CYBERTECH 2023

Cybercrime, Gabrielli: “Immensi profitti come mercato droga, sfida epocale”

Il direttore della Polizia postale lancia l’allarme sull’evoluzione del crimine informatico che cuberà un fatturato di oltre 10 trilioni di dollari entro il 2025. “A livello legislativo è necessaria la legittimazione di cyber operator e di infiltrati al di là delle tradizionali intercettazioni telematiche”. La vice direttrice dell’Agenzia nazionale Ciardi accende i riflettori sulla governance dell’intelligenza artificiale

Pubblicato il 04 Ott 2023

Ivano Gabrielli

Il cybercrime? È una “forma di crimine che produce immensi profitti che vengono poi riciclati, come avvenne con il mercato della droga negli anni ’60”. Lo ha detto Ivano Gabrielli, direttore della Polizia postale, al convegno Cybertech Europe 2023, chiarendo anche che “quei capitali possono essere reinvestiti in tecnologia e alimentano una criminalità profittevole ma che non comporta gli stessi rischi e può essere organizzata con poche risorse e persone”. Gabrielli ha avvertito che “il crimine finanziario legato al cybercrime deve essere considerato il crimine più importante”, considerato che i dati prevedono un fatturato di 10,5 trilioni di dollari entro il 2025 e che “l’economie più sviluppate subiscono attacchi da parte di sistemi criminali importanti, organizzati e strutturati”.

Necessario un approccio olistico normativo e operativo

Ma in che modo intervenire? Secondo Gabrielli, a livello legislativo “è necessaria la legittimazione di cyber operator e di infiltrati al di là delle tradizionali intercettazioni telematiche“. Il direttore, in particolare, ha detto che “il futuro richiede un approccio olistico normativo e operativo“, spiegando che bisogna avviare dei percorsi comuni per “le forze di polizia e della difesa per andare a reclutare ragazzi molto giovani, formarli e poi metterli a disposizione del sistema Paese”. “Molto si sta facendo a livello nazionale attraverso un progetto che ruota intorno agli Its (Istituti tecnici superiori). Noi partecipiamo con un Its romano per formare ragazzi sui temi della cyber”.

Necessaria una valutazione in termini di sicurezza nazionale

“Siamo di fronte ad un’economia criminale significativa che poi ricicla i dati esfiltrati con gli attacchi informatici e genera sistemi di ‘crime as a service’ – ha spiegato Gabrielli -, ossia vende tecnologia alle mafie per poter comunicare in sicurezza o per riciclare con le criptomonete“. “Dobbiamo cominciare a ragionare in termini di fatto epocale – ha aggiunto – come quello che segnò l’evoluzione della criminalità organizzata negli anni ’70 e ’80”. Gli attacchi cibernetici hanno a livello globale per “l’82% una dimensione criminale; percentuale che sale al 93% se parliamo del nostro Paese”. E’ quindi necessario – ha chiarito – “prevedere una risposta che deve considerare la multi-dimensione sia per gli approcci che per le tecniche che per la normazione e l’organizzazione; ci si deve attrezzare per una valutazione in termini di sicurezza nazionale“.

Focus sulla governance del progresso tecnologico

”Il vero problema non è il progresso tecnologico ma la sua governance. È il progresso tecnologico che deve orientare l’agire delle società o sono le società che devono orientare il progresso per aumentare i benefici e ridurre rischi? L’intelligenza artificiale deve essere vissuta come un potenziamento della capacità umana ma non deve essere competitiva con l’uomo”. Lo ha detto Nunzia Ciardi, vice direttore generale dell’Agenzia per la Cybersicurezza nazionale (Acn)nel suo intervento al Cybertech Europe.

Ciardi ha puntato l’attenzione sulle ”potenzialità” dell’intelligenza artificiale ma anche sui ”rischi”. ”Uno dei rischi è l’indistinguibilità della prestazione umana da quella dell’intelligenza artificiale che pone un problema di affidabilità – ha sottolineato Ciardi – I rischi sono tanti sul lavoro: l’automazione dei processi potrebbe portare alla perdita di molti posti di lavoro prima che la riorganizzazione riesca ad assorbire gli effetti dell’ingresso massiccio dell’intelligenza artificiale nei processi produttivi e, ancora, il rischio di discriminazioni”. ”Ci sono anche i vantaggi che generano entusiasmo: processare una grande quantità di dati, cosa che sarebbe impossibile per l’intelligenza umana”, ha ricordato. E, dal punto di vista della cybersicurezza, l’intelligenza artificiale ”è fondamentale – ha concluso- per identificare precocemente le minacce”. 

“Nessun Paese si tirerà indietro e né il nostro Paese né l’Europa dovranno tirarsi indietro dall’investire il massimo sforzo nella ricerca tecnologica in generale e nell’intelligenza artificiale in particolare. Acn è pronta a fare il suo ruolo in tutti gli aspetti di questo scenario complesso”, ha quindi aggiunto Ciardi.

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