Ventiquattr’ore di tempo. È quanto dovranno aspettare le piattaforme online prima di rimuovere un contenuto. Lo richiede il Parlamento europeo che punta a garantire in questo modo la pluralità dei media e salvaguardare l’indipendenza editoriale a fronte delle crescenti minacce alla libertà dei media nell’Ue.
Cosa prevede la misura richiesta
Nello specifico, i parlamentari hanno votato – con 448 voti favorevoli, 102 contrari e 75 astensioni – una bozza di legge contro le restrizioni sulla moderazione di contenuti di Google, Meta Platforms e altre piattaforme online dopo le proteste di alcuni media sull’arbitrarietà della rimozione dei contenuti.
La bozza di legge prevede invece di imporre alle piattaforme online di lasciare attivi i contenuti delle notizie per 24 ore prima di rimuoverli nel caso siano state violate le regole di moderazione dei contenuti.
Nel testo adottato, i deputati propongono misure per vietare ogni forma di ingerenza nelle decisioni editoriali e per impedire che siano esercitate pressioni esterne sui giornalisti, attraverso ad esempio l’obbligo di rivelare le fonti, l’accesso a contenuti crittografati sui dispositivi o l’uso di software spia.
L’uso di software spia può essere giustificato, secondo i deputati, solo come misura di “ultima istanza”, da valutarsi caso per caso, e se disposto da un’autorità giudiziaria indipendente per indagare su un reato grave, come il terrorismo o la tratta di esseri umani.
Ora che anche il Parlamento ha adottato la sua posizione, possono iniziare i negoziati con il Consiglio (che aveva approvato la sua proposta a giugno) per trovare un accordo alla forma definitiva della legge.
Trasparenza della proprietà
Per valutare l’indipendenza dei mezzi d’informazione, il Parlamento intende obbligare tutti i media, comprese le microimprese, a pubblicare informazioni sul proprio assetto proprietario.
I deputati vogliono inoltre che i media, inclusi le piattaforme online e i motori di ricerca, riferiscano sui fondi che ricevono attraverso la pubblicità e sul sostegno finanziario pubblico, sia che si tratti di fondi provenienti da paesi dell’Ue che da paesi terzi.
Tutele contro gli arbìtri delle grandi piattaforme
Per evitare che le decisioni sulla moderazione dei contenuti prese dalle grandi piattaforme online incidano negativamente sulla libertà dei media, i deputati chiedono che sia messo a punto un meccanismo per gestire la rimozione dei contenuti. Una piattaforma dovrebbe anzitutto distinguere i media indipendenti dalle fonti non indipendenti. Dovrebbe poi informare i media interessati dell’intenzione di eliminarne o limitarne i contenuti, lasciando loro 24 ore per rispondere.
Se, trascorso questo termine, la piattaforma ritiene che il contenuto mediatico non sia conforme ai suoi termini e condizioni, può procedere con la rimozione o la restrizione, o il rinvio del caso alle autorità di regolamentazione nazionali affinché prendano senza indugio la decisione finale. Tuttavia, se il media coinvolto ritiene che la decisione della piattaforma non sia sufficientemente motivata e comprometta la libertà di stampa, potrà domandare una risoluzione extragiudiziale della controversia.
Indipendenza dai poteri pubblici
Secondo i deputati, gli Stati membri devono garantire che i media pubblici dispongano di finanziamenti adeguati, sostenibili e prevedibili, stanziati attraverso bilanci pluriennali.
Per evitare che i mezzi di comunicazione diventino dipendenti dalla pubblicità statale, il Parlamento propone che non si possa destinare a un media, una piattaforma online o un motore di ricerca più del 15% del bilancio disponibile complessivo nazionale per la pubblicità statale. Inoltre, i criteri per l’assegnazione dei fondi pubblici ai media dovrebbero essere accessibili al pubblico.
Un organismo europeo per i media indipendenti
Nelle intenzioni del Parlamento, il comitato europeo per i servizi di media (un nuovo organismo dell’Ue istituito con la legge per la libertà dei media) dovrebbe essere giuridicamente e funzionalmente indipendente dalla Commissione europea. I deputati chiedono anche l’istituzione di un “gruppo di esperti” indipendente, che rappresenti il settore dei media e la società civile per fornire consulenza al nuovo comitato.
Protezione della libertà di espressione
“Non dobbiamo chiudere gli occhi di fronte al preoccupante stato della libertà di stampa nel mondo, una tendenza che riguarda anche l’Europa – commenta la relatrice Sabine Verheyen (Ppe, DE) -. Non si tratta infatti di attività commerciale qualsiasi: oltre alla dimensione economica, i media contribuiscono all’istruzione, allo sviluppo culturale e all’inclusione nella società. Proteggono i diritti fondamentali come la libertà di espressione e l’accesso alle informazioni”.
La relatrice ha poi affermato che, con la legge europea sulla libertà dei media, i deputati hanno raggiunto “un’importante pietra miliare legislativa per salvaguardare la diversità e la libertà del nostro panorama mediatico e dei nostri giornalisti” e hanno compiuto “un passo importante nella protezione delle nostre democrazie”.