qualunque cambiamento; scegliendo i dati appropriati, confrontandoli con quelli di innumerevoli database, senza limitazioni di quantità e qualità di fonti né di stoccaggio dei dati, autocorregendo errori, dati e procedure (Augmentation Intelligence). Ne ha fatto le spese Osama Bin Laden, che diffondeva i suoi messaggi posando davanti a uno scorcio montagnoso. Palantir, in pochi minuti, confrontò immagini tv e mappe in memoria, individuò le coordinate del luogo, per fornirle alla centrale di tiro e guidare una salva di missili. La volta successiva, Osama preferì un telo bianco come sfondo, ma Palantir lo riafferrò nel 2011 e lo lasciò soltanto il 2 maggio, quando morì.
Palantír, “pietra veggente”, dall’immaginario di J.R.R. Tolkien, autore del Signore Degli Anelli, è il software realizzato in tre anni da scienziati informatici e analisti di svariate agenzie Usa di intelligence. Spie, frodi fiscali e contabili, traffici di merci e di uomini, volti, impronte, Dna, voci, nulla sfugge alle pietre veggenti. Ne fece le spese la Russia, nel 2012, con la cattura d’una rete di spie i cui messaggi erano nei bit di immagini apparentemente innocenti. Palantir svelò il trucco, così come aveva illuminato le truffe milionarie della criminalità russa a danno di PayPal. L’Italia ha adottato Palantir per combattere l’evasione fiscale ed è sottoposto a sperimentazione da team multiforze e multitask di varie polizie. Quali costi? Quali scopi? Quali garanzie per la privacy?