Sembra uscire dallo stallo la vertenza sulla crisi di Softlab Tech, società che opera nell’installazione di impianti elettronici e delle telecomunicazioni impiegando circa 750 lavoratori, con stabilimenti attivi in Campania, Lazio e Lombardia. Sono ormai due mesi che molti dei collaboratori dell’azienda non ricevono lo stipendio, ma ieri, durante un incontro di aggiornamento tenuto a Palazzo Piacentini, sede del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, il governo ha chiesto alla proprietà del gruppo di procedere entro una settimana al pagamento degli stipendi di giugno e luglio non ancora saldati.
La richiesta di nuovi elementi sulle prospettive industriali
È stato inoltre richiesto all’imprenditore di condividere entro i prossimi 15 giorni, in un’apposita riunione ristretta, elementi di dettaglio sulle prospettive industriali e finanziarie del gruppo, valutando la necessità di riconvocare il tavolo plenario entro e non oltre la prima settimana di ottobre. Nel frattempo verranno mantenuti e intensificati i rapporti tra Mimit, azienda e rappresentanze sindacali per monitorare l’evolversi della situazione.
La riunione ha avuto anche l’obiettivo di controllare l’avanzamento del piano industriale e la sostenibilità finanziaria dello stesso. Durante l’incontro (convocato e gestito, su indicazione del sottosegretario Fausta Bergamotto, dalla Struttura per le crisi di impresa del Mimit: presenti i vertici aziendali, le rappresentanze sindacali, le istituzioni regionali interessate e l’assistenza tecnica di Invitalia) i lavoratori hanno espresso le proprie preoccupazioni rispetto alle prospettive industriali e finanziarie dell’azienda.
Una crisi che perdura da mesi
Le lavoratrici e i lavoratori della Softlab Tech avevano già manifestato a luglio davanti alla sede del Ministero delle Imprese e del Made in Italy per chiedere la convocazione del tavolo di crisi, visto il perdurare del silenzio istituzionale.
Con una nota del 12 luglio, i sindacati sottolineavano che fosse “intollerabile che un’impresa che ha appena ricevuto 12 milioni di euro dallo Stato, attraverso il fondo Grandi Imprese in Difficoltà, sia nuovamente in condizione di non pagare gli stipendi. Una situazione inammissibile nella quale le istituzioni hanno il dovere di monitorare l’utilizzo dei fondi pubblici in un contesto nel quale l’azienda, in assenza di un piano industriale credibile, drena risorse pubbliche e socializza con i lavoratori e le lavoratrici le perdite, scaricando su di loro le difficoltà e l’incapacità manageriale dell’impresa. Non è accettabile che le lavoratrici e i lavoratori siano costretti per l’ennesima volta a mobilitarsi, per chiedere che l’azienda paghi gli stipendi, saldi i debiti col personale e soprattutto affinché il Ministero vigili sui tavoli di crisi”.
La situazione di crisi, del resto, perdura da diversi mesi. A marzo Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil avevano denunciato con un comunicato unitario l’assenza di “programmi certi” e “numeri concreti” nel piano di sviluppo aziendale presentato al Mimit. “Riteniamo il comportamento dell’azienda poco serio, visto che è ormai da diversi incontri che attendiamo un vero piano per il rilancio industriale e ci ritroviamo ancora una volta davanti a qualche numero senza basi solide, che ci racconta di soluzioni tampone, con prospettive di marginalità limitate e variabili e che lascia quindi lavoratrici e lavoratori in una situazione d’incertezza per il futuro”.
Durante la riunione del 14 marzo, il Mimit si era impegnato a chiedere un incontro riservato con l’azienda per valutare proposte riguardo all’ingresso nel capitale di altri soggetti interessati e provare a dare una svolta al futuro industriale dell’azienda, a partire da un possibile nuovo assetto della governance, ma pare non ci siano stati sviluppi significativi su questo fronte.