“È inaccettabile che si riprenda dopo la pausa estiva con le vecchie pratiche che tutti abbiamo criticato. Chiedevamo di cambiare il modello dei nostri lavori. E invece il cosiddetto decreto Tim è stato nuovamente inserito in un altro decreto omnibus, il cosiddetto decreto Incentivi”. Non c’è pace per il dossier Netco e il Pd, sul piede di guerra, chiede il ritiro dell’emendamento presentato dal Governo per questioni di forma e sostanza.
Il Pd: da dove vengono i 2,5 miliardi?
Il senatore Francesco Boccia chiede “perché ci sia stata la necessità di varare un decreto, non ne capiamo le necessità d’urgenza” ma soprattutto accende i riflettori sulle risorse economiche. “Nel decreto Tim si stanziano 2 miliardi e mezzo ma nessuno sa da dove vengono, la relazione tecnica non lo chiarisce e si vuole impedire al Parlamento e all’opposizione di discutere nel merito. Non è possibile che questo sia il modo di legiferare, e mi chiedo cosa succederà in sede di approvazione della manovra di bilancio. Chiediamo che l’emendamento venga ritirato e chiediamo si discuta di Tim in Senato con un confronto approfondito sulle scelte di politica industriale. Vogliamo che il Mef ci dica a cosa servono quelle risorse e che il Ministero dello sviluppo economico ci dica quali sono le scelte di politica economica per quel comparto”.
Fratelli d’Italia “Nessuna obiezione nella conferenza dei capigruppo”
Il capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato, Lucio Malan, ha ricordato però che durante la conferenza dei capigruppo, quando è stato annunciato che il decreto Tim sarebbe confluito in un altro decreto “non sono state sollevate obiezioni”. L’intenzione del Governo, ha spiegato “è quella di andare nel modo più ordinato possibile per la legislazione. L’alto numero di decreti è connesso all’attività legislativa intensa che c’è stata e che ha introdotto una serie di misure che stanno mostrando i loro effetti”.
Via al Gruppo Digitale e Innovazione del Pd
Tenuto a battesimo al Nazareno alla presenza della Segretaria Elly Schlein il Gruppo di lavoro sulle politiche digitali e innovazione del Partito Democratico. “Digitale, democratica e sostenibile nell’interesse pubblico”, recita lo slogan che accompagna la presentazione del Gruppo.
Al coordinamento l’economista Annarosa Pesole e fanno parte del team Fabrizio Barca, ex ministro e fondatore del Forum disuguaglianze e diversità, Francesca Bria, esperta di innovazione e politiche digitali e presidente di Cdp Venture Capital, Ciro Cattuto, professore di informatica presso l’Università di Torino, Marco Ciurcina, avvocato e docente a Torino ed esperto in diritto dell’innovazione, Giulio De Petra, esperto di innovazione digitale nelle pubbliche amministrazioni ed in rappresentanza del Forum disuguaglianze e diversità, Paolo de Rosa, ex Cto del Dipartimento per la trasformazione digitale e policy officer per la Commissione europea, Raffaele Laudani, assessore del Comune di Bologna e responsabile del progetto “Città della conoscenza e memoria democratica”, Stefania Paolazzi, esperta innovazione presso il Comune di Bologna e Maria Savona, professoressa di economia dell’innovazione presso l’università del Sussex e la Luiss di Roma.
“Abbiamo molte sfide davanti, le trasformazioni digitali ed ecologica sono tra i punti fondamentali del Pnrr. Bisogna cogliere le opportunità di queste sfide e ridistribuirne i benefici. Le grandi trasformazioni della società devono essere guidate dalla politica in senso ridistributivo altrimenti aumenteranno le diseguaglianze”, ha evidenziato Schlein. “La velocità nei processi di cambiamento è ormai evidente, dati e connettività sono diventate la spina dorsale del Paese e da questi dipendono i servizi essenziali. Il loro accesso sia perciò considerato diritto fondamentale, quindi bisogna completare le reti a banda ultralarga e investire in cybersecurity. Bisogna colmare il divario infrastrutturale, oltre 10 milioni di italiani non sanno usare internet”. L’Italia, ricorda la Segretaria “spende ogni anno lo 0,5% del Pil in ricerca, metà dei Paesi del nord Europa. Ricerca e scienza dovrebbero essere invece il motore dell’innovazione tecnologica. Un salto in avanti rappresenterebbe un nuovo Patto sociale tra imprese, Pa e cittadini”.