È stato prorogato fino al 31 dicembre il diritto allo smart working per i lavoratori fragili della Pubblica amministrazione. La norma, proposta dal Ministro Paolo Zangrillo, è stata inserita nel Dl “proroga termini” approvato in Consiglio dei ministri. La scadenza del 30 settembre slitta quindi di tre mesi, allineando sul punto il lavoro pubblico al lavoro privato.
Fino al 31 dicembre anche nel privato per due categorie
In quest’ultimo settore, infatti, la possibilità di ricorrere al lavoro agile senza accordi individuali era stato fatto slittare dal 30 giugno al 30 settembre, ma con deroghe fino al 31 dicembre per due categorie: i lavoratori dipendenti del settore privato che abbiano almeno un figlio minore di anni 14, a patto che non ci sia altro genitore beneficiario di strumenti di sostegno al reddito, in caso di sospensione o cessazione dell’attività lavorativa e che non vi sia genitore non lavoratore; i lavoratori dipendenti che, sulla base delle valutazioni dei medici competenti sono più esposti a rischio di contagio dal virus SarsS-CoV-2, in ragione dell’età o della condizione di rischio derivante da immunodepressione, da esiti di patologie oncologiche o dallo svolgimento di terapie salvavita o comunque da comorbilità che possano caratterizzare una situazione di maggiore rischio, accertata dal medico competente.
In Italia lavoro da remoto solo per il 14,9% degli occupati
In Italia, tuttavia, lo smart working resta al palo. Il lavoro da remoto interessa appena il 14,9% degli occupati, che svolge parte dell’attività da remoto. Dopo il boom vissuto nel 2020, in piena pandemia, quando il nostro paese è passato dal 4,8% di telelavoro dell’anno precedente al 13,7%, il tasso di crescita ha subito una brusca frenata e dimostra che l’opportunità del work-from-anywhere non è stata pienamente colta dalle aziende, considerando che la quota di smart working potrebbe arrivare quasi al 40%. È quanto emerge dalle ultime analisi Inapp.