SCENARI

Export digitale “boost” per la crescita delle pmi italiane

Secondo un report di Sace le esportazioni delle imprese cresceranno quest’anno del 6,2%, del 4% nel 2024 e del 3,2% nel biennio 2025-2026, quando supereranno i 300 miliardi di euro. Spinta dalla twin transition: investimenti da parte del 60% delle aziende

Pubblicato il 04 Set 2023

digital-transformation-160511154849

Il tessuto produttivo delle pmi è estremamente dinamico: testimoniato dal forte incremento di produttività del lavoro registrato nel decennio 2010-2019 e che ha raggiunto livelli superiori a quella di Germania e Spagna, si riflette anche in un miglioramento della competitività sui mercati internazionali. Le pmi italiane nel 2021 (ultimo dato disponibile) hanno infatti esportato 219 miliardi di euro, pari a circa la metà dell’export complessivo, con una crescita media annua del 2,7% tra il 2017 e il 2021, segnando un pieno recupero post-pandemico.

Lo afferma la ricerca ‘Piccole, medie e più competitive: le pmi italiane alla prova dell’export tra transizione sostenibile e digitale’ realizzata dall’Ufficio Studi di Sace in collaborazione con The European House – Ambrosetti, secondo cui le pmi italiane oggi realizzano all’estero circa un terzo del proprio fatturato (ben 8 punti percentuali sopra alle tedesche) e contribuiscono al 48% dell’export nazionale, rispetto al 20% delle tedesche e delle francesi e al 34% delle spagnole. Un trend che si rafforza anche in prospettiva: le esportazioni sono attese crescere quest’anno del 6,2%, del 4% nel 2024 e del 3,2%, in media, nel biennio successivo (2025-2026), quando supereranno i 300 miliardi di euro.

Oriente al centro della crescita dell’export

Con riferimento ai mercati di destinazione, a guidare la crescita dell’export delle pmi italiane quest’anno sarà l’Oriente: Medio Oriente, Asia orientale e centrale sono le aree per cui si prevedono infatti i maggiori incrementi (rispettivamente +10,1%, +9,2%, +8,4%), a fronte di tassi inferiori per l’Europa (+5,5%) e per l’America settentrionale (+6,6%) che rimangono comunque in valore assoluto le principali geografie di sbocco. Nel 2024 un maggiore dinamismo si rileverà in Africa subsahariana (+5,6%), America centro-meridionale (+5,4%) e America settentrionale (+5,1%).

Doppia transizione sostenibile e digitale come boost per la crescita

La transizione sostenibile e rivoluzione digitale sono i due fenomeni che stanno caratterizzando in modo sempre più nitido e marcato l’attività di impresa. Nel 2022, oltre il 60% delle medie imprese manifatturiere (e quasi il 40% delle piccole) ha infatti intrapreso “azioni di sostenibilità”, mostrando un’attenzione crescente per questi temi. La cosiddetta “Duplice Transizione” (“Twin Transition”) aumenta la propensione all’export delle pmi: il numero delle imprese che investe in green e digitale e che esporta è di 20 punti percentuali superiore a quello delle imprese che esportano non facendo alcuna transizione. Abbracciare la Duplice transizione green e digitale porta le pmi a essere più resilienti, lungimiranti e consapevoli, ma soprattutto più produttive e competitive non solo in ambito nazionale ma anche internazionale.

Dalle pmi il 40% del valore aggiunto nazionale

L’indagine Sace ribadisce poi un fatto già noto: le pmi rappresentano la spina dorsale dell’economia italiana e giocano un ruolo importantissimo sia in chiave economica sia in chiave sociale. Le oltre 200 mila piccole e medie imprese italiane producono un giro di affari di oltre 1.000 miliardi di euro, generano quasi il 40% del valore aggiunto nazionale e impiegano 5,4 milioni di persone, pari a un terzo di tutti gli occupati. Inoltre sono fortemente interconnesse e sviluppano con il loro ecosistema forme di innovazione e collaborazione aperte per poter accedere a risorse strategiche (come conoscenza, tecnologia, finanza o competenze) per la loro crescita. Un network che fa della resilienza e della sostenibilità la chiave del proprio sviluppo.

Al centro delle catene globali del valore e dei numerosi distretti industriali, elemento fondamentale della diffusione e affermazione del Made in Italy nel mondo, con un ruolo di “connettore sociale” e di attore chiave nei processi di transizione verso un mondo più sostenibile, digitale e interdipendente, le pmi italiane offrono da sempre un contributo rilevante per lo sviluppo economico, tecnologico e sociale del Paese. Nonostante alcuni segnali di attenzione emersi nel corso del primo trimestre 2023, le pmi italiane possono contare su una struttura finanziaria rafforzatasi negli ultimi anni e su livelli di debito relativamente contenuti, che permettono loro di mitigare, almeno in parte, l’esposizione agli effetti avversi legati al peggioramento delle condizioni creditizie.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articoli correlati